Tutto tutto, niente niente: “Io in Terra” di Rkomi

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Pregi e limiti del disco di esordio di Rkomi

Penso sia necessario alle volte andare a fare le pulci e cercare di guardare alle sottigliezze, dentro alle pieghe dei dischi, senza fermarsi a dove ci piacerebbe ma cercandone anche i punti deboli se ci sono, e per questo disco ci siamo fino ad ora concentrati sui lati positivi senza vederne i limiti. L’unica spiegazione che riesco a darmi è che sia stato in buona fede, mossi dall’hype e dalla passione per un ragazzo – Rkomi – che mette un po’ d’accordo tutti, da chi ama le cose più street, ai giovani trapper che vogliono liriche sconnesse e autotune.

Io in terra” è un bel disco, però, non è perfetto e forse non è neanche il massimo che Rkomi avrebbe potuto fare. 14 tracce, 2 featuring importanti come Marracash e Noyz Narcos e produttori da Nebbia, fino a Fritz da Cat, da Carl Brave al fedele amico Night Skinny. Prima di tutto penso sia doveroso notare come le uniche due collaborazioni siano di spessore notevole: Noyz e Marra sono due pesi massimi e averli entrambi sul proprio disco d’esordio è un bel punto di partenza, anche perché vuol dire uscire dal giro dei soliti featuring con gli altri ragazzi della nuova scuola come Izi o Tedua.

Se il feat. con Noyz diventa interessante per l’accostamento dei due e per il modo che hanno di relazionarsi sul beat, quello con Marracash è invece estremamente naturale: il ragazzo di Calvairate può infatti essere considerato un po’ l’erede del rapper di Barona, entrambi infatti più che altri si sono distinti per essere riusciti a raccontare in modo diverso ma altrettanto nitido, il quartiere o la periferia milanese.

Le notti me le passo alla finestra / Il blocco alla mia destra, la stessa storia”

Chiaramente, parlando dell’Italia, l’esaltazione del blocco può avvenire solo a fini poetici: non si parla di Compton dove i ragazzini girano con la pistola, 2.000 dollari in tasca e fanno parte di gang, ma del disagio, del desiderio di rivalsa e della voglia di emergere. Tutto ciò era molto evidente in “Dasein Sollen”, una canzone come “180” presenta tutte quelle caratteristiche specifiche che sono proprie di un brano urban con la città come grande cornice.

“Quando ha chiamato Pablo stavo senza un euro (Eh sì)
Ed è cambiato un cazzo, di che cazzo parli?
‘Sti fantasmi non li scacci, il passato
Guardo Milano farsi piccola con voi appresso”

Proprio per il grande consenso ottenuto da “Dasein Sollen” tutti si aspettavano molto da Rkomi e lui, consapevole di quanto gli stava accadendo attorno a sé, ha cercato di alzare il tiro con “Io in Terra”, riuscendoci sì, ma a metà.

Quello che emerge dall’ascolto è la grande voglia da parte del ragazzo di mettersi in gioco e, in tal senso, il titolo è quanto di più azzeccato si potesse immaginare: ciò che viene fuori è prima di tutto la sua voglia di posizionarsi, di esserci e di mettere una sua puntina nel rap game dopo i tanti apprezzamenti. Ma se questo è una cosa molto positiva, d’altra parte si ha la sensazione in alcuni momenti di uno scollegamento tra una traccia e l’altra, l’assenza di un vero progetto collettivo all’interno dell’album che per quanto bello (perché è necessario dirlo, “Io in terra” è superiore al 90% delle cose che escono in Italia), diventa in alcuni momenti come una sessione di freestyle, grande desiderio di mettersi a provare a sperimentare flow e modi di rappare sia da parte sua ma anche dai suoi ospiti, uno su tutti Night Skinny con la base di “Brr Brr“. Si passa da tracce come la title track, in cui sembra di ascoltare le canzoni più Jazz di Kendrick Lamar, a situazioni quasi cantautoriali come “Apnea” con la base di Carl Brave che in tal senso è eccezionale, a brani molto più crudi come “Verme” con Noyz Narcos o “Peaky Blinders”, passando per momenti molto suonati come “Solo” o “Mai più”, fino ad arrivare a situazioni in cui testi pesanti vengono mascherati attraverso produzioni leggere come il già citato “Brr Brr” o “Farei un figlio”.

“La mia ex sapesse quello che le ho fatto
No, non capirebbe
Sapesse il tipo cosa abbiamo fatto nel suo bel Mercedes
No, non capirebbe
Che romanticone, che romanticone
Ma questa str*nza vuole farmi fuori”

Tutto questo per dire che non sembra esserci una vera direzione per il disco, che comunque rimane di ottima fattura, dai testi alle produzioni, tutto è di alto livello e studiato, frutto di un lavoro decisamente di qualità e di certo alza il livello rispetto alla media dei dischi in uscita in Italia. Altrettanto vero è che se i singoli brani funzionano molto bene, Rkomi non riesce in questo lavoro ad avere la presa sull’ascoltatore che c’era in “Dasein Sollen” a livello complessivo, tutto funziona molto bene come singolo ma non in modo corale. La sua voglia di migliorarsi e di fare è stata forse fin troppa e la smania di fare tutto, gli ha fatto forse perdere un filo di vista l’obbiettivo. Detto questo vado a fare un giro in macchina ascoltando “Apnea“.