Dopo 6 progetti, 2 saghe e numerosi video musicali, Nas e Hit-Boy concludono la loro trionfante era con Magic 3.
Un capitolo che racchiude quanto di meglio il duo ci ha offerto in questi ultimi anni e molto di più.
Magic 3 è Il Ritorno del Re di Nas e Hit-Boy – Recensione
Hip-Hop is not dead
Oggi parlare di Hip-Hop è come rompere le fondamenta di una diga, si rischia di essere travolto da preoccupazioni e critiche o circondato da punti di vista e argomentazioni differenti. Che sia la difficoltà a trovare posto in top 10 o cercare di rendere l’arte inseguitrice del trend (e non viceversa), il genere sta attraverso un periodo tumultuoso. Nas e Hit-Boy vivono da ormai tre anni al di sopra di quella diga e lasciandosi ispirare dai principi cardine della cultura Hip-Hop sono arrivati al sesto, ultimo progetto: Magic 3.
L’annuncio che ha rivelato il prossimo Magic come sforzo finale dell’instancabile duo ha creato una pressione non indifferente, l’aspettativa di chiudere qualcosa di speciale in modo degno. È poetico pensare a come le due saghe di Nas e Hit-Boy si siano fatte strada in anni di piena incertezza sociale nei confronti del genere. Che strada sta intraprendendo? Dove sono le hit? Le donne salveranno il genere? Sono solo alcune delle domande scaturite da una “crisi” che come ogni cerchio storico di eventi non fa altro che girare e tornare allo stesso punto.
Nas conosce bene l’incertezza che può permanere nel proprio genere e la prima reazione non fu delle più apprezzate. Hip-Hop is Dead, album mirato a tutti e a nessuno, nacque proprio da un periodo di transizione del genere, in cui mentre le rock opera conquistavano le classifiche di tutto il mondo, nell’Hip-Hop il South si stava prendendo non solo lo stile ma anche i trend che facevano brillare New-York e Los Angeles. Anni dopo l’MC di Queensbridge ha chiarito le sue intenzioni, dichiarando che il titolo andava spiegato con più precisione e cautela:
Ho creato quel progetto perché erano troppe le volte che il potere di questa musica era in mani sbagliate – non artisti ma gente nel business. In retrospettiva, ho mancato l’obiettivo di chilometri. Non volevo separare le persone. Pensavo che il solo titolo fosse abbastanza, nel dire -L’Hip-Hop è morto- non sapevo da dove iniziare così l’ho nominato per vedere solo dopo dove sarebbe finito tutto il resto.
Un’azione impulsiva in una fase transitoria, sfociata anni dopo in un vero e proprio rinascimento fatto di nuovi talenti e progetti che hanno segnato le decadi successive.
Oggi come tanti di noi, Nas è cambiato e ha alienato se stesso dal caos esterno per abbracciare l’energia in studio in ogni sua molecola ponendola nelle ispirate mani di Hit-Boy. King’s Disease e Magic sono due saghe concepite in parallelo con due ben distinti obiettivi congiunti solo in questa ultima operazione.
La magia finale
La musica di Magic 3 come quella dei suoi album-companion è senza tempo, fresca nella sua presentazione ma profondamente conscia della leggenda che la sta scrivendo. Se King’s Disease presentava una collezione di brani più concettuali e complessamente prodotti, Magic era indirizzato ai fan che vogliono sentire Nas rappare intricato in flow coinvolgenti e sentimenti impulsivi, niente più, niente meno. In Magic 3 queste due anime si scontrano creando un capitolo di chiusura ricco di introspezione e crudezza lirica. La nostalgia come ogni progetto di Nas è alla base anche di quest’ultimo, subito al servizio della rigogliosa Fever in cui Hit-Boy si reintroduce con alcune delle sue migliori batterie. L’urgenza di mettere i puntini sulle i è la matrice dietro la cupa TSK, ultimo brano registrato dal duo e diretta risposta a chi ha messo in dubbio il leggendario MC anche in questi anni di pura produttività. Hit-Boy fa suo lo studio di registrazione sfornando tra le strumentali più dinamiche delle due saghe, in Superhero Status il sample di Eddie Kendricks accompagna Nas, barra dopo barra, in cui l’MC condivide alcuni degli elementi che lo tengono ancora alto e ispirato a quasi 30 anni da Illmatic.
Always on time, I’m never petty, I’m always ready. That’s why my shit flows smooth and steady, pictures on Getty I don’t complain, I don’t blame. Know when my time is done, I move to the side, I don’t want nothin’ to prove to these guys. If y’all movin’ like Nas, y’all wouldn’t assume someone owe you.
Nonostante la grande quantità di musica rilasciata, Nas non ha scelto di condividere molto con i media, le interviste rilasciate si contano sulle dita di una mano. Così in I Love This Feeling è il rapper in persona a documentare le sensazioni e l’ispirazione provata nel corso degli anni andando in studio con Hit. Nasir non parla ad un muro, il valore delle sue parole è impreziosito anche da chi è rivolta la poetica. La traccia 4 di Magic 3 parla ai più giovani e a quelli i cui sentimenti sono nuovi e sfocati, gli artisti del futuro di cui Nas cattura in un singolo brano i dubbi e possibili errori.
Le fantasie da “sugar daddy” hanno occasionalmente giocato un ruolo nei progetti di Nas rilasciati dopo il caotico divorzio del 2010, da gentiluomo alla ricerca della sua prossima metà fino a brevi momenti di piaceri mondani, Nas gioca ancora una volta con questi temi in Pretty Young Girl in cui incita ai social la ricerca di una “lei” irraggiungibile. Insieme a Jodeci Member, i seguenti brani sono la parte più vulnerabile dell’incredibile progetto, allungandone la durata anche se faticano nell’aggiungerci un valore preciso.
La natura introspettiva e riflessiva di Magic 3 lo avvicina al fantastico King’s Disease III evidenziando l’intenzione del duo nel dare peso e non solo numeri ai successivi capitoli rilasciati. In Based on True Events Pt. 1 e Pt. 2, Nas trasforma Hit-Boy in regista sfidandolo a coniugare due beat per poi trasformarli in score da motion picture. Il racconto di Nas non offre una timeline ma luoghi e personaggi a dargli credibilità. Il rapper di New York rimane al giorno d’oggi uno dei più minuziosi e incredibili racconta storie del genere.
Con l’avanzare dei progetti Nas e Hit hanno selezionato una vasta gamma di collaboratori, rendendo omaggio alla nuova scuola nel primo King Disease, realizzando i sogni di milioni di fan nel blockbuster King Disease II e selezionando sempre accuratamente chi dovesse condividere lo studio con Nas. In Magic 3 il compito è spettato a Lil Wayne. Never Die è la terza collaborazione tra i due rapper che si apprestano a guadagnarsi il 3 peat perfetto (Pun Intended). Wayne anticipa forse il liricismo che troveremmo in Tha Carter VI su una strumentale che sembra un tributo di Hit-Boy agli spazzi soulful introdotti da Kanye nella Roc-A-Fella Records dei primi 2000’.
Sin dal primo capitolo, l’estetica di Magic ha sempre mostrato l’artista in bilico tra il suo io del passato e quello del presente. Come mostrava la cover del primo capitolo e in particolare modo quella del secondo, Nas era in completa sintonia con le sue “ere” mentre scriveva i diversi progetti. In quest’ultimo capitolo No Tears offre un emozionante pay off a tutto questo. Divisa in due strofe, nella prima l’artista parla alla sua versione da adolescente mentre nella seconda è un giovane Nas a congratularsi con i risultati ottenuti fino ad ora. No Tears è un brano fondamentale specialmente per chi fa musica e spesso finisce col perdete ispirazione perché ci si costruisce un tetto sulla testa e si perde l’obiettivo. Nas con la sua decennale esperienza spinge a non tatuarsi lacrime sul viso ma a renderle parte e carburanti per se stessi, allontanarsi dallo scoraggiamento degli ostacoli per avere la possibilità di ammirarli in retrospettiva dopo averli superati.
L’altra faccia della stessa medaglia di No Tears è rappresentata da Sitting With My Toughts.
L’MC ha affrontato diversi semafori rossi nella sua carriera, dalla perdita di sua madre nel 2002 al doloroso divorzio con Kelis, Nas ha sempre trovato il modo di “bounce back”.
Sitting With My Toughts riassume alcuni eventi della vita del rapper mentre singoli versi come “Nipsey would’ve love that I’m working with Hit” sono particolarmente d’impatto se si considera la relazione di Hit con Nipsey pochi giorni prima dalla scomparsa di quest’ultimo.
Nas risponde agli stop della vita con l’empatia, la stessa che lo spinge ad aiutare il prossimo pur di vedere un sorriso in più intorno a lui; Magic 3 è uno dei progetti più rivelatori di Nas e uno dei più difficili per Hit-Boy, i beat di No Tears e Sitting With My Toughts non tradiscono il peso dei testi creando melodie in piena sincronia con essi.
Come ogni seguito che si rispetti, Magic 3 non dimentica chi è venuto prima di lui. Due sono i brani che hanno trovato in questo capitolo le proprie continuazioni, Blue Benz del primo King’s Disease diventa Blue Bentley, un brano in cui Hit-Boy apre una dimensione alternativa in cui la trap è nata a NYC e Nas ne è uno dei fautori. La strumentale ruba così tanto la scena che l’MC pare passare quasi in secondo piano, una rarità nel caso di Mr. Jones.
Lo spettacolo continua con Speechless, Pt. 2, completamente diversa in tecnica e sonorità dal glorioso intro di Magic 1, questo sequel regala altre potenti riflessioni sulla carriera di Nas. Si parla di obiettivi, di politica e dell’avvento delle intelligenze artificiali nel music biz:
A.I. is only here to replicate and control imitatin’ the original then grabbed them a mold of the binary code, it’s your pattern they stole, this my tactival flow, the one they can’t redesign. You can redo the voice but you can never read my mind.
I punti di vista espressi nel brano sono decisi e intimidatori nei confronti del caos che ci circonda evidenziando di come i numerosi lavori di questi anni sono frutto della propria sicurezza oltre che della propria creatività. Mentre Nas e Hit-Boy si apprestano a chiudere il sipario, ci sorprendono con un ultimo trick. Japanese Soul Bar è un tuffo nel passato presentano con atmosfere giapponesi e un piccolo ma significativo tributo alla terra del sol levante che viene fin troppo sottovalutata riguardo il suo amore per l’Hip-Hop.
La magia ha guarito il re.
L’addio è inciso in 1-800 Nas&Hit, un simpatico finale in cui si ricalca il peso di questa lunga e significativa operazione firmata dai due artisti, una lungo titolo di coda che da peso a questo traguardo tanto quanto al suo punto di inizio.
Finally killed the King’s Disease, I see what a genius see.
Sono passati ben 17 anni da Hip-Hop Is Dead e Nas insieme allo stesso Hip-Hop è arrivato al suo 50esimo anno di vita, evoluto e arricchito dalle esperienze e dalla diversità incontrata lungo il percorso.
Oggi la leggenda di New York City insieme ad Hit-Boy decide di dimostrare qualcosa al genere, qualcosa di mai fatto prima d’ora invece di darlo per “morto” ed etichettarlo “in crisi”. Un segno di maturazione e quindi di esperienza che diverrà inevitabilmente un punto di riferimento per le generazioni a venire.
Magic 3 è il Ritorno Del Re di Nas e Hit-Boy, un impeccabile capitolo finale capace di rivelare ancora qualcosa del suo autore e di celebrarne l’incredibile legacy.
Non solo Magic 3: per saperne di più, puoi recuperare sul sito anche la recensione dei progetti precedenti di Nas e Hit-Boy:
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• Magic 2