È “fresco” il video di “Porto Rancore” pubblicato da Kappa-O e Virux, membri della bolognese Hard Squat crew.
Il pezzo è anticipato da un campionamento tratto da “La Sagra continua” di Lou X, la cui rilevanza artistica e discografica fu massima durante gli anni ’90. Mi parrebbe inutile ora parlarvi di quanto il rapper pescarese abbia contribuito all’ evoluzione della scena hardcore italiana: rappresentante di un rap troppo diverso da quello cui siamo oggi abituati, molti suoi pezzi rimangono “storici”, sopratutto per le crude tematiche spesso affrontate.
Quale artista migliore di Lou X, dunque, per realizzare un pezzo del genere? È lo stesso Kappa-O a ribadirlo, la sua rima recita infatti: “con questo rit abbiamo già vinto, lo davano per morto ma tutti morimmo a stento” (chiaro riferimento, tra le altre cose, a “Tutti morimmo a stento”: album del cantautore genovese Fabrizio De Andrè e titolo di una canzone prodotta dello stesso Kappa-O).
I due rapper bolognesi hanno realizzato un dissing a 360°, una serie di punchline con destinatario non propriamente identificato. Il pezzo è in realtà rivolto alla società nel suo complesso, volto a mettere in risalto tutte le ipocrisie e contraddizioni proprie delle nuove generazioni le quali riflettono minuziosamente, con i propri comportamenti ed interessi, il sistema stesso in cui vivono e da cui sembrano essere ormai in trappola.
Rap da battaglia contro le mode (“non vesto Cristian Dior”), i trapper, Fedez (questi ultimi personificazione di una continua ostentazione di ricchezza ed affetti dalla “sindrome del gangster”) ed i social network, divenuti purtroppo parte integrante della vita di tutti noi. Ah, dimenticavo, è presente anche un strofa che canzona Young Signorino: parabola discendente – condita da un non so che di psichedelico – di un fenomeno musicale destinato ormai alla ridicolizzazione più totale? E’ sufficiente l’ascolto di “Dolce droga” o di “Mmh ha ha ha”; mi raccomando non siate talmente sadici da voler riprodurre i video delle rispettive canzoni una seconda volta. Forse – guardandomi metaforicamente intorno – non posso che essere d’accordo con Kappa-O quando sostiene che, alla fine, personaggi del genere ce li meritiamo.
“Sincero come pochi, sincero come adesso,
il successo non mi ha cambiato perché non ho avuto successo
per questo in sto locale dovete fare casino,
se no *** **** ve lo meritate Young Signorino”
Nella seconda parte del pezzo si esprime il concetto di “rap schietto”, portatore di storie realmente accadute e vissute in prima persona dagli stessi MC. Troppo spesso, oggi, chi canta di scippi, droghe o rapine, si scopre in realtà essere un “figlio di papà” estraneo alle regole della strada (ogni riferimento a qualunque rapper è puramente casuale). Ne aveva recentemente parlato anche Highsnob nella puntata ad Hip Hop Tv in qualità di ospite.
Rap genuino ed underground, senza censure ipocrite. Un linguaggio crudo e “colorito” per descrivere al meglio la “tragica” (?) situazione in cui ci ritroviamo. Una “strigliata” nei confronti di quei finti rapper o trapper che convivono con la continua smania di apparire e di avere migliaia di like su Instagram o Facebook. Ad un primo ascolto non posso che trovare numerosi collegamenti tra “Porto rancore” e “Selezione all’ ingresso” o “Cronache di Resistenza” dei Club Dogo, “Infamity Show” di Nitro o “La Ballata di Mario Rossi” di Ernia.
Se anche tu ti sei stancato di “falsi miti”, del figlio di Fedez e di idolatrate varie da parte di quindicenni arrapate allora “Porto Rancore” è la canzone adatta.