Viterbo, Spazio Fiera. L’Encore Festival offre finalmente uno spazio per la musica live in una provincia – il viterbese – dimenticata da Dio e dagli uomini, provincia che lo scrivente conosce fin troppo bene in quanto vi abita da sempre.
Due giorni di delirio positivo, di incontri, di buone vibrazioni, di birra e di sano rap fatto bene.
Quando Viterbo incontra Roma: Noyz Narcos e Lovegang live all’Encore
Partiamo dal primo giorno, venerdì 8 settembre.
Col canonico ritardo di ogni festival – ma, come diceva D’Annunzio, e come ripete oggi la pubblicità, “l’attesa del piacere, è essa stessa il piacere” – alle 20 inizia lo spettacolo. L’apertura prevede l’esibizione dei vincitori dell’Encore Contest.
Masto, MpBig, Harion, Violla, Sama, Gasp. Tanti nomi nuovi, tante piacevoli novità che hanno animato l’atmosfera per più di due ore. Al punto che una parte di pubblico, una minoranza in fondo, visibilmente spazientito, ha cominciato ad urlare “Vaffanc*lo, volemo er Noyz”. È stato decisamente triste. Chi è sul palco, a prescindere dai gusti e dalle capacità, merita rispetto.
D’altronde i ragazzi erano bravi: rivedibili, certamente migliorabili. Ma organizzati, energici, nuovi. Un’unica pecca, mi permetto di sottolineare: la presenza delle voci nei ritornelli. Discorso che riguarda un po’ tutti gli artisti, in realtà, che limita – a mio avviso – le possibilità di una performance nel momento topico – il ritornello appunto – quando la voce può esplodere e coinvolgere. Complimenti a tutti comunque.
Morirò pe’sta m*rda, secco!
L’evento main della serata (Noyz Narcos) parte dunque slittato, dopo le undici. Ma per Noyz, questo ed altro. In consolle c’è Dj Gengis, vera e propria macchina da guerra e parte imprescindibile dei live del rapper romano, così come Andrew Propaganda, factotum, amico, compagno di viaggio.
Non Dormire, Verano Zombie (1, 2 e 3!), Drag you to hell, M3, My love song… oltre ai pezzi più recenti di Enemy e di Virus. Ce le regala – quasi – tutte, le sue perle grezze. Per chi lo sentiva per la prima volta (io) è stato così bello da obliare il resto. Difficile farne un resoconto. Tutto si è incastrato alla perfezione.
Nonostante l’età che avanza, i soldi (e le responsabilità) che aumentano e l’inevitabile imborghesimento, Noyz è Noyz. Perché cambiare non significa dimenticare. L’immagine perfetta di questo è stata una giovane coppia, con un figlio piccolo, in braccio al padre, che lo culla sulle dolci note di Drag you to Hell, durante la frase
Il Truceklan è per le famiglie. Per sempre. Come il Wu Tang. E un concerto del genere riscatta tutto. Anche due token e mezzo a dieci euro!
126 è già leggenda!
Sabato mattina. Ci si risveglia senza voce, con i postumi di birre troppo calde e di troppe sigarette. Si passa una giornata un po’ anonima, grigia, alla ricerca di un po’ di relax, e si arriva alle otto, carichi a pallettoni per la Lovegang.
C’è sicuramente meno gente del giorno prima – il che, forse, è meglio – ma si respira la stessa aria rilassata, la stessa voglia di stare bene. E, se l’apertura del giorno prima era stata hardcore, nel giorno della Gang dell’amore, le vibes sono diverse. Più chill, più intime.
E nell’intimità di un sabato sera che scivola piacevolmente verso la fine, salgono sul palco Franco, Ketama, Asp, Pretty Solero, Ugo Borghetti, Drone e Nino Brown, con tanto di simpatici amici molesti e reggiseno, lanciato da una fan.
Ci portano il loro repertorio con un’attenzione particolare per Cristi e Diavoli, album ‘classico’ e innovativo, semplice e complesso. Un disco che non ci aspettavamo, in quanto segna una controtendenza rispetto alle uscite passate dei singoli componenti.
Cristi e Diavoli, Cattive abitudini, Classico, Signor Perfetto, Tic Tac, Fattaccio, Spacciasogni… il disco viene eseguito quasi integralmente. Franco e Ketama sono due assassini, Pretty Solero e Asp pieni d’entusiasmo –un po’ a corto di voce nel finale – e Ugo Borghetti che sbaglia qualche attacco ma si riprende sempre egregiamente.
Genuini, ‘de core’, la Lovegang si concede anche un bis (Classico, ri-eseguita anche meglio) e scende dal palco nell’ovazione generale.
Poi c’è il ritorno a casa in macchina, con Cristi e Diavoli che ci fa compagnia nell’oscurità delle strade del viterbese. C’è l’ultima sigaretta, un ultimo bicchiere. E poi un po’ di sonno. Perché la vita, purtroppo, non è sempre una festa. Ma le feste, nella vita, ci saranno sempre.