Il rap e la rivoluzione del linguaggio urbano

Musica Trap

L’avvento del rap negli anni ’70 in America ha influenzato non solo il mondo musicale ma anche il linguaggio. Questo genere ha dato origine a una vera e propria rivoluzione, coniando nuovi termini che si sono diffusi anche internazionalmente e in ambiti diversi da quello musicale. Inoltre, il rap ha reinventato parole già esistenti, arricchendo e cambiando il vocabolario locale.

Conoscere questo linguaggio ci permette di comprendere e apprezzare ancora di più le canzoni ma anche di entrare in sintonia con un movimento musicale e culturale che si evolve costantemente e che influenza le nuove generazioni in tutto il mondo.

L’impatto linguistico del rap americano

Quando si parla di linguaggio rap non si possono non menzionare gli Stati Uniti, culla di questo genere. Ecco alcuni esempi di parole coniate o reinventate dai rapper americani.

Si dice che l’espressione “bling bling” sia stata coniata da B.G., membro del collettivo Cash Money Millionaires, con l’omonimo brano del 1999.

Bling bling, every time I come around your cityBling bling, pinky ring worth about fiftyBling bling, every time I buy a new rideBling bling, Lorenzos on Yokohama tires

Nel 2006, in Hollywood Divorce, Lil Wayne ha affermato di essere stato lui l’inventore di “bling bling”. Vero o meno, questa espressione è entrata nel linguaggio comune e si usa ancora oggi per descrivere qualsiasi tipo di lusso.

Bling bling, I knowAnd did you know I’m the creator of the term
I just straightened the permAin’t let it sit too long, they just makin’ it burn

Un altro termine che ha preso piede in America grazie al rap è il dispregiativo “scrub” grazie alla famosa No Scrubs delle TLC (1999). Questa parola si riferisce a un individuo insignificante e inaffidabile che dipende sempre da qualcun altro.

A scrub is a guy that thinks he’s flyAnd is also known as a bustaAlways talkin’ about what he wantsAnd just sits on his broke ass

Anche il famoso saluto “yo” si è diffuso grazie al rap. Pochi sanno che le origini di questa parola potrebbero essere italiane. Veniva utilizzata già negli anni ’40 dalle comunita napoletane in America e, secondo questa teoria, deriverebbe da guaglione.

Secondo l’Oxford English Dictionary, invece, le prime tracce di “yo” in America risalirebbero al 1420 ma a quei tempi non era un saluto  bensì un avvertimento. Sempre secondo la stessa fonte l’accezione di saluto gli sarebbe stata conferita nel 1958, mentre a partire dal 1987 avrebbe iniziato a essere utilizzato per enfatizzare un concetto. L’interiezione “yo!” è stata anche correlata al latino “Io!” così come al greco “ἰώ” ma ciò potrebbe non avere nessuna connessione con il suo uso moderno e con la sua diffusione oltreoceano.

In realtà le origini di “yo” non sono del tutto chiare. Potrebbe derivare anche da un termine simile utilizzato negli addestramenti militari statunitensi ma potrebbero anche averlo introdotto gli asiatici o gli africani. Questo suono, infatti, è presente in diverse lingue asiatiche fra cui il giapponese, il cinese e l’hindi ma anche in alcune lingue europee e africane. Negli anni ’60 veniva comunque utlizzato in America, specialmente dagli afroamericani. Questo significa che le origini di questo termine potrebbero non essere legate a una singola lingua ma potrebbe essere nato contemporaneamente in varie regioni e culture. Una cosa è carta: i rapper degli anni ’80 e ’90 lo hanno reso celebre.

Anche termini come “dope” (fantastico) e “squad” (gruppo di amici) già esistevano ma hanno preso piede successivamente, specialmente grazie al rap e ai social. La diffusione di questi ultimi ha sicuramente accelerato l’adozione di termini tipici del rap, facendo sì che entrassero nel linguaggio quotidiano di molte persone indipendentemente dal loro background culturale e dai loro gusti musicali.

“No cap” (vero/non mento) deriva invece da capping (limite) e ha iniziato a essere utilizzata specialmente grazie ai rapper afroamericani di Atlanta. Uno dei pezzi che ha contribuito particolarmente alla sua diffusione è No Cap di FutureYoung Thug (2017) ma, anche in questo caso, il termine è diventato popolare fuori dagli USA: solo in Italia, tra i tanti, possiamo citare brani omonimi di Mambolosco (2019),  Emis Killa, Jake La Furia e Geolier (2020), Vacca (2021) e DopeOne (2022).

Yellow diamonds like banana, that’s cap
Put some dirt in Mello Yello, no cap

Ecco un glossario riassuntivo dei termini americani più comuni che sono nati e/o si sono diffusi grazie al rap: 

    • Bando: casa abbandonata o non ben tenuta
    • Bling-bling: lusso
    • Cap/No Cap: falso/vero
    • Crunk: pazzo e ubriaco (dall’inglese crazy+drunk)
    • Deadass: sinceramente
    • Dope: fantastico
    • Drip/dripping: essere stilosi, avere un bell’outfit
    • Fella: fratello, amico
    • Flex: ostentare
    • Gang: gruppo di amici
    • Ghost: sparire
    • Hella: tanto
    • Homie: amico
    • Ice: gioielli
    • Lit: meraviglioso
    • Moola: soldi
    • OG: originale, esperto, veterano (dall’inglese original gangster)
    • Opp: nemico
    • Posse: gruppo, posse
    • Racks: soldi tenuti con l’elastico
    • Rat/snitch: infame, traditore
    • Squad: gruppo di amici/colleghi
    • Stick: pistola o generica arma da fuoco
    • Yo: ciao

Il linguaggio rap in Italia

L’Italia è un Paese ricco di diversità linguistiche e culturali e questa varietà si riflette anche nella musica rap. Oltre ad aver adottato anche noi alcuni dei termini americani illustrati precedentemente, i rapper italiani spesso scelgono di inserire nelle loro canzoni espressioni dialettali e regionali. Sebbene i dialetti non si diffondano in altre regioni, grazie a questa scelta gli artisti contribuiscono ad abbattere confini e differenze.

Al giorno d’oggi è molto frequente vedere giovani cantare perfettamente canzoni dei loro rapper preferiti in un dialetto che non è il loro. Questa non è solo una scelta stilistica ma anche un modo di valorizzare identità e tradizione in un mondo sempre più globalizzato.

Un esempio è The Island di Salmo ft. Hell Raton. La canzone è in italiano ma celebra la Sardegna anche attraverso l’inserimento di parole e di elementi tipici della cultura sarda. Lo hanno fatto anche altri rapper, alcuni esempi sono i Co’Sang, Clemetino e Geolier con Napoli e i Colle Der Fomento, Gente De Borgata e i Truceklan con Roma.

Macheteros mascherati sopra il palco mamuthonesQui si ferma il tempo e non passano le ore

La rivoluzione del linguaggio del rap

Fra le tante rivoluzioni che questo genere porta avanti c’è quindi anche quella linguistica, chi se lo sarebbe aspettato?

Il rap produce costantemente nuovi termini, slang e modi di dire che poi vengono adottati localmente e, a volte, anche internazionalmente. I giovani di tutto il mondo utilizzano espressioni derivate dal rap nelle loro conversazioni quotidiane, dimostrando come questo genere musicale abbia il potere di superare barriere culturali e linguistiche. Questo rende il rap un vero e proprio laboratorio linguistico in continua evoluzione.