Siamo stati alla Vultures 1 Listening Experience messa in atto da Kanye West e Ty Dolla Sign a Milano e Bologna. Nonostante lo spettacolo ci sia piaciuto molto, siamo venuti a casa con tanti interrogativi. Ci siamo chiesti: come saranno i concerti del futuro? Potrebbe essere questo un nuovo trend?
Abbiamo cercato di mettere in fila le nostre idee per illustrarvi gli aspetti positivi e negativi di un evento di questo genere.
Le Listening Experience, come quella portata da Kanye West, possono diventare un trend?
Partiamo dall’inizio, facendo una doverosa premessa. Kanye West ci piace molto, come artista e come personaggio. Lo seguiamo da parecchio tempo e sapevamo cosa aspettarci dalla sua performance. Se abbiamo comprato i biglietti spendendo ben 150€, vuol dire tutto sommato eravamo carichi. Eravamo certamente incuriositi e anche un po’ preoccupati di quello che sarebbe stato l’effetto di un concerto, in cui nessuno canta, nessuno suona uno strumento, nessuno in pratica fa niente. Di fatto una Listening Experience significa ascoltare l’ultimo disco di un artista in sua compagnia. Niente di più, niente di meno.
Vale la pena comprare un biglietto (per altro molto oneroso, come in questo caso) per un’esperienza del genere? La risposta non l’abbiamo, anche perché è un discorso soggettivo, però cerchiamo di elencare i pregi e i difetti di questo tipo di eventi, attraverso due punti di vista diametralmente opposti, per capire insieme se siano frutto di una follia di Kanye West, o se in un futuro potrebbe essere applicato anche da altri artisti.
Gli aspetti negativi: perché dovrei pagare per ascoltare qualcosa di registrato?
Per la concezione che abbiamo noi di hip-hop (ma in generale della musica), l’esibizione dal vivo è la prova del nove. In studio possono essere bravi tutti, aiutati da numerosi collaboratori o dalle tecnologie, ma sul palco, l’artista si trova da solo. Ovviamente anche sul palco spesso si avvale di un supporto (qualcuno a fare le doppie, piuttosto che dei ritornelli cantati registrati), ma tutto sommato, se un rapper ci sa fare per davvero, lo deve saper mettere in mostra per tutta la durata del live. Solo in questo modo possiamo capire realmente le sue qualità.
Una volta, molto più che oggi, l’esibizione live valeva più che i successi commerciali: se un artista vendeva molto ma dal vivo non era valido, perdeva in un attimo credibilità e anche un ottimo prodotto discografico, finiva per perdere sminuito. Non vogliamo fare i nomi in questa sede, ma sicuramente anche voi siete stati a uno o più live di artisti che sul palco non si sapevano comportare, non sapevano chiudere le rime o faticavamo a ricordare le proprie parole. Bene, che ricordo avete di quei live? Come avete etichettato quegli artisti? Perché mai dovremmo pagare un biglietto per un artista, quando questo non ci dà neanche prova delle proprie abilità sul palco?
Qualcuno potrebbe dire forse che Kanye West in passato, grazie a diversi World Tour da decine di date, ha già dato prova delle sue abilità e ora vive di rendita? Troppo facile. Se un artista , così come uno sportivo o chiunque altro voglia dimostrare il proprio valore, deve metterlo in mostra in ogni occasione. Non basta vivere di rendita. Se stiamo pagando un artista , in cosa consiste la sua performance artistica? Qual è la sua bravura? Come possiamo valutare se un artista è più forte di un altro?
Non vogliamo essere venali, ma anche il costo di un evento ha la sua importanza. Nel caso di Kanye West e Ty Dolla $ign, ci siamo trovati davanti a un evento particolarmente oneroso. Se i Listening, per qualche strano motivo dovessero diventare un nuovo trend, ci auguriamo per lo meno che i prezzi siano proporzionati alla qualità dell’evento messo in piedi.
Siamo passati da assistere ad artisti che rappano, ad artisti che rappano con le canzoni sotto, ad ascoltarci direttamente le canzoni sotto, senza neanche avere un input da parte del rapper. Tutto questo, pensandoci, è di una tristezza clamorosa. È un abbassamento costante della qualità. È un accontentarsi della mediocrità.
Un rapper esordiente cosa si porrà come obiettivo da raggiungere, se anche i “big” dal vivo si limitano a far risuonare il proprio disco?
Il rap è arte e l’arte la fanno gli artisti. Se vuoi essere definito tale, devi mettere in mostra il tuo valore e se parliamo di musica, il palco è l’unico verdetto che conta.
Gli aspetti positivi: dare alla gente, quello che la gente vuole
In fondo, cosa c’è di sbagliato a offrire alla gente, ciò che la gente vuole avere?
I tempi sono cambiati e l’hip-hop viene realizzato spesso e volentieri con un computer. Come diceva Dargen, è Musica Senza Musicisti. Anzi, dobbiamo essere realisti e constatare che molti dei nostri rapper preferiti non sono musicisti, nonostante facciano musica. Non sono usciti dal Conservatorio, probabilmente non sanno suonare alcuno strumento e non hanno un’estensione vocale di cui vantarsi. Quindi, perché ci piacciono le loro canzoni? Spesso e volentieri, solo per le emozioni che ci trasmettono, non perché abbiano delle doti canore o compositive magistrali. Visto sotto questo punto di vista, cosa ci interessa di ascoltare dal vivo cantare o rappare dal vivo canzoni che non avranno mai la qualità del CD?
Facciamo un esempio. Se ascolti un album live di Elton John e lo paragoni ad un album studio, senti delle differenze significative e apprezzi le doti del musicista e del cantante. Ma se ascolti un album registrato live di un rapper e lo paragoni con la versione studio, è raro avere a che fare con esibizioni dal vivo con la qualità e la precisione della versione realizzata in studio.
Questo cosa significa? Che spesso dal vivo gli artisti non riescono a raggiungere la qualità del brano registrato in studio e per questo si avvalgono di qualche supporto in più. Di certo non da oggi, ma il playback è una tecnica usata da tantissimi artisti di tutti i generi musicali (specialmente in occasioni particolari tipo trasmissioni televisive o grandi discoteche) e, sebbene non è vista di buon occhio, è stata ampiamente sdoganata, dato che viene utilizzata costantemente da moltissimi anni.
E qui nasce la provocazione. Se ormai abbiamo “accettato” l’uso del playback in diversi contesti, perché non accettiamo le Listening Experience?
Di fatto non è altro che un concerto in playback come ne abbiamo già visti tanti in passato, con la differenza che l’artista non usa l’ipocrisia del microfono ma sale sul palco a mani nude solo per caricare la gente. Il pubblico vuole divertirsi e probabilmente con questo genere di concerti si diverte anche di più che ad assistere al proprio beniamino che cerca di realizzare un brano del proprio disco senza riuscirci.
Facciamo un esempio: ricordate cosa è successo a Sfera Ebbasta l’estate scorsa? A causa di un’impostazione sbagliata dell’autotune, non ha azzeccato la nota di un suo brano ed è stato attaccato e additato da tantissimi musicisti di non essere un cantante dalla voce sopraffina. Che scoperta, ci viene da dire. Sfera di certo non si è distinto per le sue doti canore. Se per assurdo, in quell’occasione, avesse fatto un “Listening” invece che un concerto vero e proprio, si sarebbe risparmiato molte critiche e il suo pubblico si sarebbe divertito ancora di più. Questo è solo un esempio di un artista che usa l’autotune, ma se vogliamo restare sul rap più classico (senza fare nomi…) sono moltissimi i rapper che dal vivo non riescono a chiudere le proprie rime o che restano senza fiato a metà strofa. Sempre più diffusa (purtoppo) è anche l’usanza di rappare sopra ai brani sui quali anche le strofe sono registrate. In questo modo l’artista sul palco si limita a fare l’eco o le doppie alla sua stessa voce registrata. Anche in quel caso, forse ascoltando direttamente la versione reccata dei brani, si otterrebbe un risultato migliore.
D’altronde il rap e più in generale la musica, per il pubblico medio, sono intrattenimento e l’obbiettivo del pubblico è quello di divertirsi ed emozionarsi. Se l’esibizione dell’artista rischia di non essere a livello, probabilmente l’opzione del “listening” non è da escludere.
I contestatori posso dire: cosa mi offre una “listening Experience” in più rispetto all’ascolto del CD? Chi è abituato a un concerto classico, sa bene che il valore aggiunto dell’esibizione live si manifesta quando gli artisti (pensiamo magari a degli strumentisti) riescono a ri-arrangiare dei brani dal vivo, facendoli suona bene e, in alcuni casi, in maniera diversa da come suonano in studio. Chiaramente la “listening Experience “ che di fatto è la riproduzione del disco, questa possibilità non ce la offre. Ma Kanye West ha dato una risposta a questa domanda con il suo tour, rendendo ogni data un evento unico. Modificando la scaletta, gli ospiti, facendoci ascoltare brani ancora inediti.
Insomma se non riesci a modificare dal vivo i brani stessi, puoi comunque rendere lo show imprevedibile in altri modi. Soprattutto, offrirai al pubblico effettivamente quello che proponi: un ascolto del disco.
Le Listening Experience diventeranno un trend?
La vera conclusione, è che non abbiamo una risposta.
Ogni artista ha un proprio pubblico e un proprio background. Per alcuni una “listenimg Experience” al posto di un live potrebbe essere una follia, per altri invece potrebbe essere l’occasione per rinnovarsi e trovare un modo più moderno di approcciare le esibizioni dal vivo.
Abbiamo cercato di illustrarvi i motivi per cui diffidare da queste iniziative ma anche i motivi per i quali questi “Listening” possono in un futuro rappresentare un trend per artisti di un certo genere. D’altra parte Kanye West, nella sua follia artistica, ha già dimostrato di essere sotto certi punti di vista un visionario. Per questo ci siamo posti l’interrogativo e ci siamo domandati se o quali altri artisti potrebbero decidere di emularlo.
Noi avevamo molto scetticismo per lo show di Kanye West e invece, contro ogni pronostico, ci siamo divertiti molto. Non vogliamo essere di mentalità chiusa e se ci sono delle novità ci piace parlarne, per capire anche cosa dice il pubblico a riguardo. Fateci sapere cosa ne pensate e discutiamone nei commenti del nostro post su Instagram.