Loge, Mad Soul Legacy e FEA insieme in un brano (Hateful Eight) con una matrice precisa: oltre la citazione tarantiniana nel titolo (Tarantino è, in fondo, un regista rap), l’idea di una posse track, e cioè di tanti mc’s e un dj che si alternano simbioticamente sul piatto, è un elemento prettamente Hip Hop, una rivendicazione precisa di un’appartenenza.
Hateful Eight di Loge è la Milano senza gloria che suona classic
Quarto e ultimo estratto dall’album Misteria – dopo Club Inferno, Nuvole, e Sistema, tutte orientate verso una direzione ‘club hardcore’, non lontanissima (come suono) dalla media delle hit radiofoniche attuali – Hateful Eight segue una tradizione decisamente diversa.
Così Loge:
Quando Dj MS mi ha proposto di aggiungere una posse track al nuovo album sono rimasto un po’ spiazzato, avevo l’impressione di non riuscire a trovargli una collocazione precisa all’interno di Misteria, non ho avuto nemmeno il tempo di dubitare, in un secondo Simo (Dj MS) ha acceso il suo MPC e ha fatto partire la produzione, al secondo ascolto avevo già tutto in testa, sapevo già cosa volevo dire e chi volevo tirare in mezzo.
La traccia-posse è l’essenza di un disco rap: la parte più gustosa per ogni Hip Hop Headz, la più legata alle origini (storiche e personali). L’idea di un cerchio e di una base (per lo più un looppone) col suo canonico giro di quattro è stato l’evento centrale nella nostra educazione sentimentale a questa cultura.
Non sono un caso, dunque, i featuring: Mad Soul Legacy, crew milanese attiva da oltre dieci anni e FEA, la crew dei freestyler italiani (che hanno pubblicato l’anno scorso il loro primo album, Freestyle Elite).
Il pezzo
Lanz Khan, Sarso, Jangy Leeon, Lethal V, Bruno Bug, Drimer, Giovane Feddini e Dj MS, accompagnano dunque Loge in questo pezzo oggi atipico. Perché non ha una durata ‘memizzabile’, non ha un ritornello accattivante, non ha (per l’industria musicale) grossi nomi di richiamo. Meglio.
Hateful Eight è un pezzo Hip Hop. Gente che si vede in studio, e in un paio d’ore chiude un pezzo. 8 barre a testa, spazio per tutti, nessuna preoccupazione di marketing. Al di là del valore del pezzo in sé, lo apprezziamo per la sotto-trama non detta di cui è depositario, un insieme di valori che spesso crediamo perduti.
L’ Hip Hop non muore. Così come non muore la resistenza, la ribellione e la resistenza alla ribellione. Bisogna solo fare. Ascoltare. Sentire. Capire.
Nell’epoca in cui la musica viene consumata più velocemente di una sigaretta, presentare il nuovo album con un singolo da quasi 5 minuti potrebbe sembrare una follia, ma a noi piace così.