Mezzosangue: Musica Cicatrene e un’idea che parla a volto coperto

Mezzosangue

In piena epoca di dischi ‘Revival’, soliti riportare quell’effetto nostalgia che ci porta a pensare, ormai, che tutto è stato già detto, Musica Cicatrene di Mezzosangue si presenta come un unicum. Nato come un mixtape, 12 anni fa, oggi, su basi diverse, continua a suonare attuale, e reale. Liberatorio. Terapeutico.

La sua scrittura non è invecchiata. Le sue rime non hanno avuto una data di scadenza. È evidente che questo classico del Rap Italiano, perché di questo si tratta, ha fotografato un periodo storico – il Secondo Medioevo – ancora in atto. Una foto che non è ingiallita. A dispetto del tempo e della sua tirannia.

Musica Cicatrene di Mezzosangue: un classico del Rap Italiano

Qua sotto non c’è nessuna faccia e nessun nome. C’è solo un’idea che parla…solo parole”. Si presentava così alla scena Mezzosangue, il rapper con il passamontagna dietro il quale, più che un volto, si nascondeva – e continua a nascondersi – un’intimità collettiva, una rabbia generazionale.

Era il 2012, e l’evento che lo presentava era il Capitan Futuro Rap Contest, idea nata dal genio di Esa ad uso e consumo del web e dei fruitori più attenti del genere. Sulla base che il Prez mise in free-download, a disposizione di ogni rapper del periodo, ci si approcciarono tutti, o almeno tutti tentarono di farlo.

Ciò accadeva 12 anni fa. In quella vetrina così prestigiosa – digressione personale: mi affiorano alla mente le strofe di E-Green, Willie Peyote, Lord Madness, Brain… – faceva la sua comparsa questo strano personaggio; senza un volto, eppure così riconoscibile. La sua ‘Non-Faccia’ divenne un simbolo, le sue rime assunsero i connotati di una persona collettiva, di una generazione stufa di mostrarsi, e ansiosa di essere, nonostante l’esserci, a tutti i costi.

Mezzosangue ha dimostrato – visto che ancora se ne avvertiva il bisogno – che le parole contano a prescindere da chi le pronuncia, che le idee vivono oltre i corpi materiali, e che il contenuto resta fondamentale nonostante l’ideologia (dominante) del contenitore.

In questi 12 anni, dietro quel passamontagna, si sono riversate ansie e speranze di tutti quei ‘nati buoni, cresciuti da bastardi’, di chi ha saputo trovarsi una maschera per sopravvivere, al resto della gente, “con le tv accese, e le anime spente”. Di chi prende le distanze, da un mondo che non sa più amare.

“Questa è l’era delle gabbie, dei soldi e di facce note/Della musica rinchiusa tra sbarre di banconote/L’era del banale, del trash, della noia/in cui l’ignoranza è un vanto e un ideale è una vergogna”.

MezzoSangue Musica Cicatrene

“Che cosa hai fatto per tutto questo tempo?”

In questo significativo lasso di tempo (12 anni), Mezzosangue si è affermato, a livello nazionale, creando un suo seguito, una sua credibilità, una sua ‘scuola’. Ha collaborato – poco ma in maniera qualitativamente alta (due diversi esempi: Salmo e Rancore) – con i ‘Grandi’ ed è stato d’ispirazione per i ‘Piccoli’.

Ha creato un disco (Soul of a Supertramp) in un periodo decisamente florido – i primi anni dieci – per il rap italiano, pubblicandone altri due (Tree – Roots and Crown e SETE) che, se non sono propriamente al passo del primo, hanno contribuito a definirne le caratteristiche (stilistiche) e ad alimentarne complessità e profondità lirica.

12 anni che lo hanno visto protagonisti di Live memorabili (altra digressione personale: ce ne fu uno, all’Università La Sapienza di Roma, glorioso. Con la pioggia che comincia a cadere a secchiate, e lui che continua ad esibirsi, e noi che restiamo sotto ad ascoltarlo, e un’atmosfera strana e stralunata che pervade tutto, e il ricordo di questo che si deforma e svanisce).

Musica Cicatrene fu il suo primo lavoro. Un mixtape che raccolse consensi trasversali e che lo presentò al pubblico. Cupo, nero, oscuro; profondo e ‘profetico’. Il suo stile divenne presto un manifesto: quell’urgenza di comunicare un malessere condiviso è la chiave di un successo meritato. Di una piccola vittoria, per tutti quelli che non si riconoscono semplicemente in un volto, visibile ma anonimo.

Tu sei la luce nella notte, la chiave nelle porte/il sangue sulle nocche nelle giornate storte/tu sei la sorte, la vena sopra il collo/quando mi scopro forte le volte che non mollo

Non vedi sacrifici, non è solo un Mic Check/è quello che mi vivo sotto pelle e sotto ciglia;/ho solo due amici, entrambi chiamati Jack/uno alla fine di un filo, l’altro in una bottiglia

I miei ricordi annebbiati affogano in mente/naufraghi persi e ammarati in un mare di gente/sai, questa roba mena forte sulle tempie/gli ho chiesto di svegliarmi se m’assopisco nel niente

Musica Cicatrene fu un’annunciazione, un paradossale mostrarsi, senza mostrarsi; un insieme di brani incredibili (Nevermindcon quel bellissimo video in prima persona – , Secondo Medioevo, Mezzosangue, Piano A, Still Proud) suggellato da questa frase finale:

Io so soltanto che prima dovete inc*zzarvi, dovete dire:”IO SONO UN ESSERE UMANO PORCA P*TTANA!! LA MIA VITA HA UN VALORE!!

Musica Cicatrene sulle ferite di oggi

In questa nuova versione ci sono pochissime cose che cambiano. E questo è senz’altro un bene. La bellezza di quel progetto non viene stravolta. Semplicemente ritoccata appena, messa a punto; cambiata d’abito, senza cambiarne lo stile.

Viene aggiustata la scaletta, e aggiunta una nuova tessera al mosaico. Piove Musica è la firma d’autore, apposta al quadro ormai definitivamente concluso, e pronto ad uscire dalla sfera di competenza dell’autore, e vivere di vita propria.

Piove Musica è la risposta di Mezzosangue alla siccità emotiva di questi tempi aridi, di abulici messaggi di speranza e di disillusione. Una boccata di vita, una Hit estiva per chi odia l’estate, un Post Scriptum determinante e allusivo:

Sono cresciuto dove non poi chiede aiuto/dove l’unico rifugio è un sogno che fa da scudo/per ogni volta che mi illudo/che mi ripeto giuro cambio tutto ma ogni volta mi deludo/mi scuso con me stesso perché questo rende grandi/non certo la barba né arrivare a 18 anni

Ed è con queste parole che vorremmo concludere l’articolo. Un articolo che, di parole, ne ha usate forse, troppe. Allora la ‘morale’ è questa: scusarsi con sé stessi. Questo è il lascito di Mezzosangue. Il rapper senza volto, in piedi grazie a un’idea. Che continua ad essere condivisa.