«Non pubblico per colmare un qualcosa ma per avvicinarci sempre più all’America» – Intervista a Dani Faiv

Dani Faiv intervista

In questa intervista, Dani Faiv ci racconta come sta vivendo l’onda positiva dei feedback ricevuti dai fan e ci porta dietro le quinte del suo recente progetto musicale, Ultimo Piano B.

Dalla riflessione personale espressa in barre autocelebrative, alla collaborazione con artisti del calibro di Salmo e Angelina Mango, Dani rivela la genesi dei suoi brani più particolari e la sua passione per l’innovazione. Con uno sguardo al futuro, discute dei suoi piani live e dell’importanza di una fanbase solida. Non manca una riflessione sull’evoluzione culturale della musica italiana e sul suo impegno a promuovere nuovi talenti senza preoccuparsi troppo dei numeri.

Buona lettura!

L’evoluzione di Dani Faiv: tra nuove collaborazioni e sperimentazione musicale – Intervista

Ciao Dani, come stai? Come stai vivendo questo ultimo periodo e i feedback ricevuti?

«Ciao, devo dire bene e…bei feedback! I miei fan sono stati molto contenti.».

Passiamo subito ai contenuti del disco. Ora se mi guardo allo specchio non scompaio, pensa che passo grande che ho fatto: questa barra è un’auto citazione in riferimento al tuo disco d’esordio, The Waiter, o è soltanto una coincidenza?

«In realtà non è voluta come citazione è più una barra a sé stante, è come se dicessi a me stesso “guarda fin dove sei arrivato”. La definirei più un’auto celebrazione, ecco».

James Brown con Salmo: questo direi che è un pezzo veramente particolare, quasi avanguardistico per essere all’interno di un progetto rap. Com’è nato un singolo con queste sonorità? 

«In primis, ti dico che mi fa piacere che tu lo descriva così. Devo dire che è nato in maniera molto casuale, dato che ultimamente ci siamo beccati spesso in studio e mi aveva fatto sentire alcune demo, tra le quali c’era Overdose D’amore e io lì sono impazzito. Dopo avermi mandato qualche provino su questa falsa riga, mi ha fatto sentire la prima versione di James Brown; l’abbiamo lavorata a quattro mani ma partendo sempre da un’idea sua. Mauri comunque è l’unico che può fare quella roba lì cantata in quel modo, ed ha una voce assurda. Per quanto riguarda la mia parte all’interno del brano, ho tenuto sempre un filone strettamente rap, tentando un falsetto stile Queen all’inizio del brano (ride ndr)».

Angelina Mango: vi troviamo qui su una strumentale UK Garage, con un ritornello che si apre al cantato. Come si è creata questa connessione?

«La connessione si è creata attraverso mio figlio che riproduceva in loop durante il giorno la sua Ci pensiamo domani. Da lì, ho deciso di scriverle, anche un po’ per curiosità, oltre al fatto che penso abbia una voce veramente molto bella. L’ho cercata su IG e ho visto che mi seguiva e sono rimasto stupito da questa cosa. Le ho proposto quindi di passare in studio da me, inizialmente per conoscerci e poi per capire se realmente potesse nascere qualcosa, unire due realtà distanti e vedere cosa succede. Lei è un’artista a 360 gradi ed è un tipo di persona che non si pone limiti, non cerca la hit standard, preferisce sperimentare, esattamente come faccio io. In due session separate sono usciti due pezzi veramente forti di cui un brano, Invece Si, contenuto all’interno del suo disco d’esordio».

Situazione live: dopo aver portato uno spettacolo esclusivo alla Santeria di Milano, quali pensi possano essere le tue prossime mosse sotto questo punto di vista?

«Il fatto che mi sia fermato lato live questa estate, in parte è stato un po’ voluto e un po’ perché sono uscito con un progetto proprio nel pieno della stagione, con conseguenti in-store, che devo dire sono andati bene. Per i live, comunque, ho un po’ di date tra Sardegna, La Spezia, ecc… però non ho impostato un tour vero e proprio, e per il semplice fatto che sarebbe stato un difficile organizzarlo senza aver rilasciato prima un disco. Ho già in mente di replicare una sorta di festa come ho fatto per TDC2 e vorrei realizzare un qualcosa di unico…chissà cosa succederà».

A proposito di in-store, dai una forte importanza alla tua fanbase, questo è anche quello che emerge spesso dalle tue parole…

«Vero e ammetto che l’ho vista molto solida. Una cosa di cui sono veramente contento, che ho riscontrato agli in-store, è che che quasi tutti i presenti avevano la maggior parte dei miei dischi, anche i primi. Questo episodio mi ha fatto capire che stiamo realmente creando una sorta di storia tra di noi, che spero vada ad abbracciare col tempo sempre più persone».

Faccio un passo indietro con questa barra di Scusate Se Esistiamo: Musica poca, in via di estinzione. All’interno di un’altra intervista avevi evidenziato il fatto che rilasciare più progetti nel corso di un anno fosse una cosa che ti gasava, quindi ti chiedo se, ritenendo che musica sia in via di estinzione, ti senti “in dovere” di dover ampliare la quantità o se continui a farlo più per divertimento.

«Diciamo che è un mix: il divertimento c’è e in parte in vivo per questo. Faccio una digressione: la cultura, fortunatamente, non è in via di estinzione, anzi, l’Italia si è fatta conoscere all’estero ed è considerata molto di più rispetto a qualche anno fa; ora possiamo dire che ci stiamo rimettendo in linea anche rispetto alla Francia. Ad oggi lavoriamo con i loro producer, loro cercano i nostri, c’è sempre uno scambio continuo e siamo molto originali, tipo un thasup negli States non l’ho ancora sentito. Il problema di fondo è che noi italiani siamo legati a determinate sonorità e modi di scrivere ed è come se cancellassimo il cervello ogni anno e quello successivo accettassimo il fatto di cantare le stesse parole per l’ennesima volta. Oltreoceano, invece, una signora anziana mentre cucina si ascolta Kendrick Lamar e lo percepisce come tale, mentre da noi si ascolta un Al Bano oppure un Irama – fortissimo tra l’altro. La nuova generazione sta allargando sempre di più questi confini culturali, andando ad eliminare quei paletti pre-impostati. Tutto questo, per dirti che io non pubblico per andare a colmare un qualcosa, piuttosto per far sì che ci possiamo avvicinare sempre di più all’America, collaborare senza troppi problemi dettati da major, numeri, etichette… Sarebbe bello se anche da noi arrivassero tantissimi J Balvin che, nonostante il loro status, realizzano un feat. per puro divertimento. Durante le settimane in cui Yoshi era prima in classifica, ad esempio, ho lasciato una strofa per gli Oro Grezzo – gli addetti del settore conosceranno – questo è un esempio per dirti di quanto non mi sia mai realmente interessato dei numeri ed è anche questa la chiave per far conoscere nuovi talenti».

Ringraziamo Dani per questa bella chiacchierata. Potete recuperare il suo ultimo album di seguito: