«Sono sempre stata una che fa molto più di quello che dice» – Intervista a Leslie

Abbiamo avuto il piacere di realizzare un’intervista a Leslie, per parlare con lei del suo percorso artistico.

Da quando ha iniziato a fare sul serio vi abbiamo parlato spesso di Leslie. Negli ultimi tempi l’abbiamo vista mettersi alla prova in contesti molto diversi tra loro, pur rimanendo sempre fedele a sé stessa e dando continuamente prova di un grandissimo potenziale.

La incontriamo a distanza di un paio di settimane dal live di Real Talk tenutosi a Milano al quale lei stessa ha preso parte, mandando il pubblico in visibilio. Davanti ad un caffè in quella che durante la nostra chiacchierata lei stessa chiama ormai la sua città, ovvero Milano, ci siamo fatti raccontare le sue più recenti esperienze, ma soprattutto quello che dobbiamo aspettarci di sentire da lei in futuro.

Ciao Leslie, ti abbiamo vista solo pochi giorni fa sul palco del Carroponte per Real Talk Live. Cosa ti ha lasciato quest’esperienza e com’è stato ritrovarsi a calcare lo stesso palco di artisti del calibro di Clementino?
«Mi ha lasciato un sacco di belle sensazioni ma anche un senso di responsabilità addosso che prima non sentivo. Sono stata sul palco con artisti di un certo calibro. Lo stesso Clementino lo andavo a sentire da ragazzina, sbattevo contro le transenne sotto il palco e quindi posso dire di aver visto un po’ i ruoli invertirsi. Essendo nella mia città poi ho sentito più responsabilità verso il pubblico e il tipo di appagamento che mi ha lasciato è stato diverso da quello di tutti gli altri live. Per una settimana sono andata a dormire sognando quello.»

Al termine della puntata del format online di Real Talk invece hai annunciato di avere in preparazione un disco. Ad oggi, dove sono i singoli a prevalere, senti di voler realizzare un album vero e proprio perché credi ancora nella forza del progetto o pensi semplicemente sia la cosa più giusta per te al momento?
«Il disco va fatto, anche se secondo me oggi è una strategia di marketing quasi azzardata, cosa che invece nella musica fino a poco tempo fa era necessaria per definire meglio un artista. Oggi è un po’ un rischio, eppure sento il bisogno artistico di farlo per concretizzare tutte le idee che ho in testa, oltre che per una questione personale. Sai ad esempio quando ti devi trasferire e ti ritrovi a fare gli scatoloni con tutta la roba della casa vecchia? Quelle cose sono lì, tutte racchiuse in un solo posto, ed è più o meno quello che sto facendo con il disco. In realtà poi, ho molto più di quello che faccio credere, solo che il senso di responsabilità mi consiglia di non dire troppo, sono sempre stata una che fa molto più di quello che dice e prima di concludere quello che ho tra le mani non dico mai niente, sia perché ho paura di deludere le aspettative come chiunque e poi perché non voglio che l’ascoltatore si faccia un’idea di una cosa che non esiste ancora concretamente e finisca ad immaginare qualcosa che io in realtà non ho ancora proposto.»

Passando alla tua partecipazione a The Voice Italia, volevo chiederti qual è stata la cosa più positiva che ne hai tratto.
«Sono riuscita a cacciare un po’ di arroganza forse, cosa che non mi appartiene moltissimo, però in quel caso mi serviva, era proprio richiesta. Mi sono confrontata con un mondo lontanissimo dal mio, ma c’è da dire che mi definisco una musicista particolare in genere. Ho sempre tenuto un piede nell’old school e un piede nella nuova musica. Sono fatta così, mi piace fare entrambe le cose. Io rappo sulla base Boom Bap come sulla trap e quindi ho detto: questa roba non mi apparterrà, ma io lì sopra, su quel palco, posso fare il mio, ed è stato quello che è successo. Mi sono divertita e ho lasciato questo, l’arroganza, ma arroganza buona. »

Spostandoci sul discorso produzioni, sappiamo tutti che adesso i rapper tendono ad affidarsi ad un unico producer per i loro lavori. Pensi che possiamo dire lo stesso di te e i The Ceasars fino ad oggi? Hai intenzione di proseguire su questa linea?  E al tempo stesso, credi avremo comunque l’occasione di sentirti su beat di altri produttori?
«Si, assolutamente. Il mio percorso vero a livello professionale è cominciato quando ho conosciuto Paolo, Marco e Francesco che mi hanno insegnato davvero tante cose. Al di là del legame fraterno che sento con loro è proprio una questione di sound. Con Paolo sopratutto abbiamo gusti musicali affini, ci siamo proprio trovati, è scoccata la scintilla. Quando ho cominciato a lavorare con loro mi sono resa conto che era la mia combinazione giusta. Mi chiuderei però a livello artistico se non collaborassi con altri beat maker e mi piace ascoltare in ogni caso il sound di vari artisti. Ci sono molti produttori che mi piacciono e con cui vorrei lavorare, spero di farlo nel disco.»

Data la tua personale esperienza, volevo chiederti se pensi che trasferirsi a Milano per intraprendere a tutti gli effetti la carriera da rapper sia ancora strettamente necessario.
«Dipende più che altro dalla realtà in questione. Posti come Roma e Napoli ad esempio hanno la loro realtà di rap ben definita e quindi pur rimanendo in un posto come quello si può tranquillamente ambire al proprio percorso musicale. Le cose cambiano se si viene da un paesino come Pescara, così come da qualsiasi altra provincia. Il mio sentirmi attratta da Milano poi è stata una questione mentale. A Milano scendi in piazza e si parla di musica, da me scendi in piazza e si parla di calcio.»

Pensando al futuro invece, qual è il primo obiettivo che vorresti raggiungere artisticamente parlando tra quelli che ti sei prefissata?
«Domanda difficile. Concretamente penso di aver raggiunto il mio obiettivo iniziale con la musica, ovvero quello di comunicare e sentirmi meno sola. Per quanto poi paradossalmente fare musica da sola mi isola, devo dire che mi fa sentire davvero meno sola. Il fine ultimo invece è quello di poterci lavorare, mi piacerebbe potermi alzare la mattina e fare la musica.»

Una delle domande che in effetti volevo farti è se ad oggi sei riuscita a fare del rap un lavoro a tutti gli effetti.
«Non al livello che vorrei. Tendenzialmente poi si può sempre fare di più. Per la musica, nello specifico, devi fare tantissimi sacrifici e investire parecchio prima di poter essere ripagato. Io sto continuando ad investire e credo di essere sulla strada giusta.»

Leslie

Curiosità, un artista che non può mancare nella tua playlist.
«Marracash»

Da sempre? Possiamo dire ti abbia influenzato in qualche modo?
«Da sempre e si, parecchio. “Intelli-gangsta” è il mio mood in teoria.» (fa riferimento al termine che Marracash ha usato più volte per definire la sua musica, ndr)

In conclusione, cosa dobbiamo aspettarci da Leslie nei prossimi mesi?
«Tantissima roba…dovete tremare! Ho fatto uscire poche cose perché ho pensato a lungo a come rilasciarla per valorizzarla al meglio. Ho dei bei brani, voglio che la gente gli dia la giusta attenzione. Posso però dirti che ho una sorpresina che uscirà i primi di ottobre per allietare l’attesa del disco…»

Salutiamo Leslie e la ringraziamo per il tempo che ci ha concesso durante questa intervista. Restiamo in trepida attesa di scoprire le novità che ha in serbo per noi, a cominciare dalla prossima release che sembra essere davvero vicina.