Once Upon A Time è l’ultimo EP firmato da Chika e, con la recensione che segue, abbiamo cercato di coglierne il messaggio. Trattasi della seconda pubblicazione per la rapper dell’Alabama, ad un anno esatto dall’EP di debutto Industry Games.
Con questo primo progetto, Chika aveva dato prova di una maturità artistica incredibile per una persona di soli ventiquattro anni. In questa nuova raccolta di inediti, la ragazza conferma tutto il proprio potenziale forte di una scrittura sensibile e di produzioni efficaci.
Once Upon A Time è un percorso di salvezza e auto-redenzione.
Non possiamo che partire dal titolo e dalla copertina. Once Upon A Time è l’incipit con cui, in lingua inglese, si aprono le favole: il nostro c’era una volta, un rimando ad una realtà lontana nel tempo e nello spazio, ma – soprattutto – utopica. Una realtà in cui il Bene trionfa sempre sul Male e in cui l’eroe o l’eroina riesce sempre nei propri intenti. Come vedremo, Chika smonterà questa dimensione mettendone in luce tutte le contraddizioni.
In secondo luogo, la cover dell’EP che ritrae la cima di una torre. Nell’immaginario legato alle fiabe, questo edificio rappresenta spesso il luogo in cui si trova una principessa prigioniera o un tesoro: un luogo inviolabile da proteggere ad ogni costo dalle incursioni dell’esterno.
Nella narrazione di Chika, la torre diventa la cella in cui lei stessa è rinchiusa e isolata dal mondo: chi potrà riscattare la rapper da questa condizione donandole la libertà? In Save You avremo la nostra risposta, ma ci arriveremo più tardi.
L’EP si apre con Fairy Tales, arricchita da un piccolo contributo di BJ The Chicago Kid. La rapper esordisce dandoci una definizione di favole, ossia stories with lessons and allegories/That tell us about the world that could be. Peccato che tutto ciò sia una grande bugia: in questi racconti, infatti, non c’è mai spazio per persone di colore (But I see no mention of bad shorties or n****s sippin’ on forties/No heroes inside a book look like me).
Chika critica quindi i luoghi comuni che circondano la comunità afroamericana ponendosi al contempo l’obiettivo di fornire alle giovani generazioni del ghetto un esempio da seguire. Assumendo i panni dell’eroina, l’artista si appella alla necessità di dar vita ad una narrazione che rifletta la realtà:
“Imperative a narrative reflect what’s up in my hood/Figured that the remedy is simple/Let’s make a couple hits for all the kids that need a symbol/(…)/Spin a yarn ‘bout candy ladies or ‘bout waking up on Saturday/Mama blasting gospel, cleanin’ house, gon’ take ‘bout half the day”
A seguire troviamo Hickory Dickory, il cui titolo ricorda una filastrocca inglese sull’orologio. In questa traccia, emerge a pieno la lotta interiore di Chika: da un lato, infatti, troviamo quel che l’artista era e, dall’altro, la persona che sta diventando. Due realtà che la rapper cerca di conciliare ogni giorno senza nasconderne la difficoltà (I might be/Running from changes).
Altro tema ricorrente è quello del viaggio, simbolo del cambiamento in atto nella vita di Chika. È proprio grazie al viaggio che cogliamo il riferimento alla filastrocca: il tempo che passa – oggetto di quest’ultima – rappresenta, infatti, il percorso umano ed artistico della ragazza.
“Won’t hold you, the journey was long (Long)/Through all of the bullshit/Imagine a younger me singing a song Like, “Hickory Dickory”/My clock has been ticking to victory/I don’t have a fear in the world/Whenever it’s time I know they’ll be listening”
A ruota arrivano Cinderella Pt. 1 e Cinderella Pt. 2. Questa coppia di brani si può prestare ad una doppia interpretazione. Secondo una prima visione, con la Pt. 1 Chika descrive una festa alla quale – improvvisamente – arriva una ragazza molto attraente: la Cenerentola dell’omonimo racconto, per l’appunto. Nella Pt. 2, la rapper – riuscita nel proprio intento di conquistare l’ospite misteriosa – celebra i propri sentimenti per lei.
In alternativa, possiamo considerare Chika stessa come Cenerentola. La rapper arriva, infatti, ad un party dove si distingue dal resto degli ospiti: un chiaro riferimento all’originalità artistica della ragazza, ribelle nei confronti degli standard dell’industria musicale contemporanea. Nella Pt. 2, ad essere oggetto della celebrazione è l’artista stessa.
Abbracciata, infatti, la sua vera identità, Chika riconosce la propria bellezza:
“Something about you is different/You’re all that I’m missing, I’m thinking ‘bout making you mine/Me, I got used to the limelight/Spending my nights getting rhymes right/Being with you is the highlight/Lately I’m thinking the time’s right”
FWB rompe l’atmosfera creata dalle due canzoni precedenti completandone al contempo il messaggio: se, infatti, le Cinderella celebrano l’amore raccontato nelle favole, questa nuova traccia dà voce alla carne e al sesso, mettendo da parte ogni sentimento. A tal proposito, emblematico è il ritornello laddove dice I just need a lover and a friend to pass the time/A bed to crash tonight.
Save You chiude, infine, il cerchio. Chi potrà salvare Chika dalla torre in cui si trova, prigioniera dei pregiudizi e delle difficoltà personali di ogni giorno? Chi l’aiuterà ad affrontare i cambiamenti e a conciliare i sentimenti con i desideri più profondi? Lei stessa.
I due versi dell’inedito ci restituiscono una ragazza in lotta con i fantasmi del passato: un’ex promessa ad un’altra persona, i detrattori, i falsi amici e le false promesse. Tuttavia, l’artista riesce a scorgere una luce in fondo al tunnel, una via di fuga dalla torre: la chiave della cella, che ha sempre avuto con sé fin dall’inizio del proprio percorso.
“All love dies and the memories haunt you/All time borrowed, so enjoy it, we got to/Make shit count, run it up ‘fore the clock do/No held grudges, don’t need an apology/Will it take time? I been leaning towards a probably/But that growth is what I wanna see/I’m taking shackles off ‘cause I’m the one that got the key, yeah”
Once Upon A Time è un racconto di auto-redenzione e di ricerca della libertà. All’inizio, infatti, abbiamo trovato Chika prigioniera in cima all’edificio, emblema della sua stessa mente. Con il progredire della narrazione, la ragazza ha lottato per conquistare la propria salvezza e una parvenza di serenità.
Purtroppo, questa battaglia continua ancora nella vita quotidiana della rapper ed ha come controparte uno dei nemici peggiori: la depressione. Di recente, una discussione con alcuni hater su Twitter l’ha portata a cedere di fronte alle critiche e a ritirarsi dalla scena.
In un post, la ragazza ha spiegato la propria situazione dichiarando che il mental toll richiesto dall’industria musicale non è qualcosa dal quale riaversi facilmente: potete recuperare le sue parole cliccando QUI.
Questo EP è prova di un talento portentoso, capace di dar vita ad una narrazione sincera e di gettare luce su argomenti di una certa importanza. La speranza è che, ancora una volta, Chika possa salvare sé stessa nella vita di tutti i giorni e continuare a condividere con noi il suo dono.