Abbiamo ascoltato parecchie volte Vultures 1, l’ultima fatica di Kanye West accompagnato da Ty Dolla Sign, e ci siamo fatti un’idea di quello che rappresenta questo disco, nella carriera di uno degli artisti più controversi di sempre. Ecco la nostra recensione.
Kanye West senza censura, ci pensa Ty Dolla Sign a riportarlo sulla retta via: Vultures 1 è l’espressione più pura di “genio e sregolatezza”
Non era per nulla scontato, ma è accaduto: Kanye West ha pubblicato il suo attesissimo nuovo disco, Vultures 1. Vediamo un attimo di ripercorrere il background di questa release e di raccontarvi cosa ci ha trasmesso.
Di seguito la nostra recensione di Vultures 1, affrontata tramite i seguenti capitoli:
- Background
- Aspettative e polemiche
- Punto forte
- Punto debole
- Ospiti
- Ty Dolla Sign
- Live experience
- Conclusioni
Il background
Conoscendo il personaggio, ormai siamo abituati a continui slittamenti di date o addirittura alla cancellazione di interi dischi poco prima della release, come abbiamo imparato ad esempio con Yandhi.
Da quest’estate, con la sua presenza fissa in Italia abbiamo iniziato a credere concretamente a un suo nuovo disco e ci abbiamo sperato fino all’ultimo che potesse essere proprio l’Italia, nella sede della RFC Arena di Reggio Emilia, a ospitarne il release party a ottobre. Dopo aver slittato la data di una settimana e successivamente annullando l’evento, siamo però tornati con i piedi per terra, senza alcun album tra le mani.
Eppure, qualcosa nel periodo successivo è successo. Alcune tracce sono state leakate online, Kanye stesso ha fatto ascoltare qualche snippet da un ristorante, per arrivare all’evento del 12 dicembre a Miami. In quel momento tutti quanti hanno avuto la conferma che Ye e Ty avevano davvero un disco pronto.
Dopo la decisione di suddividerlo in 3 parti, il volume 1 è stato pubblicato ufficialmente il 10 febbraio, accompagnato da altri 2 live, a Chicago ed Elmont. Da quel giorno, il disco è diventato una realtà e tutti quanti hanno potuto ascoltarlo per intero. O quasi.
Anche dopo la pubblicazione infatti non sono finiti i colpi di scena…
Le aspettative e le polemiche
Può piacervi o no. Potete ammirare il personaggio o la musica. Detestare l’uno e apprezzare l’altro o, perfino, potete disprezzarlo totalmente. Ma occorre riconoscere una cosa: Kanye West, nella sua totale follia, è in grado di creare hype come nessun promoter riuscirà mai a fare. Per un motivo o per un altro, tiene sempre altissima l’attenzione su di sé e il pubblico ha sempre grandi aspettative sulla sua musica che, occorre sottolinearlo, è quasi sempre di altissima qualità.
Nei Listening Party di presentazione del disco, si vociferavano i nomi degli ospiti coinvolti, così come si mettevano in risalto i brani che al primo ascolto avevano colpito i fortunati spettatori degli eventi.
Una su tutte è sicuramente Everybody, rielaborazione dell’omonimo pezzo dei Backstreet Boys. Leggendo la tracklist ufficiale al momento della release di Vultures 1, molti sono rimasti delusi nello scoprire che non era presente all’interno del disco. Come sempre Kanye è genio e sregolatezza: cura maniacale nei dettagli musicali e menefreghismo delle regole. Come quelle che impongono di trovare accordi per la liberazione di campioni da parte di chi ne detiene i diritti. Evidentemente Ye se n’è fregato finché ha potuto, salvo poi essere bloccato dall’uso della traccia. Al momento, per i più curiosi, è disponibile online:
Stessa storia per Good (Don’t Die) che campionava un pezzo di Donna Summer, evidentemente senza averne il permesso. Questa traccia ha visto la luce nella prima versione pubblicata online, salvo poi essere bloccata dalle piattaforme di streaming. Apple Music addirittura ha rimosso interamente il disco per alcuni giorni, per poi rimetterlo a disposizione degli utenti, senza la traccia incriminata.
Anche Ozzy Osbourne ha preso il distacco da Kanye e dalla sua musica: originariamente, il brano Carnival avrebbe dovuto contenere un sample (anche stavolta non autorizzato) di War Pigs. Dopo le polemiche, Ye ha dovuto rimuoverlo, salvo poi usare a sfregio un campionamento della sua Hell Of A Life, la quale a sua volta conteneva un campione di Iron Man dei Black Sabbath.
Altre polemiche erano nate già da prima della pubblicazione a causa dell’artwork.
La copertina originale del progetto avrebbe dovuto essere un quadro di Caspar David Friedrich, pittore dell’800 molto apprezzato da Adolf Hitler. Magari si tratta solo di una coincidenza, ma di sicuro non ha rasserenato l’atmosfera attorno a Kanye, già accusato più volte per le sue idee antisemite e filo-naziste. Detto ciò, Kanye ha infine optato per runa cover dove viene ritratta sua moglie Bianca Censori di spalle in déshabillé. Con ovvie polemiche annesse…
In pratica ci si aspettava certi ospiti, certi brani, certi campionamenti e una certa cover, per poi scoprire al momento della release che tante cose erano cambiate. In meglio o in peggio non possiamo dirlo, seppur le versioni originali dei brani si trovino facilmente nel web. In questa recensione, però, dobbiamo valutare ciò che è ad oggi Vultures 1 di Kanye West e Ty Dolla Sign, non quello che sarebbe potuto essere.
Il punto forte di Vultures 1: il suono
Non lo scopriamo di certo oggi: Kanye è uno dei migliori producer della storia della musica. E non lo diciamo perché siamo di parte ma perché, obiettivamente, ci accorgiamo di quale sia stato il suo impatto dal punto di vista musicale sull’arte del producing, del digging e dell’utilizzo di suoni sperimentali. Ye in Vultures 1 riesce a creare beat partendo dai sample, unendoli a suoni post-moderni, rendendo ogni beat iconico e riconoscibile.
Nonostante una apparenza raffazzonata, ogni singolo beat di Vultures 1 è curato nel minimo dettaglio. Le voci dei cori, i sample, la scelta dei collaboratori: tutto è pensato e studiato nel minimo dettaglio e nel complesso questa cura si sente.
Ovviamente Kanye non fa tutto da solo. Si fa accompagnare da producer di altissimo livello quali Digital Nas, JPEGMafia, Timbaland, 88-Keys, No I.D., Wheezy, Chrishan, Ojivolta e Anthony Kilhoffer tra gli altri. Come abbiamo visto, si è fatto aiutare anche da alcuni italiani, in questo suo progetto, come Lester Nowhere e Stef Moro., che abbiamo recentemente intervistato.
Ad ogni modo, il disco trasmette un senso di coesione tra le tracce, riportando alla memoria il Kanye West di qualche anno fa, allontanandosi (non del tutto?) dal suono gospel che lo aveva accompagnato in Donda e soprattutto in Jesus Is King.
Il punto debole: i contenuti
Kanye nel corso della sua lunghissima carriera ci ha abituato a liriche di altissimo livello, quindi le aspettative erano inevitabilmente alte. Nel periodo Jesus Is King – Donda, molti testi erano incentrati sulla religione: forse un po’ ridondanti ma sicuramente trasmettevano un messaggio, spesso cristiano.
Questa volta Ye sembra essersi dimenticato di Dio e di sua madre, che avevano monopolizzato gli argomenti degli ultimi due album (che raddoppiano se consideriamo anche Jesus Is Born e Donda 2). Al contrario, i testi sono abbastanza minimal e non fanno altro che mettere in rima i tweet controversi, le uscite a sproposito e le follie che quotidianamente affollano la mente di Kanye. Parla spesso di donne, di sesso, delle accuse a lui rivolte, senza argomentare più di tanto. Il più delle volte l’ascoltatore finisce per dare ragione a chi lo accusa.
Chiaramente ora Kanye è in una fase della vita in cui si sente un provocatore e anche nei suoi brani prosegue in questo trend, non cerca redenzione. Al contrario rafforza la sua posizione, talvolta con ironia come a voler dire: Kanye è questo, prendere o lasciare.
Con nostro disappunto, Ty Dolla $ign, seppur presente in tutte le tracce, è quasi sempre relegato al ruolo di comparsa. I suoi ritornelli e bridge vanno solo a rafforzare i concetti espressi da Kanye e dagli altri ospiti. Difficilmente riesce a lasciare il suo contributo se parliamo di contenuti, nonostante la musicalità delle parole da lui utilizzate siano sempre piacevoli e gradite.
Gli ospiti
Come dicevamo relativamente alla meticolosità della produzione, Kanye West pone la stessa attenzione nella scelta dei featuring di Vultures. Ogni singola voce nei cori, nelle doppie e ovviamente nelle strofe ospiti è scelto con una cura maniacale, come d’altronde accade da sempre nei dischi di Kanye. Alcuni artisti avevano fatto strofe ascoltate nei vari listening party, per poi essere scartati o rimpiazzati nella versione ufficiale. Nella versione definitiva troviamo la figlia North, Freddie Gibbs, YG, Quavo, Playboi Carti, Travis Scott, Bump J, Lil Durk, Rich the Kid e Chris Brown. In una versione alternativa della title-track Vulture, troviamo anche Havoc, seppure la sua strofa non appaia nella versione definitiva del disco.
Gli ospiti sono di primissimo piano – a livello di notorietà quantomeno – ma non oscurano mai la luce di Kanye, che li rende tutti perfettamente integrati nel progetto, senza rubargli il palcoscenico.
Ty Dolla $ign
Non ne abbiamo ancora parlato, ma Vultures non è un disco solista di Kanye West, bensì è un disco collaborativo, realizzato assieme a quel genio di Ty Dolla $ign.
Siamo da sempre suoi fan, un artista in grado di coniugare il rap con l’R’n’B come pochi altri artisti nella scena. Ty è il featuring perfetto che qualsiasi MC americano vorrebbe avere nel proprio disco. E Kanye ha fatto molto di più, lo ha preso come featuring fisso in ogni traccia. Nonostante il disco sia collaborativo, obiettivamente non possiamo definirlo un disco 50-50. L’impatto d Kanye è obiettivamente maggiore rispetto a quello di Ty, nonostante in alcune tracce, come Beg Forgiveness, tra i due c’è il solo Ty tenga il microfono.
Appurato il fatto che si tratta più di un disco di Ye che un disco di Ty, quest’ultimo si dimostra essere la stella polare dell’album, l’unico punto fermo attorno a cui ruotano le follie di Kanye. Senza Ty, questo album non avrebbe la coesione di cui vi abbiamo parlato. È lui l’artista più focalizzato sul lavoro, che riesce a portare Kanye sulla retta via ed è grazie a lui che dopo solo un paio di slittamenti, Vultures 1 ha visto la luce.
Vedremo se Ty Dolla $ign riuscirà a tenere Kanye su questa via anche per i prossimi due volumi del progetto.
Le Live Experience
Una parte fondamentale di questo viaggio è rappresentato dagli spettacoli live.
Dopo una vita passata sui palchi, Kanye west ha lentamente abbandonato i tour nella forma più tradizionale. Vi basti pensare che con Watch The Throne Tour aveva calcato il palco 58 volte tra USA ed EU, come nei più tradizionali tour mondiali. Con The Yeezus Tour non era passato dalla nostra Europa, ma aveva comunque suonato live 45 volte quel disco. The Saint Pablo Tour invece prevedeva ben 64 date, ma dopo le prime 41, vennero annullate le seguenti 23 a causa di “stress” da parte dell’artista. Eravamo a fine 2016 e da lì in poi, Kanye non ha più eseguito un tour vero e proprio. Per la release di Donda vennero fatti 4 “Listening Party”, durante i quali vennero presentati i brani, talvolta anche in maniera differente tra una performance e la seguente.
Qualcosa di simile sarebbe dovuto accadere a ottobre alla RCF Arena di Reggio Emilia, anche se purtroppo non è accaduto. Sembra comunque che per Vultures Ye & Ty, più che un tour vero e proprio, metteranno in scena delle “serate evento” chiamate Listening Experience, annunciate un po’ a sorpresa come con le due date italiane e quella francese di Parigi. Noi dello staff di Rapologia parteciperemo sia alla data milanese che a quella bolognese, dopodiché riusciremo a farci la nostra idea su questa tipologia di evento.
Per concludere la recensione di Vultures 1
Per concludere la nostra recensione: com’è Vultures 1? Secondo noi è un ottimo disco, probabilmente migliore delle ultime due release ufficiali di Kanye.
Siamo sinceri: Jesus Is Lord era un ottimo progetto, ma un po’ troppo “gospel” per i nostri gusti. Donda era anch’esso un ottimo prodotto, ma decisamente troppo lungo e poco focalizzato. Con Vultures 1, Kanye ritrova la sua musica e si conferma uno dei producer più meticolosi di tutti i tempi.
Sicuramente questo album non eccelle dal punto di vista dei contenuti ma rappresenta esattamente quello che oggi è Kanye. Non è più quello dell’orsetto degli esordi, non è più quello colorato di 808, non è più quello elegante di My Beautiful Dark Twisted Fantasy, non è neanche più quello “punk” di Yeezus. Superata la fase Pablo e superata la fase religiosa e di nostalgia legata alla madre, Kanye è riuscito a reinventarsi completamente un’altra volta, mostrando un artista molto sicuro di sé e al contempo un uomo assolutamente fragile.
Questo disco ci lascia per l’ennesima volta la sensazione che Kanye sia uno degli artisti più completi della scena e allo stesso tempo, uno dei più disturbati, esattamente come traspare dal suo uso dei social recentemente. Un uomo in difficoltà psicologia che ancora non ha superato appieno la morte della madre e la separazione da Kim Kardashian. Questo disagio traspare dai testi di questo progetto, del quale riconosciamo la sincerità totale.
Sicuramente Kanye non è solito fare le scelte più convenzionali, ma spesso le sue follie trovano il supporto del suo pubblico, che ha portato Vultures 1 in vetta a tutte le classifiche del mondo, con record senza precedenti.
Come detto prima, questo disco rimane più un album di Kanye West che di Ty Dolla $ign, ma dobbiamo comunque ringraziare quest’ultimo se è ha effettivamente visto luce. Probabilmente è l’unica persona che in questo momento riesce a tenere sotto controllo l’arte di Kanye e a indirizzarla verso qualcosa di concreto, come questo Vultures 1. La sua presenza in ogni brano è un salvagente a cui Ye può aggrapparsi per dare continuità e coesione al progetto. Dal nostro punto di vista avrebbe meritato anche più spazio in cui mettere in mostra le sue ottime doti canore e di strumentista.
Adesso non possiamo fare altro che aspettare i volumi successivi di Vultures di Kanye West e Ty Dolla $ign, per capire in che direzione si muoveranno i due.