OBE di MACE: un viaggio esoterico all’interno della musica

Mace

OBE: l’esperienza extraterrena nell’universo musicale di MACE.

Il titolo di un disco, si sa, dovrebbe essere la prima chiave di lettura per entrare nel viaggio di un album e il nuovo lavoro di MACE, OBE, rappresenta alla perfezione questo discorso, nascondendo dietro queste tre lettere l’espressione out of body experience (esperienza extracorporea).

Cercando su Google questo termine i risultati sono diversi, ma sostanzialmente parliamo di esperienze nelle quali una persona percepisce di uscire dal proprio corpo fisico, cioè di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei. E sembra essere proprio questo l’obiettivo di MACE, farci uscire dai nostri confini corporei attraverso la musica, facendoci immergere in un mondo nuovo, caratterizzato da varie influenze musicali.

MACE è riuscito a coinvolgere molti artisti, reputati tra i più forti della scena, in un unico progetto che musicalmente non segue canoni precisi, superando tanti dei paletti di quello che è il rap in questo periodo storico. Possiamo dire che lo storico produttore in questo disco abbia inserito – oltre all’ampio roster di artisti – molto della sua persona, sia dal punto di vista dei contatti umani che da quello delle esperienze (spesso in giro per il mondo), e abbia messo tutto insieme per fare un qualcosa di singolare e iconico allo stesso tempo.

Il disco sembra prefiggersi l’intento di abbattere tutti quei cliché che da sempre riguardano l’accostamento di due o più artisti che fanno parte “della vecchia e nuova scuola”, andando così a rimuovere una barriera ideologica che, nonostante tanti passi in avanti, a volte continua a resistere.

Basta leggere la tracklist per osservare unioni di artisti che qualche mese fa potevano essere reputate bizzarre, per poi constatare dopo l’ascolto che l’occhio di MACE ci aveva visto lungo. Tra tutte, le più coppie più significative sono state forse: Venerus e Guè Pequeno, Carl Brave e Rosa Chemical e Salmo e Blanco nella già pluripremiata La canzone nostra.

Analisi del disco

Che l’accoppiata Venerus & Mace funzionasse lo avevamo capito già dal 2018 con l’uscita dal primo EP dell’artista di Love Anthemma anche questa volta i due hanno dimostrato che insieme riescono a sfornare solo hit. Colpa Tua è l’intro del disco e vede la partecipazione di Venerus e Guè Pequeno sulla stessa strumentale.Bastano una melodia trap RnB, accompagnata da un ritornello blues per entrare subito nel mood di questo viaggio di 60 minuti diretto da MACE. Andando avanti con l’ascolto ci imbattiamo in Buonanottecon Noyz Narcos, Franco 126 e Side Baby.

I fan più accaniti sicuramente saranno rimasti colpiti nel leggere i nomi di Franchino e Side, qualche tempo dopo il successo di Stay Away di Night Skinny, ed effettivamente l’atmosfera che crea questo singolo sembra essere l’esatto continuo del pezzo contenuto in Mattonisoprattutto grazie al bellissimo ritornello di Franco126, che sembra muoversi nella stessa direzione.

Continuando il nostro viaggio mistico, arriviamo all’atmosfera extaterrena di Non vivo più sulla terra con Rkomi e Venerus: una melodia anni ’80, influenze garage e una bella strofa del rapper di Calvairate per poi tornare sulla Terra con la nostalgia emanata in Ayahuasca – da Chiello e Colapesce – e in Senza fiato da Venerus e Joan Thiele.

L’amore, nel senso più ampio del termine è una costante nel disco, come nel brano con i DARRN, Ernia e Samurai Jay, il cui focus è il contrasto contro una Sirena che ci vorrà ingannare con la sua bellezza.

“Il tuo affetto è un inganno
Tu aspetti solamente il bersaglio
È un’esca nella tana del ragno
È una trappola, una frana, solamente un abbaglio”

Nelle ultime tappe del viaggio MACE ci accompagna in quelli che secondo noi sono gli episodi più interessanti di tutto il disco. La prima tappa è Scostumato di J Lord, prodotta in collaborazione con Fritz Da Cat. Il pezzo risulta essere uno dei più conscious del disco date le tematiche trattate dall’artista napoletano, bullismo e violenza domestica, che si sposano molto bene con la melodia trap che si ripete in loop. La seconda tappa è con Izi, Jack The Smoker e Jake La furia, i quali ci ricordano che Dio non è sordo in un pezzo davvero d’impatto: complice anche il ritornello ibrido (a metà tra inglese e italiano) di L3RŌY: tale brano è capace di dare un’energia unica.

“Vorrei gridare se solo sapessi che Dio non è sordo
E Dio non è un mostro
E che nasciamo nel dolore degli altri
E dopo moriamo nel dolore nostro”

Il nostro viaggio si conclude in grande stile con Hallucinationuna traccia strumentale di MACE dalla forte carica malinconica che risulta essere perfetta come outro, caratterizzata da percussioni progressive che accompagnano una melodia distorta che ci fa ricordare i tempi del collettivo RESET!, in cui MACE si concentrava esclusivamente nella produzione di musica elettronica.

OBE (out of body experience) ha tutte le carte in regola per essere uno dei lavori migliori di questo 2021 – valicando i confini del rap, sia chiaro – sia per il pregevole lavoro di MACE che per tutti gli artisti che ne hanno preso parte. Il producer classe ’82 è riuscito a creare un disco che altro non è che l’esatta fotografia della sua carriera. In OBE è forte la voglia di mischiare alla perfezione i generi e le influenze ricevute dal produttore in tutti i 50 e più Paesi che ha visitato in giro per il mondo. Emozioni che hanno contribuito notevolmente alla creazione di un mood “allucinogeno” che, detto tra noi, è un pò il suo biglietto da visita. Se tanto ci da tanto, siamo di fronte a un disco che è destinato a sopravvivere in mezzo a una vasca di squali che fiutano solo l’hype.