Di questi tempi, il modo in cui funziona l’industria musicale porta spesso a mettere in secondo piano un elemento fondamentale: la passione. Questo fattore dovrebbe, infatti, essere alla base dell’intrattenimento, che si parli di musica, letteratura, cinema o altro.
Latto ha iniziato a rappare all’età di otto anni e da allora non ha mai smesso. Nel mentre, ha vinto The Rap Game – lo show di Jermaine Dupri, pubblicato due album e divenuta la prima rapper di Atlanta ad ottenere una certificazione da parte della RIAA. 777, il suo nuovo disco, ci ricorda cosa l’ha spinta ad intraprendere questa strada.
Con 777, Latto ci regala un album musicalmente vario: ecco la nostra recensione.
Di recente, Nicki Minaj ha fatto una dichiarazione molto importante durante un’intervista con Joe Budden. La rapper ha avuto modo di commentare lo status del panorama odierno e ha parlato di artisti senza volto: una volta che un genere diviene popolare (leggasi: trap), chiunque vuole cimentarvisi al punto da perdere la propria identità.
Latto è sempre stata ben conscia del rischio di rimanere anonima. Il suo background culturale e musicale affonda, infatti, le radici nel panorama di Atlanta, sua città natale nonché culla della trap. In questo contesto può quindi essere letta la varietà musicale del suo nuovo sforzo discografico.
Queen of Da Souf pescava a piene mani dalla tradizione del dirty south senza però risultare del tutto originale. 777 vira in tutt’altra direzione, dando modo alla giovane rapper di provare la propria versatilità e di rivolgersi ad un pubblico più ampio.
Prova di ciò è, anzitutto, Big Energy remixata di recente da Mariah Carey. Il brano è stato il primo grande successo commerciale di Latto e si sta avviando a conquistare le vette delle principali classifiche americane (attualmente, staziona alla #3 della Billboard Hot 100). Al di là delle polemiche mosse dai soliti puristi, la traccia ci restituisce una poliedricità del tutto spontanea.
Al giorno d’oggi, ciclicamente ogni rapper raggiunge una fase in cui dichiara di voler dimostrare il proprio eclettismo sonoro con risultati riusciti a metà. Big Energy vede, di contro, Latto pienamente a suo agio in un terreno differente da quanto ci aveva abituato.
In questo discorso, si inserisce poi la bellissima Sunshine – uno dei momenti migliori del progetto. L’artista l’ha descritta come una canzone hood gospel e, fin dall’uscita di 777, si è rivelata la più cliccata sulle piattaforme di streaming. Complice la presenza di Lil Wayne e Childish Gambino, il brano è una prova molto riuscita e porta sicuramente una ventata d’aria fresca.
Latto non ha però dimenticato di accontentare la fan base di vecchia data, includendo inediti liricamente e musicalmente vicini ai lavori del passato: Soufside, il banger Stepper nonché Wheelie, il duetto in collaborazione con 21 Savage già divenuto virale su Tik Tok.
Alyssa Stephens ci parla di sé.
Dal punto di vista lirico, si può notare un ampliamento della prospettiva di Latto. Il cuore del disco rimane un atteggiamento braggadocious, ma l’artista appare più consapevole delle difficoltà e delle negatività che la fama porta con sé.
The Biggest – non inclusa nella tracklist finale – ci aveva già dato un assaggio della maturità di Alyssa, che emerge più volte nel corso dell’album. Nelle due intro, la rapper ci ricorda di essere la prima donna di Atlanta ad aver riscosso un successo del genere.
In queste due tracce, però, il vanto personale è motivo per puntare i riflettori su di una città intera e, indirettamente, sui talenti che l’abitano. Ecco quindi emergere una questione di identità culturale e sociale, oltre che musicale.
Anche Sunshine e Trust No B***h danno modo a Latto di sfogare la propria frustrazione. Protagoniste sono le persone false che, in passato, hanno usato il loro rapporto con la ragazza per fini personali. Ad emergere, però, non è solamente la rabbia, ma anche – e soprattutto – la capacità di vedere oltre questi ostacoli:
“‘Bout a check, f**k the rest/Stay out the way, I’m at home with a yo like I’m on house arrest/In my bag and out the mess/B*****s trash, I ain’t impressed (Nah)/I can’t tell if b*****s sellin’ records or they sellin’ sex (Uh)/Speak on me for clout, tryna drag it, that’s your only hype”
777 non è certamente un capolavoro lirico, ma contiene la giusta dose di autenticità e argomenti personali che permettono alla rapper di spaziare e diversificare rendendo il progetto godibile e fruibile.
Una questione di passione.
Da 777 emerge sicuramente la passione di Latto per il rap. La sua musica è alimentata e tenuta in vita da una fame che la salverà dal pericolo di diventare una senza volto – per tornare alle parole di Nicki Minaj. Ripercorrendo il cammino artistico della rapper, è inevitabile notare come questa brama di diventare qualcuno sia sempre stata alla base delle sue scelte.
Molti colleghi della scena contemporanea hanno da imparare dalla carriera di Latto e la speranza è che questo disco rappresenti solamente l’inizio di un lungo percorso e di una carriera prolifica.
Siete d’accordo con la nostra recensione di 777 di Latto? Non vi resta allora che recuperare il suo nuovo sforzo discografico cliccando il link di Spotify che trovate di seguito… buon ascolto!