Gli artisti, in particolare quelli che hanno raggiunto una certa notorietà e una buona dose di esperienza, spesso parlano di ‘give back’, riferendosi al desiderio di restituire ciò che hanno ricevuto durante la loro carriera. Con la creazione del workshop Me.To.Do, l’intenzione di Big Fish è proprio quella di mettere a disposizione degli aspiranti producers il suo know-how, tecnico e non solo. Il corso, della durata di cinque mesi, inizierà il weekend del 15 e 16 febbraio e terminerà a metà giugno. Verranno affrontati diversi aspetti della produzione, con l’obiettivo di riuscire a realizzare una traccia finita, e formare produttori pronti per il mercato musicale.
I partecipanti, oltre a Big Fish, avranno il privilegio di lavorare con Marco Zangirolami, produttore e arrangiatore di esperienza che ha collaborato con tanti nomi della scena, e nella lezione dedicata alla registrazione saranno affiancati anche da un paroliere come Ensi.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Big Fish. Al momento dell’intervista stava lavorando proprio con Zangirolami in una session di registrazione, segno che ci saranno novità interessanti che ci ha confermato.
La nostra intervista a Big Fish: alla scoperta del workshop Me.To.Do
Hai annunciato un nuovo progetto, nello specifico un workshop. Come e quando è nata l’idea?
«Diciamo che è figlia di tante cose che ho fatto, sia per altri che per me. Mi hanno chiamato scuole blasonate per fare degli interventi, delle lezioni.. poi durante il lockdown ho fatto un corso mio dove spiegavo un po’ l’approccio a quella che è la produzione, e da lì ho sempre avuto un po’ il pallino per dare ai ragazzi qualcosa. Voglio mettere a disposizione la mia esperienza. Da lì piano piano ho cercato di mettere a terra quali fossero le mie idee, ed è nata questa idea di workshop, di Me.To.Do, che in poche parole è un corso dove i ragazzi finalmente, assieme a me ed altre persone, altri miei collaboratori, creeranno un pezzo vero e proprio. Cercheranno di essere dei produttori pronti per il mercato.»
Infatti pensavo che, essendo produttore e avendo un’etichetta, nel tuo percorso di maturazione come artista, anche con l’età, cercassi una nuova veste nell’industria, da mentore appunto.
«C’è una cosa che si dice nell’Hip-Hop, che è un po’ il ‘give back’. Io sento la necessità di mettere, come ti dicevo prima, a disposizione quello che ho imparato in questi anni, ascoltando quelli più grandi di me e più esperti di me, essendo più che un oratore un ascoltatore. Adesso è venuto il momento di mettere a disposizione dei ragazzi tutti questi anni di esperienza, per poi farli crescere e vedere se effettivamente c’è qualcuno di valido, e magari introdurlo grazie ai miei contatti nel mercato musicale. Questa è una roba interessante, secondo me, cioè dare una possibilità concreta ai ragazzi di sviluppare a livello professionale quella che per ora magari è la loro passione, magari passando dal distruggere delle loro convinzioni che si sono fatti, un po’ per l’inconsapevolezza e un po’ perché questo mercato musicale sembra facile da cavalcare, invece purtroppo non è così. È più difficile di quanto lo fosse ai miei tempi, quando ho iniziato negli anni ‘90, perché tutti adesso possono fare tutto. Con l’avvento poi dell’intelligenza artificiale, tutti possono fare ancor di più, quindi essere l’artigiano è quello che secondo me da qui in avanti pagherà di più. Essere quello che si impone per un suo sound, per le sue caratteristiche, per il suo gusto è quello che pagherà di più da qui in poi. E noi siamo qua per cercar di tirar fuori questo dagli aspiranti produttori.»
Quindi in un produttore cerchi che sia originale.
«Io cerco in un produttore una cosa fondamentale, che è la passione per la musica. La passione per la musica parte dall’essere un ascoltatore, poi magari diventare un DJ, qualcuno che propone la musica attraverso il proprio gusto, per poi arrivare ad essere un produttore. A me sembra che, senza fare delle polemiche gratuite, in questo momento ci sia più la passione per il successo che per la musica, e i pochi che hanno ancora la passione sono quelli che rimangono nel tempo, magari non hanno un exploit incredibile subito, bensì sarà una crescita costante. I contatti servono sicuramente nella vita professionale di ognuno di noi, però non sono la cosa fondamentale, perché se hai i contatti, se hai le amicizie per fare delle cose e poi sei comunque uno che tenta di fare la cosa che c’è già, vuol dire che hai perso. Secondo me il lavoro del produttore deve essere un misto di psicologia per gli artisti, per capire esattamente quello che hanno in testa e cercare di sviluppare la loro idea attraverso la loro conoscenza, e un sacco di passione, soprattutto per quello che è successo in passato, non tanto per quello che c’è adesso, perché quello che c’è adesso è sotto gli occhi di tutti.. se tu non hai un background non vai da nessuna parte, e avendo un background sai leggere quello che è il presente, e sai affrontare il futuro in una maniera diversa.»
Il workshop si intitola Me.To.Do. Qual è il metodo di Big Fish? Come lavora?
«Big Fish prima era molto più d’istinto, perché col rap il produttore è il beatmaker fondamentalmente, quello che si mette al computer e prende (ai miei tempi) il sample, e ancora adesso c’è il sample per me, lo taglia e mette una batteria, e il pezzo è fatto. No. Il produttore è diverso. Il produttore è quello che, partendo da quello, arriva a confezionare una cosa giusta per l’artista. Ti faccio un esempio banalissimo, adesso ho prodotto quello che penso sarà il singolo di Guè che si intitola Meravigliosa. Quel pezzo nasce da una mia idea condivisa con lui, ma non è stato tanto prendere il sample o risuonare delle parti, il vero trick è stato prendere le voci e tagliarle, e avere l’idea di comporre il ritornello con quel ‘meravigliosa’, perché quella roba lì è il plus. Quella roba è quella che ti permette di essere diverso dagli altri. Diciamo che il mio approccio in generale è quello di essere originale. Senza falsa modestia, io penso di essere conosciuto per essere sempre stato originale e ho cercato di essere sempre un passo avanti agli altri.»
Te l’avrei chiesto di Guè, perché di recente in un’intervista diceva che sono anni che provava a campionare quel pezzo, e non gli era mai riuscito, e non avevo capito se tu avessi avuto l’idea e poi l’hai proposta al team di Guè..
«Sì, sì, l’ho proposto direttamente a lui, perché poi Guè mi ha detto che lavorava con un suo team e quindi ho detto di sistemarlo come volevano per far sì che il pezzo non fosse diverso dal resto del disco. Io gli ho dato praticamente il 90% del brano, poi loro l’hanno sistemato.»
In questa avventura non sarai solo ma sarai accompagnato da Zangirolami. Perché lui e che ruolo specifico avrà?
«Zangirolami è, per tutti, quello che ha salvato tre quarti dell’Hip-Hop italiano. Sono qui da lui ora (ride, ndr) e ne stavamo parlando prima. Noi ci siamo conosciuti nel ‘94 in uno studio quando stavamo registrando il primo disco dei Sottotono, e Zangirolami era assistente di studio. Poi da cosa nasce cosa, gli ho fatto registrare e suonare delle cose del terzo disco dei Sottotono. Poi da lì piano piano gli ho portato Fibra e gli ho detto ‘dobbiamo fare il disco, Tradimento’. E lui: ‘ok, se mi dici così facciamolo’. E infatti abbiamo registrato, e lui ha mixato il primo disco di Fibra, il mio primo disco da solista, e poi da lì abbiamo iniziato a lavorare insieme. Il suo lavoro è diventato sempre più importante per tutti noi. Se pensiamo che ha mixato tutti i dischi di Fibra, le mie robe, Salmo, Sfera, tutti… E quindi per me è importante averlo perché è la persona più competente, per quanto mi riguarda, che abbia mai incontrato e conosciuto in questi 30 anni di lavoro nella musica, ed è importante che ci sia lui con me a guidare passo passo i ragazzi verso, non solo i trick di produzione, bensì anche quelli di mix e master, e finalizzazione di un brano.»
E invece Ensi come può arricchire il workshop?
«Partiamo dal presupposto che Ensi è un amico, ma è stato chiamato perché è la persona più veloce e rapida che riesce a passare dal cervello alla bocca, ci mette un millisecondo. L’idea mia era quella di mettere a disposizione dei ragazzi per un pezzo una persona che li capisse subito, e da lì cominciasse immediatamente a buttar giù un pezzo assieme a loro. Ensi non è l’artista che si mette a scrivere un brano da solo in riva al fiume. Ensi è uno che viene in studio con carta e penna, o col telefonino, e ti scrive una cosa, e poi è super versatile, divertente, è uno che capisce al volo le cose, e quindi chi più di lui?»
L’etichetta Doner Music ha subito un rebranding, e quindi mi aspetto che questo porti anche qualche novità. Che puoi dirmi in merito?
«Si, c’è stato un rebranding. Partiamo da Me.To.Do per poi arrivare a produzione di nuovi artisti, per poi arrivare ad altre cose che succederanno piano piano, che scoprirete. Ci stiamo aprendo un po’ a vari settori della musica, non solo alla produzione. Piano piano stiamo cercando di diventare una realtà, non solo più grossa, ma che si occupa di cose diverse, che diversifica un po’ il business, non concentrandoci solamente su quello che è la musica buttata su Spotify, perché ogni artista dei nostri ha un taglio suo ed è giusto capire esattamente quella che è l’idea dell’artista e accompagnarlo verso quello che vuole fare.»
E invece tu hai già in mente progetti per il futuro? Magari altri workshop..
«Voglio andare in pensione (ride, ndr). Ci saranno un paio di workshop all’anno di diversa natura, e poi sto facendo dei miei progetti che spero di potervi esporre a breve, perché ancora non c’è niente di concreto. Cioè la musica c’è ed è concreta, ma perché il progetto sia concreto bisogna schiacciare un pulsante per farlo partire, ma purtroppo non vi posso dire niente. Però sto lavorando a cose diverse da quelle che ho fatto fino ad ora, cose interessanti, cose più giuste per un cinquantenne come me.»
Ma infatti dato che ora stai facendo una session, e i post su Instagram spesso ti ritraggono in studio, questo faceva sperare che c’era qualcosa.. magari un producer album.
«No ma io sono stato il primo che ha fatto i producer album, no, non è quello. Altre cose, pezzi magari. Vediamo dai. Mi becchi nella settimana proprio cruciale, ci fossimo sentiti la settimana prossima avrei già potuto dirti qualcosa (ride,ndr).»