Ripercorrendo la carriera più recente di Eminem è d’obbligo soffermarsi su Revival, probabilmente l’album più criticato e di minor successo commercial della sua carriera.
In realtà secondo noi Revival è un ottimo prodotto, nonché un album fondamentale per la carriera di Em. Vediamo di capire invece perché il pubblico non lo ha apprezzato appieno.
Revival: un passo falso nella discografia di Eminem o un errore di valutazione dei media?
Parliamo di Eminem, quindi cominciamo dicendo che un qualsiasi suo flop commerciale equivale a un record per tanti altri artisti.
Da The Slim Shady LP ha iniziato a fare un campionato a parte, rispetto alla concorrenza dei rapper statunitensi, rendendolo uno degli artisti con il maggior numero di album venduti nel mondo. Stiamo parlando di dischi di Diamante con una frequenza mai vista prima (e neanche dopo di lui). Quindi, quando nel 2018 il disco di platino ancora non arrivava, Revival è stato subito etichettato come flop commerciale. Ma il flop commerciale è stato causato anche dalle recensioni non sempre positive che il disco aveva ricevuto, nell’immediatezza della sua release.
In pratica, dopo una campagna di promo colossale, l’hype era alle stelle e come spesso accade, un’aspettativa troppo alta può finire per sminuire il valore di un prodotto, che non appena uscito era già stato catalogato come un flop, dal punto di vista musicale, di contenuti e commerciale.
Ma forse è stato valutato un po’ troppo in fretta o forse non è stato valutato in maniera del tutto oggettiva. Vediamo di analizzare le critiche ricevute dal disco e di capire quali sono stati effettivamente gli errori di Eminem, ma anche quello che Revival ha significato per la persona di Marshall Mathers e per il prosieguo della carriera di Shady:
- Revival: un album già sentito, a partire dal titolo
- L’hype può essere controproducente?
- I featuring di Revival
- Cosa è mancato ad Eminem con Revival?
- I mass-media e la loro superficialità
- Cosa salviamo di Revival?
- Cosa ha portato Revival?
Revival: un album già sentito, a partire dal titolo
Partiamo dal titolo: Revival voleva essere un punto di raccordo nella discografia di Eminem, collegandosi ai precedenti Relapse e Recovery, continuando la “Saga dei Re…-“. Ma se Relapse (ricaduta) e Recovery (recupero) avevano un legame molto forte con i periodi della vita di Eminem e la sua lotta alle dipendenze, Revival aveva dietro un concetto un po’ più fiacco, ovvero un ritorno in auge del rap del Biondo di Detroit.
Allo stesso tempo voleva significare un “ritorno” della vera America, in contrapposizione con lo slogan Make America Great Again del neo-eletto presidente Trump. Anche la copertina, con la bandiera a stelle e strisce in trasparenza, voleva richiamare gli americani all’unità. Peccato che con questo disco Em ci sia riuscito poco, anzi abbia diviso il pubblico.
Un Revival che in realtà ha fatto rivivere poco del passato di Shady nelle orecchie degli ascoltatori e di sicuro un titolo di poco impatto, soprattutto dopo l’ottima mossa commerciale di MMPL2, che richiamava nel pubblico il ricordo dell’album senza tempo del 2000.
Non a caso, per questo greatest hits, ha scelto di recuperare il titolo Curtain Call, che gli era valso un Disco di Diamante. A volte anche la scelta del titolo può influire sulle opinioni del pubblico.
L’hype può essere controproducente?
Per Revival, Eminem aveva costruito una serie di indizi più o meno fantasiosi per stimolare l’idea della pubblicazione del nuovo disco.
Tramite annunci apparsi sul web, Revival si presentava come un medicinale, con tanto di sito internet dedicato, foglietto illustrativo, pubblicità video, billboard e numero verde per informazioni. Il tutto realizzato in maniera assolutamente credibile. Gli indizi erano sparsi qua e là: la lettera Ǝ era ovviamente inequivocabile.
Nel giro di pochi giorni, i social erano impazziti nel rivelare le scoperte (come I Need a Doctor come suono di attesa alla chiamata del numero verde), le malattie fantasiose (Atrox Rithimus) e i collegamenti con la promozione di Relapse. Infatti il disco del 2009 era stato promosso con l’uso di un centro di riabilitazione di fantasia, Popsomp Hills, che corrispondeva alla fantasiosa casa farmaceutica produttrice del farmaco Revival.
Insomma, una promozione studiata nei minimi dettagli in maniera meticolosa e criptica che aveva fatto salire le aspettative per il nuovo album di Shady.
Tanto hype è stato invece smontato dopo pochi ascolti del nuovo disco.
Il pubblico si trovava davanti esattamente quello che si poteva aspettare da un album di Em. Niente di più, niente di meno. E talvolta, quando c’è tanto hype svolgere il compitino senza spiccare, non fa risaltare appieno il valore del lavoro fatto.
Un discorso simile a quanto fatto con Fabri Fibra per Caos.
Revival: cosa è mancato? Sicuramente non i featuring…
Revival è stato duramente criticato per la mancanza di novità, rispetto ai precedenti lavori di Eminem. Come detto, a molti è parso che il disco rappresentasse esattamente quello che ci si poteva aspettare. Un compitino ben svolto, ma senza episodi salienti.
In realtà per questo disco Em ha chiamato una serie di superstar del mondo del pop di primissimo piano: Beyoncé, Ed Sheeran, Alicia Keys, P!nk e la fedelissima Skylar Grey. La formula Eminem insieme a una voce pop nel ritornello aveva già funzionato in maniera clamorosa con Dido e un paio di volte con Rihanna. Perché non riprovarci? Questa volta alzando l’asticella dei featuring, con nomi di primissimo piano.
Tutti i featuring hanno funzionato, obiettivamente non ci sentiamo di dire che ce ne sia stato qualcuno insufficiente. Eppure nel complesso il pubblico è sembrato un po’ stufo di questa tipologia di brani, finendo per non apprezzare neanche Queen B.
Probabilmente a partire da questa mancanza di gradimento da parte del pubblico, Revival non è riuscito a decollare come Eminem avrebbe voluto. Il cavallo di battaglia di questo disco erano proprio i ritornelli pop, che avevano reso celebre MMLP2.
Se questa volta il pubblico non apprezza più, purtroppo non c’è nulla da fare, se non constatare l’insoddisfazione dell’artista e il dispiacere per non aver potuto sentire con maggiore frequenza certe canzoni in radio, come era successo con Love The Way You Lie o The Monster.
Secondo noi, certi brani di Revival non avevano nulla da invidiare alle due hit sopra-citate.
Cosa è mancato ad Eminem con Revival? Il pubblico
A parere nostro, la più grande mancanza di Revival è stato il pubblico. Ebbene sì, proprio quello che aveva reso Eminem il rapper con il maggior numero di dischi venduti nella storia. Se la capacità di Eminem era sempre stata quella di farsi apprezzare da un pubblico molto ampio, con Revival non è riuscito in questo intento, complice il passare del tempo e di alcune scelte divisive.
Andiamo per gradi: come mai Eminem è stato per quindici anni il rapper con il maggior numero di dischi venduti? Perché fin dal ’99 è stato in grado di riunire con il suo rap veramente tutti gli Stati Uniti. Infatti, nonostante gli ottimi risultati commerciali, il rap prima di Em era considerato una musica Black e di fatto veniva seguito prevalentemente dagli afroamericani, mentre i ragazzi bianchi statunitensi preferivano seguire altri generi musicali. L’avvento di Eminem, un rapper bianco, di Detroit, è stato in grado di cambiare la percezione del genere tra i ragazzi bianchi, che nei testi disagiati di Slim Shady si rispecchiavano.
Marshall Mathers è riuscito così ad avere appeal su una fetta di pubblico nuovo: i milioni di giovani americani bianchi che fino a poco prima non fruivano del rap, aumentandone esponenzialmente la portata, i numeri di vendita e quindi la popolarità nei mass-media. Per questo è stato anche criticato duramente, perché veniva accusato di aver venduto la cultura hip-hop ai bianchi degli stati centrali degli USA (lontani dalle coste) notoriamente più chiusi, razzisti e repubblicani. Ma al di là delle critiche, la bravura di Em è stata quella di non perdere mai il supporto della comunità afroamericana, che lo aveva seguito dagli esordi, anche grazie al supporto di Dre e tanti altri mostri sacri del rap game.
Con Revival, complice il passare del tempo, il pubblico di Eminem non si è più trovato così unito. Lo schieramento manifesto Anti-Trump ha fatto sicuramente perdere appeal su certi ascoltatori (e su certi media…), allo stesso tempo non è riuscito a essere pienamente supportato dai giovani afroamericani, che con l’avvento di nuovi talenti (su tutti Kendrick Lamar, ma anche Travis Scott e molti altri) avevano nuovi idoli musicali, ideologici e stilistici.
Un altro elemento chiave di Revival era l’elemento ricorrente del rock. Un elemento appezzato sicuramente più dal pubblico bianco che da quello afroamericano, ma che di fatto non è riuscito a far breccia né nel primo, né nel secondo. Il rap è pieno di episodi in cui ha provato a fondersi con il rock. La maggior parte delle volte è stato sinonimo di insuccesso.
Insomma, il rap di Revival non è stato in grado di fare presa sui più giovani e neanche su molti dei fan più datati. L’età di Eminem ha fatto la sua parte facendolo sembrare un po’ fuori luogo e forzato (cringe direbbero i giovani) con alcuni suoi testi.
Risultato finale? Un disco che non ha mai decollato, neanche con i singoli e finendo nel dimenticatoio ancora prima di essere stato ascoltato e capito per bene.
I mass-media e la loro superficialità
Se un disco va forte o non va, spesso la colpa è anche dei media, che fin troppo rapidamente sono pronti a bruciare un prodotto prima ancora di averlo capito appieno. Questo è successo per Revival.
L’antipasto del disco era stato Campaign Speech, uno spoken word di otto minuti che criticava Trump in maniera spietata nel giorno della sua elezione. Un brano di matrice sociale, ma fortemente divisivo, specie per il pubblico di Eminem.
La grande campagna di hype per Revival aveva fatto crescere le aspettative ancora di più. La gente sembrava dire “vediamo cosa sarà in grado di fare Eminem sta volta!”. Una volta pubblicato invece il commento è stato “Ecco l’ennesimo album di Eminem”. Come fosse poco. Il disco non conteneva le meraviglie che alcuni si prospettavano e i media ci hanno messo pochissimo a etichettarlo come un prodotto scadente, innescando il meccanismo del disinteresse generale.
I media sono stati sicuramente troppo lapidari e c’è chi sostiene che siano stati un po’ invitati in questa direzione, per sminuire colui che aveva attaccato così duramente il neo presidente Trump.
Cosa salviamo di Revival?
Come detto, il disco di per sé non è sicuramente tra i migliori di Eminem, non vogliamo difenderlo a tutti i costi. Siamo altresì convinti che ci siano dei punti altissimi i questo disco, che sono stati ingiustificatamente snobbati dai più.
Stiamo parlando della parte più personale del del disco, in particolare con le tracce Bad Husband e le finali Castle e Arose.
Bad Husband è la traccia con cui chiede scusa alla ex-moglie Kim, vittima di tantissime rime atroci nei dischi di esordio. Come in Headlights (MMLP2) chiedeva scusa alla madre per Cleanin’ out my closet, con questa traccia chiede perdono per ’97 Bonnie & Clyde e Kim. Un episodio di incredibile umanità e sincerità che fa uscire Marshall Mathers dal personaggio di Slim Shady. Una traccia sicuramente sofferta e non del tutto compresa dal pubblico.
Nel finale del disco troviamo invece la doppia traccia Castle-Arose.
Castle è una traccia dedicata alla figlia Hailie, uno dei pochi punti saldi della vita personale di Marshall. L’amore per la figlia è narrato in uno storytelling che si snocciola attraverso le tre strofe, ovvero tre lettere di Em alla figlia scritte in momenti precisi. La prima strofa appena prima della sua nascita, la seconda poco prima del suo primo anno di vita e la terza alla vigilia del dodicesimo compleanno di Hailie (nonché vigilia di Natale), ovvero in occasione dell’overdose da metadone.
La traccia finisce e parte subito Arose, una traccia tra le più potenti e personali della discografia di Eminem. Proprio nel momento dell’overdose, sul letto di ospedale in procinto di morte, la vita scorre davanti agli occhi di Em che la narra con realtà e crudezza, accompagnato nel rap dal suono delle macchine che ne monitorano il battito.
Dopo la prima parte, Eminem riprende conoscenza e ritorna il beat di Castle, alla quale aggiunge un’ulteriore strofa a conclusione del brano e del disco, per celebrare la vita che riprende. Il suo Revival.
Cosa ha portato Revival?
Come detto, nonostante la passione e la sincerità di Revival, il disco ha avuto un riscontro abbastanza tiepido e questo è stato la scintilla per il prosieguo della carriera di Eminem.
Eminem ha aveva pianificato il suo album di addio al rap nel 2007 con King Mathers, come narrato anche in Castle, in favore di una vita più legata ai suoi figli, ma l’overdose e la successiva rehab lo hanno discostato da questo pensiero, facendogli poi pubblicare Relapse e Recovery. Una volta tornato sobrio al 100%, con MMLP2 aveva chiuso diversi punti lasciati in sospeso (ad esempio con la madre) e con Revival aveva chiarito finalmente con la moglie e si scusava con i figli. Sulla carta sarebbe anche potuto essere questo l’addio al rap di Eminem, che forse non aveva più molto da dimostrare.
Ma l’insuccesso commerciale di Revival non ha fatto altro che scatenare la versione di Eminem più polemica e tecnica, come abbiamo visto nel successivo Kamikaze.
Oltre al valore intrinseco del disco, dobbiamo considerare che senza Revival e il suo flop commerciale non avremmo avuto Kamikaze e il successivo MTBMB, ovvero la rinascita (o il Revival) di Eminem. Ben lontana dai successi, gli eccessi e le polemiche dei primi album, ma pur sempre dischi di uno dei migliori rapper di tutti i tempi.