Stay on Bars, Marte!

Marte

Una nuova autrice. Un nuovo singolo. Una tacca in più. Marte, giovane rapper dal dente avvelenato e con uno stile veramente assurdo, è fuori con Stay on Bars 2. Un’altra dimostrazione di stile – la seconda -, a un mese di distanza dal primo singolo, che sembra preannunciare un disco, un Ep, un progetto.

L’attenzione e lo spazio che stiamo cercando di dare alle nuove voci del Rap Italiano dovrebbe servire da monito, per tutto l’ambiente. L’importanza dei ‘numeri’ sta oltrepassando la linea e invadendo lo spazio della dimensione artistica. Le ‘nuove voci’ alle quali stiamo dando spazio, stanno combattendo – in modi e stili diversi – la nostra stessa battaglia.

Stay on Bars di Marte: una – noiosa, ma doverosa – premessa

C’è un concetto, centrale, che vige e si rigenera continuamente nell’Hip Hop: questo concetto (che poi è un verbo) è il Digging. Attività che si è modificata nelle ‘strutture’, diventando sempre meno fisica grazie al Web, che comunque ha facilitato le ricerche facendo, di contro, diminuire i contatti diretti fra gli artisti; ma che si è sempre rivelata sempre un punto cardine per la comunità.

In Inglese, il verbo To dig indica lo scavare. Che sia una ricerca tra la polvere dei Vinili, o un folle aprirsi di finestre ed intrecciarsi di ascolti davanti a un pc, il digging ci ha portato a conoscere un mondo sommerso di artisti, rapper, di folli e di geni che l’algoritmo nasconde, in un primo momento; ma che lo scavare continuo degli utenti riporta sempre a galla.

Lo scavare compulsivo alla ricerca di perle nascoste, rime dorate e mixtape introvabili è la nostra ‘deformazione personale’. Dovuta certamente all’Hip Hop, un genere musicalmente semplice, la cui complessità emerge nella composizione delle liriche, nello scavo all’interno della lingua, nella composizione ritmica delle barre.

La scrittura del Rap – la sua ‘cura’ – è l’elemento portante, e lo continua ad essere anche in fasi storiche dove conta di più il contenitore, la faccia, l’effetto teatrale. Dove la scrittura può – e deve – essere libera è certamente nelle ‘nuove leve’, negli autonomi, nei rapper anche liberi di osare con la scrittura, senza la paura di dover dosare sé stessi per non perdere un like.

Marte, nonostante le poche ‘prove’ che abbiamo a disposizione, ha suscitato la nostra attenzione. Per una sensibilità e una ‘cattiveria’ nelle rime personalissima; un gusto e un bagaglio di citazioni che ne identificano le radici e i punti di riferimento; una poeticità ‘realista’, cruda ed essenziale (“qui si respira schifo, sembra che l’anima assorba”).

La centralità delle barre

Stay on Bars 2 è il ‘prolungamento’ del primo Stay on Bars – uscito il mese scorso -, ne è in qualche modo l’estensione, il post-scriptum. La tacca da aggiungere ad una presentazione che non ha lasciato indifferente nessuno. Ha stile, ha capacità, ha conoscenze del ‘mestiere’.

Con questo non vorremmo farle montare la testa: non possiamo – e non vogliamo – fare il gioco della stampa, di quel tipo di stampa che esalta fortemente qualcuno per poterlo poi – subito dopo – pesantemente distruggere. Marte ha tempo. E, a quanto sembra, ha tanto da dire; e ancora tanto tempo per poterlo fare.

A giudicare dalle liriche di queste primi due lavori, le potenzialità per lasciare qualcosa, ci sono:

“Incastri pronti all’uso metto un punto a queste voglie/Quante ne testerò mo’ che il futuro ha teste vuote/La fame nel mio borgo spiega quanto il branco morde/Accordi con i soldi suono con le banco-note”

“Palingenetica obliterazione dell’inconscio/S’invera e s’infutura nell’archetipo del globo/Valuti in base all’etica o all’estetica del corpo/Muovo le percezioni con l’identità nel modo”

(Stay on Bars);

“Non c’è libero arbitrio sul fatto che Marte sfonda/Passami l’eufemismo, ho la chiave di volta/Se trovo l’equilibrio, renderò la corte spoglia/Non leggi mezzo libro e speri che io non mi esponga/Vuoi sapere chi è finto? Guardalo fuori dai social/Un futuro indeciso lascia il tempo che trova/Mi alzo, faccio un recap, forse in Puglia c’è il jet lag/Sto nei ritmi o nel back, chi ancora si pompa il rap, Do you feel me?”

(Stay on Bars 2)

Non vorremmo aggiungere altro, e togliervi il piacere di dare un ascolto a questa giovane e infottatissima rapper. La voglia di spaccare – e la stoffa per farlo – sembra avercela.

A prescindere dalle pressioni che potrà subire, siamo e restiamo convinti di una cosa: che una nuova primavera del rap italiano è in atto. E, oltre la retorica del ‘finalmente un’alternativa’, c’è, finalmente, un’alternativa. E, su questo, “non c’è libero arbitrio”.