JayJhona e ZZ: conosciamo meglio questi due talenti bolognesi – Intervista

JayJhona ZZ 2

Abbiamo fatto un’intervista a JayJhona e ZZ ovvero due delle voci dei Triflusso, freschi della release del loro progetto estivo Brother From Another Mother, B.F.A.M. Un disco tanto fresco quanto potente, che ha fatto crescere l’attenzione attorno a questi due ragazzi bolognesi, che dopo tanti anni di gavetta vogliono alzare ancora l’asticella.

Ci hanno parlato del loro background, delle loro influenze, del rapporto con la loro città e tanto altro, nel corso dell’intervista che trovare riportata qua sotto.

JayJhona e ZZ, dopo tanta gavetta, vogliono prendere il loro posto al tavolo dei grandi – Intervista

Io un pochino vi conosco perché sono tanti anni che seguo la scena bolognese, quindi qualcosa di voi la so. Ma in realtà sul vostro conto, anche su internet, si trovano pochissime informazioni. Quindi mi piacerebbe come prima cosa che foste voi a presentarvi, a raccontare la vostra provenienza, le vostre crew d’appartenenza, quanti anni è che fate questa roba, che dischi avete fatto, etc etc

ZZ: «Io ho iniziato circa 13 anni fa e all’inizio il mio nome d’arte era Zoro e sono uscito nel 2013 (se non sbaglio), con Inversi, che era un’altra crew, con Fech e Dies. Nel frattempo OTM si era già creata, quindi diciamo che già Inversi era una sorta di distaccamento di OTM.»

Ok, OTM per chi non lo sa è..

ZZ: «OTM (acronimo di On The Move ndr) è nato come laboratorio hip hop a XM24 (storico centro sociale sito nella periferia di Bologna, sorto nell’area dell’ex-mercato ortofrutticolo, ndr). Nel corso del tempo le persone che venivano, che eravamo circa una decina, si sono consolidate e hanno unito le forze per diventare una vera e propria crew. All’inizio era legato più alla mentalità militante, al centro sociale, e poi invece si è spostata di più sulla pura musica. Quindi, una volta nata OTM si sono creati, diciamo, vari sottogruppi, il primo è stato Inversi, composto da me, Fech e Dies, coi quali abbiamo droppato un mixtape. Poi, un paio d’anni dopo, più o meno, abbiamo creato Triflusso assieme a Caleb»

JayJhona: «2016?»

ZZ: «Nel 2016 è uscito il disco, però noi ci siamo formati nel 2015. All’inizio avevamo in mente di fare un progetto solo lui con Caleb e solo io con Caleb, invece poi abbiamo unito le forze. Tre insieme. Abbiamo droppato il primo album a nome Triflusso nel 2016, poi c’è stato Yokai nel 2018 uscito a nome OTM, dopodiché i 3 EP singoli nel 2019»

JayJhona: «Poi nel 2020 è uscito Trinity, che è il secondo disco di Triflusso. OTM come balotta esiste ancora, siamo ancora in contatto, ci becchiamo e tutto il resto, ma come realtà produttiva, come collettivo artistico è finito, diciamo così. Non è più attiva. Sono rimasti solo alcuni, tra cui noi e SPH attivi. Dopodiché sono passati un po’ di anni, dopo il secondo disco Triflusso. E come dire, un po’ per necessità, un po’ per voglia che avevamo, abbiamo cacciato Titanomakhia, che però da inizio ha una nuova formazione, mettiamola così, cioè JJ-ZZ, per vari motivi che non so spiegare…»

ZZ: «Per un’esigenza, diciamo, momentanea, abbiamo messo da parte un attimo Caleb, in standby, mettiamola così»

Parlando di BFAM, invece, è veramente figo e mi è piaciuto molto proprio il mood che ha, il suo suono. Volevamo sapere, questo disco come è nato? Siete partiti sapendo già che direzione doveva prendere a livello di sonorità o è venuto così naturalmente?

JayJhona: «È venuto nel percorso. Però dai, una direzione c’è stata…»

ZZ: «Sì, sapevamo già che comunque volevamo distaccarci dal sound di Titanomakhia e fare una roba più fresca, più leggera»

JayJhona: «Volevamo creare un altro filone di sound, che poi ci ha dato anche più libertà su tutti i punti di vista, sia di scrittura ma anche di immaginario, copertina, cosa proporre, come sviluppare tutti i brani…»

ZZ: «Anche l’approccio alla scrittura è meno articolato, meno cervellotico si può dire»

Vi devo dire il mio giudizio: a me personalmente è piaciuto di più, perché è un pochino più leggero all’ascolto, non è per nulla pesante.

ZZ: «Ma siamo consapevoli del fatto che Titanomakhia, così come Trinity, sia un ascolto pesante»

Sì, quelli precedenti sono dischi bellissimi e super tecnici,però ovviamente da ascoltare in macchina, per esempio sono tosti. Questo qui invece scorre proprio bene, quindi l’ho apprezzato molto. Poi per l’estate, mi sembra molto adatto.

JayJhona: «Sì, è proprio il mood con cui lo abbiamo scritto»

ZZ: «Volevamo richiamare l’atmosfera estiva, può essere considerato anche come un disco da mettere in sottofondo. Cioè non è che devi stare per forza lì concentrato ad ascoltare, lo puoi mettere su, fare le tue cose senza prestare la massima attenzione alla scrittura e alle punchline, che comunque ci sono se ci dedichi attenzione»

E in quanto tempo l’avete fatto? 

ZZ: «Nell’estate 2023 l’abbiamo scritto, nel giro di uno o due mesi»

JayJhona: «Vabbè è partito tutto da Fato, che ci ha mandato una quindicina di sample, noi abbiamo selezionato i dieci, poi da lì abbiamo scremato ulteriormente e siamo partiti da là. Cioè eravamo comunque in un mood di scrittura estivo, avevamo voglia di scrivere, avevamo appena finito di scrivere Titanomakhia più o meno»

ZZ: «Sì Titanomachia era finito lato scrittura ma lo stavamo ancora chiudendo, a livello di sistemazione, mix/master, aggiustamento»

JayJhona: «Eravamo ancora ispirati e quindi abbiamo detto “proviamo a fare questa roba qua con Fato“. A fine settembre ci siamo ritrovati che avevamo già 4 o 5 pezzi scritti. Abbiamo detto, vabbè a questo punto arriviamo a sei tracce, massimo sette e chiudiamo il disco. È stato più o meno così»

ZZ: «L’idea comunque era partita già prima dell’estate, cioè già inverno e primavera eravamo in mente di settarci su quel tipo di mentaità, su quel tipo di wave.»

E per quanto riguarda la scelta dei beat, andate d’accordo? Quelli che piacciono a uno piacciono sempre anche all’altro?

ZZ: «La maggior parte delle volte, diciamo, il 90% delle volte sì, è difficile che ci troviamo in disaccordo…»

Quindi li scegliete insieme? 

JayJhona: «Sì, li scegliamo sempre insieme perché comunque secondo me un rapper non riesce, e non è neanche giusto, che scriva su un beat su cui non vuole scrivere. Quindi si decide sempre insieme alla fine. Prima di scriverci, prima di dire “ok questo beat lo usiamo”, ovviamente dobbiamo essere d’accordo tutti, però capita la volta che lui mi propone una cosa o io le propongo un’altra e si parte da lì»

Ci si mette d’accordo…

JayJhona: «Sì, più che altro si parte da lì e si elabora qualcosa, che ci ispiri a vicenda, mettiamola così»

ZZ: «Per mettere i puntini sulle i, per fare un esempio, sui beat di Grande Blu e di Street Champs io all’inizio ero un po’ titubante, dopo poi…»

JayJhona: «Sì, poi c’è stata anche tutta la post produzione di Talc, che ha influito! Comunque è un disco prodotto da Fato e Talc. Fato ha messo le basi di tutto, del sample, del mood generale del disco e Talc ci ha costruito poi sopra le percussioni, così come la struttura, come dire, il corpo ecco. Lo ha rifinito, mettiamola così»

Passiamo ad un altro argomento. Voi siete chiaramente una parte integrante, come dicevate, della scena underground di Bologna. Bologna è una città un po’ particolare, sotto certi punti di vista. Forse è una mia impressione da ascoltatore, però mi sembra delle volte un pochino chiusa, cioè che tu o fai il rap in una certa maniera, oppure…

JayJhona: «A casa»

Esatto! Che è un approccio molto rigido, di chi vive l’hip hop quasi come una religione. Ero curioso di sapere voi questa cosa, come ve la vivete? È una roba che vi stimola, o al contrario, è una cosa che è vedete come un limite, perché magari avreste voglia di sperimentare qualcosa di diverso e vi sentite un po’ inibiti…

ZZ: «Allora, sì, Bologna è chiusa come città, però allo stesso tempo mi viene da dire che anche noi lo siamo un po’ e ci piace! Siamo molto selettivi con le persone con cui vogliamo collaborare, non so se ci è stato trasmesso dal mood della città. Però non ci chiude a noi sta cosa, ma neanche ci stimola, cioè semplicemente è una cosa che va a braccetto con tutto, diciamo che fa parte del pacchetto. Magari adesso c’è un po’ più di unione tra le nuove leve, fra le nuove realtà. Ma fare musica qui, fare rap qui, soprattutto per chi come noi ha iniziato qualche anno fa, non era facile entrare. Una volta, come dire, dovevi conquistarti il posto un po’ di più»

Sì, c’è questa percezione, che a suonare erano sempre quelli perché era un circolo abbastanza ristretto. Appunto, era difficile entrare.

JayJhona: «Sì, ma quella secondo me è proprio la direzione sbagliata che ha preso Bologna. Perché è vero che noi abbiamo la cultura dell’hip hop in Italia. È nata più o meno a Bologna, da questa cosa qua. Però nel tempo è diventata tipo un “voler campare di rendita” quasi, no? Cioè, siccome sono un rapper bolognese, allora bisogna fare le robe così, bisogna chiudersi, come dici tu, però questa chiusura qua non è solo nei confronti di Bologna, secondo me c’è stata proprio una chiusura sull’hip hop mondiale, non so come dire. Cioè, Bologna è rimasta quasi ferma al periodo DJ Premier, in un certo senso, capito? Non si è mai evoluta perché ha detto “vabbè noi a Bologna abbiamo imparato a farlo così, lo facevamo così ai tempi, siamo gli inventori di questa roba qua” e basta. Invece secondo me è un errore madornale perché c’è un botto di roba da ascoltare, c’è un botto di roba sconosciuta da ricercare e poi, cazzo, si è evoluto l’hip-hop!»

ZZ: «Comunque su di noi non influisce più di tanto sta roba, se vogliamo fare delle collaborazioni fuori le facciamo e se vogliamo fare dei live li facciamo e quindi…»

E quindi voi che rapporto avete in questo momento con i vari rapper di Bologna, anche quelli tipo della generazione precedente?

JayJhona: «A livello di persone siamo sempre stati in buoni rapporti con tutti, bene o male, cioè non abbiamo mai avuto scazzi con nessuno.»

ZZ: «No, infatti, se ti riferisci a un Inoki non lo conosciamo di persona, ma lo rispettiamo!»

JayJhona: «Come l’Arena 051, con loro siamo sempre in buoni rapporti, non ci sono mai stati scazzi»

ZZ: «Non ci sentiamo, non ci becchiamo spesso, però magari se capitiamo nelle stesse situazioni, il rapporto è super tranquillo»

Invece con rapper, artisti di altre città come va? 

JayJhona: «Sicuramente per te (indica ZZ, ndr) è meglio, ma in generale…»

Infatti ho visto che hai fatto un sacco di collaborazioni!

ZZ: «Sì, io tra i tre forse sono quello che ha fatto più collaborazioni fuori da Bologna. Tutte le persone con cui ho collaborato ci sono in ottimi rapporti, sono persone che comunque rispetto e stimo»

JayJhona: «Magari sono persone con cui condividiamo di più la visione artistica di quello che facciamo, cosa che invece per esempio a Bolo facciamo fatica a trovare. Ad essere sinceri artisticamente non è che siamo proprio affini a Bologna…»

ZZ: «No, esatto, non siamo molto sulla stessa lunghezza d’onda con la maggior parte dei rapper di Bologna. Questa cosa la troviamo più fuori»

JayJhona ZZ

Se domani arrivasse un’etichetta, a caso, e dicesse “ho ascoltato il vostro disco, mi è piaciuto”, voi siete persone di quelle che possono prendere in considerazione quantomeno un’offerta del genere oppure avete il vostro lavoro, la vostra vita e dite “non ci penso neanche: io voglio fare il rap come pare a me”?

JayJhona: «Beh, sicuramente si prende in considerazione la cosa, se ne può parlare, però sì, dipende appunto… L’etichetta X, non si sa… Sì, sicuramente si prende in considerazione qualsiasi proposta, ma anche in generale, a livello collaborativo, con qualcuno…»

ZZ: «Le porte non sono chiuse. Se un’etichetta fa una proposta, bisogna vedere che tipo di proposta è, quanto inficia sul nostro sound, sulla nostra mentalità, sul nostro approccio alla musica, sulla produttività, su tante cose. Deve essere una sorta di venirsi incontro»

Quindi non avete avuto mai esperienze con le etichette? Voi al momento come siete inquadrati?

JayJhona: «Abbiamo avuto esperienze con realtà, che magari gestivano anche delle etichette o facevano parte di qualcosa di più grosso, che ci hanno aiutato in certe fasi, in alcune cose che riguardavano il progetto, tipo distribuzione di vinili, queste cose qua. Però non abbiamo avuto esperienze con delle etichette»

ZZ: «Accordi artistico-musicali no, non ne abbiamo mai avuti. Anche perché comunque siamo abbastanza di nicchia, non è che il nostro nome circoli così tanto da far incuriosire le etichette, probabilmente, quindi presumo che anche per questo non abbiamo mai avuto offerte»

Però ci sono anche tante etichette, penso ad esempio a quella di Egreen, che è la Payback, che va a prendere esclusivamente emergenti o comunque gente super di nicchia. Ma era solo per curiosità…

ZZ: «Sì, la conosciamo, però a noi direttamente non è arrivata nessuna proposta»

Ok, quindi voi ad oggi siete totalmente indipendenti, cioè quando voi fate un disco, vi autofinanziate in tutto?

JayJhona: «Sì, assolutamente.»

ZZ: «A parte la questione vinili, sì, ci autofinanziamo noi.»

Ah ok, e i vinili come funzionano? Per curiosità…

JayJhona: «Per Trinity abbiamo fatto questo accordo con Dino che è un DJ di Pesaro nonché un discografico. Cioè ha la sua etichetta, le sue robe, che riguardano più la techno e l’elettronica, però per Trinity ci siamo accordati con lui che si è occupato sia della stampa che della distribuzione perché era preso bene con noi. Per Titanomakhia invece abbiamo lavorato con Costa Klan, in particolare con Jack, che si occupa di tutto. Lui ha i contatti praticamente con le stamperie e distribuisce lui di persona»

E B.F.A.M. lo farete in vinile?

JayJhona: «Questo disco qua stiamo lavorando per farlo uscire in vinile, sì. Sempre con Costa Klan appunto»

Perché non è una cosa da poco. È una roba che infatti ammiravo molto perché ci sono tanti artisti anche molto più grossi, che in realtà il vinile o la coppia fisica fanno fatica a farla perché credo che ci sia uno sbatto enorme dietro.

ZZ: «Penso che se avessimo dovuto finanziarlo noi non so se l’avremmo fatto e se l’avessimo fatto non ci sarebbe stata questa qualità. Sarebbe stato veramente un gran delirio. Almeno per questo diciamo che siamo coperti. Però per tutto il resto sì, mettiamo di tasca nostra e ci gestiamo da soli.»

E invece quali sono i vostri punti di riferimento nel rap? Cioè ad esempio quando avete iniziato a rappare vi ispiravate a qualcuno in Italia o all’estero?

ZZ: «Sì, in realtà ce ne sono stati un bel po’ e ce ne sono tuttora. Le ispirazioni cambiano costantemente. Io personalmente ho avuto varie fasi. Quando ho iniziato ero tarato praticamente solo su PMC, Club Dogo, Jack The Smoker, 60 Hz (i classiconi), Fabri Fibra, I Messaggeri, Kaos… i pilastri di quella che era la Golden Age. Invece per quanto riguarda l’americano, sempre quando ero più sbarbo, mi ero molto affezionato a Big L e Big Pun. Loro proprio me li sono ascoltati a manetta. Poi lì c’è stato un susseguirsi di influenze. È arrivato Method Man, poi ci siamo infuocati col Wu-Tang, poi DJ Premier… Comunque i classici, quelli a cui si sono ispirati tutti all’inizio parlando di un certo un certo intervallo temporale»

JayJhona: «Sì, quelli che hai citato all’inizio. Poi c’è stato Joey Bada$$. Da un certo punto in poi abbiamo cominciato a ricercare artisti sempre più sconosciuti perché andavamo sempre più a fondo nelle wave nelle varie scuole di genere che c’erano in quel periodo: MF DOOM, Madlib…»

ZZ: «Esatto, anche quello! MadVillainy ha influito un sacco, Odd Future, Pro Era…»

JayJhona: «Poi da lì scoprivi un’artista e ne scoprivi altri dieci tutti collegati!»

Ad oggi, secondo voi se parliamo di rap underground in Italia, chi è che tiene alta la bandiera? C’è qualcuno che ancora è il punto di riferimento? Perché adesso, secondo me, c’è un bello stacco tra chi fa rap underground e chi lo fa per il mainstream.  Una volta, magari fino a qualche anno fa, era tutto un pochino più mischiato. Ma adesso c’è un grande stacco e quindi penso che anche chi fa rap underground magari abbia qualche punto di riferimento da seguire…

ZZ: «Sicuramente negli ultimi anni MRGA ha settato l’asticella. Insieme a quello anche Jack The Smoker, che adesso non so più se considerarlo mainstream o underground»

JayJhona: «A me anche l’ultimo disco di Louis Dee mi ha flashato parecchio. Per molto tempo siamo stati anche affezionati molto alla roba di Johnny Marsiglia, anche se l’ultimo disco…»

Non ti è piaciuto? Ma pensa a te, io sono andato giù di testa, mi è piaciuto un sacco

JayJhona: «Secondo me si sente la mancanza di Big Joe!»

ZZ: «Sai, più passa il tempo, meno siamo attaccati al rap italiano quindi l’abbiamo anche un po’ smesso di cagare, detta come va detta. Quindi facciamo fatica a darti una risposta oggettiva e completa a questa domanda. Ti possiamo dire quelli su cui ci siamo tarati e su cui ci tariamo noi, che sono i nomi che ti abbiamo fatto. Sicuramente anche Mattak

JayJhona: «Mattak secondo me è proprio il paradosso del rap italiano. La proporzione fra qualità dei suoi testi e fama che ha raggiunto è incredibile. Però siamo sempre a livello di Jack The Smoker: sono comunque già quasi mainstream. È un confine sottile alla fine»

Li avete tirati fuori, infatti vi volevo chiedere cosa ne pensate dei movimenti tipo appunto MRGA o anche Stakanov Boys di Montenero. In America c’è stato qualcosa di simile, anche più in grande, che è Griselda. Etichette o collettivi dove c’è un suono trasversale, magari i producer costanti e tantissimi artisti diversi che ci entrano dentro, che ti danno sempre quel sentore, che ti ricorda sempre quel mood… È una roba che a voi piace? Vi piacerebbe magari entrare a fare parte di una di queste cose o no?

ZZ: «Partendo dal presupposto che noi come OTM i tempi eravamo più o meno una realtà del genere, solo che appunto era un tempo diverso quindi veniva cagata di meno la roba. Però sì, a me personalmente sono piaciuti. Uso il passato perché MRGA ad oggi non si sa se ci sia ancora. A me personalmente quel movimento lì è piaciuto un sacco e sì, fino a un paio di anni fa mi sarebbe anche piaciuto entrarci. Ora che ha già preso la sua scia e i componenti sono già abbastanza consolidati, hanno la propria cerchia mentre noi ci distacchiamo sempre di più e ci prendiamo sempre di più il nostro posto e affermiamo di più il nostro sound, mi interessa di meno far parte di un collettivo già avviato con altra roba dentro. Chiaro che sarebbe bello collaborare»

Facciamo un esempio: vi chiama Montenero, che ha un produttore che si chiama HVGME che gli produce praticamente tutte le cose e dice, “voi due fate un disco sulle basi sue“. È una roba che vi potrebbe piacere?

ZZ: «Potrebbe essere interessante perché è una sorta di test. Sia per vedere come si lavora con gente con cui non sei abituato a lavorare, sia per te stesso per spingere i limiti e vedere gli altri step che puoi raggiungere fuori dalla tua comfort zone»

JayJhona ZZ

Domanda classicona di chiusura. Quali progetti avete per il futuro? Avete già qualcosa in ballo?

ZZ: «Lo possiamo dire?»

JayJhona: «Ma sì, possiamo dirlo! Sicuramente stiamo aumentando la produttività a livelli abbastanza importanti. Siamo passati da fare un disco ogni quattro anni a farne due nel giro di neanche un anno quindi sicuramente adesso sta cambiando qualcosa. Anche a livello di organizzazione, come fare i beat, dove registrare, come mixare. Tutta questa cosa qua si è consolidata bene e ci ha permesso di essere più produttivi. Questo per arrivare a dire che per adesso il futuro è settato sui due filoni che abbiamo, quindi quello di Titanomakhia e quello di BFAM. Per adesso i progetti sarebbero questi, cioè fare un Gigantomakhia che è il sequel di Titanomakhia e un secondo volume di B.F.A.M.»

Quindi tenere in ballo entrambe le cose?

ZZ: «Per adesso sì. Questi sono i due progetti che stiamo tentando di portare avanti e che dovremmo riuscire a fare. Poi dopo questi altri due progetti di gruppo è probabile che ci siano anche un progetto singolo a testa»

Accidenti, siete super organizzati!

ZZ: «A lungo termine, però sì. Abbiamo settato una sorta di modus operandi e questo è il programma»

Vuol dire che comunque avete una facilità di scrittura notevole

ZZ: «Negli ultimi tempi sì, siamo particolarmente stimolati»

Anche perché non fate dei testi banali con quattro parole in rime e basta. Immagino che dietro ci sia un minimo di studio

ZZ: «Ci vuole del tempo. Però sì, diciamo che dopo quasi quindici anni che facciamo sta roba siamo riusciti a trovare una certa formula e più si va avanti più questa formula si consolida e facilita e velocizza anche il processo di scrittura»

JayJhona: «Secondo me incide molto anche tutto il resto che si è facilitato come spiegavo prima. Cioè il fatto di essere più tranquilli dal punto di vista del post produzione, mix-master stampare i vinili uscire digitalmente, tutte queste cose qua, ti permette di dire “mi libero un po’ di queste cose qua e penso più alla musica”. Questo ci ha anche permesso di scrivere molto di più, essere più ispirati avere più tempo per pensare proprio solo alla scrittura. Quindi dopo anni siamo riusciti anche a raccogliere i frutti di tutta questa roba qua anche grazie ai produttori che conosciamo le persone che ci aiutano»

ZZ: «Sì, è un cerchio che si sta allargando, a livello di team, di persone con cui collaborare che ci possano dare una mano»

Anche perché voi, quando siete partiti, siete partiti proprio da zero!

ZZ: «Sì, anche meno di zero!»

Complimenti davvero, per il percorso, per il progetto BFAM e grazie mille ZZ e JayJhona per l’intervista!