Rondo ha appena collaborato con Drake per la nuova collezione del marchio di abbigliamento del rapper OVO, marcando la sua più alta collaborazione internazionale.
L’appeal internazionale di Rondo e la collaborazione con Drake
Rondo da Sosa è sicuramente uno dei personaggi più discussi, idealizzati e criticati dell’ultima stagione dell’hip hop italiano. Si è creato un cult following sulla sua immagine, che per quanto venga definita bizzarra da molte voci del settore per essere estremamente copia-incollata dal nuovo scenario gangster americano, riesce (forse proprio per questo) ad avere un appeal internazionale visibilmente elevato a quello dei suoi colleghi, anche quelli che vendono molto più di lui.
La sua immagine e il suo status ha indubbiamente più voce in capitolo della sua musica, e, in modo spiazzante, è difficile dare a ciò un’accezione negativa, soprattutto quando nel profilo Instagram di Drake, da oltre 100 milioni di follower, compare la sua faccia assieme al suo nome, con addosso del merch OVO.
La collaborazione segue altri precedenti inserimenti internazionali di Rondo, tra cui varie collaborazioni con la scena drill del Regno Unito e con Trenches Baby.
La collezione di OVO si chiama Collegiate e vede Rondo protagonista insieme ad altri ragazzi di una campagna realizzata da Bishop Nast.
Drake e l’Italia
Che Drake sappia come espandersi commercialmente è un fatto di pubblico dominio. Che sappia il vantaggio di bazzicare con artisti internazionali è dimostrato da collaborazioni con tali Bad Bunny, Kevin O Chris e Popcaan.
Sicuramente l’artista punta ad un’espansione per il brand di abbigliamento OVO sempre più grande, e il mercato della moda in Italia è un fiore all’occhiello per ogni impresa vestiaria nel mondo.
Lo abbiamo già visto farsi fare pubblicità regalando del merch OVO a Sfera Ebbasta nel 2020, ora questa mossa più esplicita mostra un suo interesse di business maggiore nel volerlo rendere noto nel nostro paese.
Chi spera che in tutto ciò Drake faccia una collaborazione con un artista italiano in tutto questo processo è forse fin troppo ottimista, ma di certo non è un folle esagerazionista.