Non molti conosceranno McKinley Dixon, rapper dalla Virginia che ha ricevuto i primi riscontri con l’album del 2021 For My Mama and Anyone Who Look Like Her per l’azzeccata commistione di abstract rap e basi jazz eccitanti. Adesso con l’uscita del grandioso Beloved! Paradise! Jazz!? speriamo che possa accogliere più pubblico.
McKinley Dixon rielabora Toni Morrison in Beloved!
L’intero album di Dixon assorbe l’influenza della lettura di Toni Morrison, autrice americana fondamentale, morta ormai quattro anni fa e ancora ampiamente centrale nel discorso sul razzismo, che infatti apre il progetto con un estratto di Jazz. Penso sia importante notare come questa intro si discosti da skit/interlude/intro/spoken word spesso utilizzati in modo banale o sterile: Hanif reads Toni setta il tono di Beloved!, l’atmosfera ricca dal fondo inquieto, la lingua ficcante ma morbida.
Quindi tocca al rapper, che si è accerchiato di ritornelli centrali ma che non rubino la scena, un po’ come Killer Mike con Eryn Allen Kane, e ad un corollario di corde, arpe, frullii jazz di note dolci in tracce come Sun I Rise, Run Run Run e Dedicated to Tar Feather.
Le strofe però non possono che essere in discordanza: l’infanzia, la crescita in un mondo socialmente avverso, ecco che la leggerezza strumentale di Run Run Run viene smantellata dalla fuga dei bambini di fronte alle armi al parco giochi. Non che questa griminess non si manifesti saltuariamente anche nell’impianto della canzone, tipo nella turbata Mezzanine Tippin’ che suona come un beat Griselda tirato a lucido.
I feat contribuiscono alla causa del concept (Ghais Guevara sempre al meglio), integrandosi perfettamente nel disegno di Dixon, che con Beloved! vuole creare un’estetica completa, ricca e glam, ricordando la vetta di Sometimes I Might Be Introvert o a tratti il magnifico Melt My Eyez di Denzel Curry. Una cosa mi sono scordato, escludendo i due interlude l’album dura 25 minuti.
Difficile trovare miglior modo per spenderli.