Ci siamo finalmente ripresi dal concerto di Kendrick Lamar al Milano Summer Festival e, se non siete stati con noi, proviamo a raccontarvi un po’ le emozioni che abbiamo vissuto in questo live che entra di diritto nella storia dei live rap in Italia.
Reportage del concerto di Kendrick Lamar a Milano
Giovedì 23 giugno si è tenuto all’Ippodromo SNAI San Siro di Milano quello che potenzialmente è e sarà il concerto rap più atteso dell’anno. Kendrick Lamar prima di questa data era stato in Italia solo otto anni fa e nel 2020 è andato molto vicino a fare il suo ritorno nel Bel Paese, ma la pandemia ha messo i bastoni nelle ruote a tutto il settore e così è stato in qualche modo rimandato al 2022.
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L’attesa
C’era appunto grande attesa per questo concerto. L’illusione del live nella Capitale si è fatta sentire parecchio e il suo nuovo album ufficiale, Mr. Morale & The Big Steppers, è uscito soltanto lo scorso maggio dopo un’altrettanta infinita e logorante attesa.
Per la prima volta nella sua carriera Kendrick ha portato l’ascoltatore all’interno della sua sfera privata toccando argomenti mai affrontati in passato. Dalla relazione turbolenta con sua moglie, alla transizione di genere di sua zia e suo cugino, passando per tante altre tematiche che hanno reso il suo quinto disco in studio uno specchio della realtà con cui molti hanno a che fare quotidianamente.
L’uscita dell’album era stata tra l’altro anticipata di un paio di mesi dall’annuncio del tour e, tutti questi insiemi di avvenimenti, hanno generato nella testa dei fan una serie di idee e aspettative differenti su di esso. La sua versione europea partiva proprio da noi, a Milano, perciò nessun live precedente su cui basarsi: tutto sarebbe stato nuovo, a maggior ragione dopo una pandemia che ci ha forzatamente tenuti lontani da concerti e luoghi con migliaia e migliaia di persone.
Le gente però era pronta, arrivata perfino da regioni lontanissime o dall’estero per prendere parte a questo evento. C’era quindi tantissima voglia di godersi dal vivo il secondo concerto italiano del pluri-acclamato GOAT del rap contemporaneo e, scambiando qualche parola con i ragazzi di ogni età presenti in coda o sotto il palco, si potevano trovare prove sul fatto che oggigiorno c’è ancora qualcuno che ascolta e approfondisce i dischi e i testi di un rapper.
Le ombre
Il tempo inizialmente non era dei migliori, ma da ovunque lo si guardi, il meteo in queste settimane non lo è stato mai. Fatto sta che le nuvole sopra di noi minacciavano pioggia, almeno fino a un paio d’ore prima del presunto inizio del live. Fortunatamente così non è stato, anzi, hanno salvato persone che non prendono il sole dal 15-18 da possibili insolazioni.
Altre nuvole – metaforicamente parlando – tuttavia aleggiavano sopra il concerto. Da giorni, infatti, una delle domande più gettonate dai fan di Kendrick presenti sotto il palco era:
Ma chi aprirà il concerto di Kendrick Lamar a Milano?
Nessuno sapeva la risposta, se non la certezza che il cugino Baby Keem – che lo accompagnerà nelle date ufficiali del The Big Steppers Tour – sarebbe stato assente, in quanto in concomitanza si sarebbe tenuto a Berlino la prima data del suo The Melodic Blue Tour.
C’era quindi la paura di dover aspettare diverse ore sotto il sole senza un minimo di intrattenimento. Paura che con il passare dei minuti è diventata una triste realtà. Dalle 17 alle 21.30 – ora in cui è partito il live, con mezz’ora di ritardo – non c’è stato assolutamente nulla, nemmeno un dj set o una playlist messa su senza alcun sentimento ma capace di far gasare le oltre ventimila persone accorse per vedere il rapper di Compton. C’era solo una lieve musica da bar in spiaggia, che probabilmente dopo le prime file nemmeno si sentiva.
Lasciamo il beneficio del dubbio sul fatto che potesse essere una decisione dello stesso Kendrick, ma siamo certi che un concerto di questa portata meritasse un pre-live di tutt’altro genere. Aggiungeteci poi accalcamenti, prezzi di bevande e cibo vittime sicure dell’attuale inflazione (lol), merchandising totalmente assente e il gioco è fatto.
Ma per fortuna c’è la musica. Per fortuna c’è Kendrick Lamar.
La luce
Alle 21.30 tutto cambia. Kendrick fa finalmente ingresso sul palco del Milano Summer Festival e sulle note di United in Grief – la traccia di apertura di Mr. Morale & The Big Steppers – la gente si leva di dosso la tensione pre-live e inizia a cantare i brani (o qualche parola random) del rapper, seppur dalle casse del palco non risuonassero al meglio. Con le successive m.A.A.d. city, Money Trees e Backseat Freestyle partono anche i poghi e perfino qualche cerchio degno dei live più hardcore: è festa.
Kendrick sul palco è una macchina. Non si ferma un secondo, pare non abbia nemmeno bevuto un sorso d’acqua, forse come forma di sostegno ai fan assetati sotto il palco. Assistito da un corpo di ballo meraviglioso, ha compiuto imperterrito un viaggio tra i suoi più grandi successi – Swimming Pools (Drank), Bitch, Don’t Kill My Vibe, Alright, DNA. HUMBLE – e alcune (forse poche) tracce del suo ultimo disco: N95, Count Me Out, Silent Hill (con tutta la strofa di Kodak Black rappata dallo stesso Kendrick) e Savior, brano con cui ha concluso il concerto e che ha definito il suo preferito di Mr. Morale & The Big Steppers.
Kendrick sul palco era connesso con noi, noi con lui, e siamo felici di aver assistito a qualcosa che difficilmente sarebbe potuto capitare qualche mese fa. Durante la performance di brani con strofe caratterizzate dall’utilizzo della n-word – spesso in chiusura della barra – diverse persone (almeno quelle vicine a chi sta scrivendo questo articolo) si sono censurate e non l’hanno pronunciata, se non pochissime volte forse inconsciamente. Con le dovute ponderazioni, è l’ennesima prova che i rapper caratterizzati da una vastissima fanbase e da una bagaglio di skills e liriche sopraffine, possono fare molto con le loro parole, davvero.
Prima di salutare e dopo aver ricevuto cori degni del vicino stadio Giuseppe Meazza, Kendrick ha rivolto al pubblico anche un toccante discorso, fatto prima dell’esibizione di Savior, in cui ha voluto sottolineare il perché ha raccontato tanto della sua vita in MMATBS: tutti noi abbiamo qualcosa in comune, indipendentemente dall’etnia, dall’aspetto fisico, dalla religione e dall’orientamento sessuale, e se lo condividiamo possiamo dare forza per reagire a chi è in difficoltà, anche se vive a distanza,
Un momento toccante, in cui Kendrick Lamar Duckworth ha fatto capire di tenere veramente a cuore ogni suo fan e ogni singola persona presente sotto il suo palco.
La musica vince sempre su tutto
Luci e ombre sull’evento che ha portato giovedì 23 giugno Kendrick Lamar sul palco dell’Ippodromo SNAI di Milano.
Un pre-concerto organizzato e un impianto audio degno di un live di questa portata avrebbero sicuramente contribuito a rendere ancora più memorabile questa giornata. Per fortuna però c’è stato Kendrick, uno dei pochi veri professionisti di questo genere, in grado di intrattenere il suo pubblico dal giorno zero della sua carriera e in grado di rifar rivivere, dopo due anni di pandemia e restrizioni varie, le sensazioni che solo un concerto può trasmettere.
Grazie Kendrick, siamo certi che ricorderemo questa serata per sempre.
Foto in copertina presa da Instagram.