Abbiamo ascoltato attentamente Sèlection Naturelle del rapper francese Kalash Criminel e ne abbiamo analizzato i momenti salienti.
Sèlection Naturelle è il nuovo album di Kalash Criminel, rapper francese del comune di Sevran – il 92, lo stesso di Kaaris – situato all’interno del distretto di Saint Denis, nella regione in cui tutto è una periferia di Parigi: l’ile de france. Kalash è uno dei rapper più carismatici del panorama francese, noto per il cagoule che sin da quando ha iniziato a rappare porta addosso (perchè sua madre non lo riconoscesse, dato che era contraria) e attraverso il quale non è mai mancata la comunicazione su temi delicati come l’integrazione razziale, l’emarginazione ed ovviamente la criminalità. Dico ovviamente, perché è chiaro che un rapper dal nome d’arte simile sia avvezzo a determinati argomenti, che in Francia non risultano essere un’esasperazione della realtà quanto piuttosto una fotografia della vita delle periferie e di coloro che sono costretti ai margini.
Non è un caso infatti che Kalash abbia attirato l’attenzione del grande pubblico grazie alla sua attitudine fortemente hardcore, tanto da spingere la divisione francese di Def Jam a firmarlo per il suo mixtape di debutto R.A.S. (2016). Crimi affermò come R.A.S fosse esplicitamente dedicato alla sua gente ed a tutti coloro che lo hanno seguito dagli inizi, motivo per cui all’interno del tape saranno inseriti due brani molto importanti per il suo percorso come Savaugerie 2 – il seguito della sua traccia manifesto – ma soprattutto la prima collaborazione ufficiale con una delle sue ispirazioni principali, Kaaris (Arrete du Coeur). Dopo quel tape l’immaginario ed il rap di Kalash sono riusciti ad evolversi rapidamente mantenendo intatta la loro natura primaria: il rapper di Sevran ha così collezionato un altro mixtape (Oyoki) ed il primo album ufficiale La Fosse aux Lions (La Fossa dei Leoni), che lo ha ufficialmente introdotto tra i potenziali big della scena rap francese.
Ci sono voluti quindi due anni di attesa – intervallati da una ristampa del suo primo progetto – per arrivare a Selèction Naturelle, che già dal titolo lascia intendere tanta sostanza e pochi fronzoli. La cover del disco – secondo le parole dello stesso autore – continua la narrazione concettuale di La Fosse aux Lions evolvendone però la profondità dei temi e la struttura del suo stesso rap. Durante un’intervista rilasciata per La Code, Kalash ha lasciato intendere come gli stesse stretta l’etichetta di “rap hardcore” e come questo fosse stato lo stimolo principale per aggiungere un’impronta più conscious al suo rap, che va ben oltre al trattare esclusivamente di soldi, puttane, droga ed armi.
Prima di parlare dei temi del disco però, è doveroso fare due premesse per comprendere meglio le direzioni di Kalash: come gran parte degli artisti francesi (e dei francesi in generale) il rapper mascherato ha delle origini africane – congolesi per la precisione – ed è affetto da albinismo (mancanza totale di melanina), il che accentua ulteriormente il suo sentirsi ai margini.
Selèction naturelle è un disco rap che si fa presto piacere grazie ad un sound estremamente eterogeneo, presentandoci un’ampia varietà di mood e di ambientazioni che lo rendono scorrevole dalla prima all’ultima traccia. Chi avrà delle perplessità sulla sua profondità si ricrederà poco dopo aver premuto play al disco, con due ammonimenti severi di Kalash: Insta Twitter (prenditi la responsabilità di ciò che dici sui social) e Doute (che in parole povere è un: “non ci fidiamo di nessuno”). Le prime due tracce servono quindi a preparare il terreno per il fuoco del rapper di Sevran, che non ne vuole sapere di finti screzi sui social e in cui ci tiene a ribadire le sue ambizioni (Ho molti obiettivi quest’anno, il primo è comprare un carro armato /Voglio tutti i diamanti dello Zaire) ma anche le sue radici (Il mio paese vive nella miseria, eppure siamo pieni di ricchezze).
A ciò si aggiunge un dettaglio molto interessante, ovvero il ritornello di Insta Twitter in cui Kalash afferma che – dopo la parentesi lavorativa con l’industria discografica nei suoi primi dischi – adesso è diventato produttore, editore ed autore: un trend vincente che stiamo vedendo prendere piede già da un po’ altrove.
Nella copertina del disco invece è come se Kalash Criminel si chiedesse “chi ci protegge da chi ci dovrebbe proteggere?”. Effettivamente quello che emerge lungo l’ascolto è un vero e proprio mal di Francia individuale e collettivo, che l’artista col cagoule condivide con gli ospiti del disco (Jul, Nekfeu, Niska, Damso su tutti) e con una varietà impressionante di produttori, che sembrano aver guardato tutti alla stessa direzione nonostante le diverse sfumature proposte. Dentro ci sono producer noti anche in Italia come Medeline – che ha lavorato con Fabri Fibra in Squallor – o Therapy, producer di Kaaris che ha lavorato con Guè Pequeno in Vero, oltre nomi dall’indubbio talento come 999Biggie, Ray the Prince o Marcelino che sono una costante all’interno dell’album.
La narrazione del disco entra così nel vivo, con la parte centrale che assume le vesti del cuore del progetto grazie a brani come Tarifs (Prezzi), J’oublie Pas (Io Non Dimentico), But en Or (Obiettivo d’Oro) o Sale Boulot (Lavoro Sporco). E’ qui che Kalash dimostra di aver fatto il salto di qualità non solo nelle sonorità – alcune molto malinconiche, che non ti aspetteresti da un rapper mascherato che ha per nome un’arma da fuoco – ma soprattutto nella profondità delle liriche, che ad una punchline tagliente affiancano spesso e volentieri una metafora che mischia in sé amarezza ed una grande sensibilità umana.
Ve ne propongo alcune qui, così da rendere meglio l’idea e far parlare la musica.
In Tarifs Kalash Criminel afferma come la vita delle periferie – e consequenzialmente quella di chi non ha nulla da perdere ma tutto da guadagnare – sia una metafora perfetta della società in cui viviamo: c’è sempre un pezzo da pagare, nel bene e nel male. In questa traccia Kalash riesce ad esprimere il suo disagio nello stare al mondo al termine delle due strofe, subito dopo aver rappato di kalashnikov e giubbotti antiproiettile:
La volontà umana non può fare nulla di fronte al destino
I più deboli sono estinti, selezione naturaleSono lì per rannicchiarmi, non ho tempo per loro chiacchiere
Se non è rimasto niente con te, è perché ci siamo già stati
Dopo la malinconia riflessiva di J’Oublie Pas è il turno del primo estratto del disco, But et Noir assieme a Damso. La traccia è un vero e proprio manifesto delle seconde generazioni francesi: entrambi di origine congolese, entrambi con un obiettivo concreto sulla traccia, ovvero quello di eliminare ogni tipo di preconcetto razziale, sia esso derivato dalla provenienza geografica o dalla diversità della pelle. Qui non mancano infatti riferimenti alla politica francese, al malessere sociale di un’integrazione mancata ed ovviamente all’albinismo:
Ci penso ogni momento, i nostri antenati nei campi di cotone/ Ovviamente non sono felice, il mio paese viene ucciso a causa del Coltan (minerale molto diffuso nel Congo)
Kalash Crimi ‘, Dems, roba sporca con o senza melanina , Il mio cuore timido sanguina, soffro, il mio dolore in poche righe, ah, ah
Ribelli armati macchiano i miei ricordi, residui di proiettili che perforano i muri
Riflessioni importanti che procedono spedite anche nel secondo singolo estratto, Sale Boulot, nel quale Kalash Criminel traccia un vero e proprio profilo psicologico suo ma soprattutto della sua gente – degli africani – proponendo una forte e coraggiosa auto-critica (e non solo):
In Africa, pensiamo di fare la guerra ma abbiamo problemi a trovare acqua e acqua bevibile
Nove mesi per venire al mondo, un secondo per lasciarlo
Dove risiedeva la violenza, qui è dove vivevamo
Mostriamo le nostre teste, i nostri calibri, sono incappucciato, niente panico
Viviamo in un mondo di ipocriti: se non hai soldi, non sei liberoI problemi del Congo stesso sono i congolesi
Aggiungete Bill Gates e Paul Kagame (noto politico e militante ruandese)
Il peso del contenuto di Selèction Naturelle si alleggerisce quindi con due tracce (Shooter, Dans la Zone) che fanno da spartiacque per la seconda metà del disco, più disimpegnata ma sempre on point nel suo proporre un rap di alto livello. Tra queste spiccano Death Note ed Incompris (Incompresi): la prima in particolar modo riprende il nome del noto anime giapponese che ha spopolato in ogni parte del mondo e che ha ben mischiato la profondità all’intrattenimento. Due elementi che Kalash mette nelle liriche del pezzo omonimo – rappando su un beat mega chill che restituisce nostalgie – prodotto da Ray Prince e da Dysto, con la melodia del pianoforte che viene utilizzata anche come outro del pezzo.
Qui Kalash Criminel legittima le varie volte in cui ha affermato di prediligere i dettagli del lavoro in studio alle sessioni di scrittura, concentrando il suo lavoro sul flow, sul timbro vocale e sull’intonazione da mettere sul pezzo, che qui raggiungono forse l’apice.
Prima che il disco si chiuda con pezzi più aggressivi però – come la trap caustica di Turn Up o l’esplicita Finish Him – Kalash tocca ancora le corde più profonde del proprio rap con la traccia Incompris, riferendosi a tutti i francesi che non hanno la libertà di sentirsi tali:
Alcuni bianchi non amano i neri, ad alcuni neri no, non piacciono gli albini
Un razzista, per me, è un uomo che si arrabbia nel torto
Essere albino è stato pubblicizzato da quando Crimi è diventato popolare
Ma in Africa veniamo uccisi, siamo membri tagliati fuori, siamo sacrificati
Continuerò a denunciarlo finché non mi toglieranno la vitaFrancia, la ami o la lasci, non è questo il problema
Il problema è che tutti amiamo la Francia (mouah) ma la lasciamo comunque
A causa delle tasse, della giustizia e dei presidenti che la gestiscono
Forse Selèction naturelle è un disco tanto introspettivo e sincero perché fa da apripista alla vita discografica da indipendente di Kalash e della sua Sal Sonoritè Records (2018). Nonostante le aspettative per il suo disco fossero discretamente alte il rapper di Sevran sembra aver alzato di parecchio l’asticella della sua arte, come dimostrano anche gli ottimi numeri del disco su Spotify: 2.567.604 ascolti nelle prime 24h e due video-singoli estratti molto solidi come But et Nor e Sal Boulot.
Kalash Criminel si fa portavoce non solo di Sevran ma di una seconda generazione intera, mischiando all’ardore dei suoi testi un’introspezione più curata nei dettagli e mirata negli obiettivi. Crimi ha ri-definito i ruoli senza giudicare, semplicemente facendo le dovute differenze. Del resto “c’è chi gioca a Barca-Real e chi a Brest- Guingamp”: è una questione di prospettive, e Kalash sembra aver preferito le più difficili, quelle che portano all’inversione dell’equilibrio del potere, che stanno dalla parte del più debole e che con pazienza, lealtà e ricercatezza porteranno anche ad un futuro migliore.
Puoi ascoltare l’album completo qui: