Intervista a Dani Faiv: nel rap italiano va un po’ tutto al Contrario, pt 3

Dani Faiv TDC3
Foto di Roberto Graziano Moro

Chiacchierare con Dani Faiv è sempre speciale. Non è uno che si perde in giri di parole, va dritto al punto, cercando di trasmettere il valor aggiunto della sua musica. Questo nuovo capitolo della sua discografia si chiama Teoria Del Contrario 3 e, come già vi abbiamo detto, non ci ha deluso. Abbiamo voluto quindi approfondirlo un po’ con lui, in particolare per alcune parole che ha detto al suo interno.

Dalla realizzazione del disco ai suoi contenuti: intervista a Dani Faiv su Teoria Del Contrario 3

Quando hai capito che TDC3 dovesse essere il disco giusto per il post Ultimo piano? 

«Dal Volume 2, perché ho visto una grande risposta da parte dei fan e del pubblico quando è uscito e quindi mi son detto: “devo continuare per forza la saga!“»

Cambia in qualche modo il tuo approccio nello scrivere un tape invece che un album? Dalle tematiche ai beat, a come ti approcci in studio etc etc

«Sì, perché l’album ufficiale lo lavoro un po’ di più a livello personale, chiuso in me, magari tratto tematiche un po’ più profonde, concept e altro ancora. Nei mixtape invece mi becco con le persone, con tutti i featuring ogni volta è una festa e ci si diverte un botto»

E contestualizzandoti nell’anno in cui sono usciti questi tre tape, in quale pensi di aver dato il meglio?

«Eh, guarda, a livello completo forse il 2, perché lì ci sono robe un po’ più personali, come ad esempio la traccia per mio figlio. Nel 3 invece ho spaccato di più ma nel senso che un fan si diverte dall’inizio alla fine, è proprio una roba con banger uno dietro l’altro e divertimento continuo»

A proposito del “vecchio” Dani: come mai la scelta di un Zanzare pt 2? Riuscitissimo come sequel.

«L’ho scelta perché tra le mie tracce più vecchie è quella che, ancora oggi, continua ad essere una delle più ascoltate su Spotify».

Ho poi sentito anche altre reference ai dischi passati, tipo nel pezzo con Marte dove citi Angeli con Spenish. Che hit!

«Minchia, bravo, ottima osservazione!»

Quanto ti sei gasato nel fare GTA VI? Tu, MadMan e Mattak a passarvi il mic sul beat siete andati alla grande

«È stato molto divertente realizzare quel pezzo. Poi MadMan è un professionista, anche Mattak eh, però sia io che Mattak siamo quella generazione che se lo ascoltava anche prima e siamo proprio fan. Quindi è un onore ed è sempre bello percepire quanto impegno ci ha messo un artista del suo calibro per un brano così».

E come è stato registrarlo? Vi siete beccati tutti e tre in studio?

«No, era nata da me e Mattak che abbiamo reccato e abbiamo lasciato gli spazi per lui perché ce la siamo immaginati a tre. E poi da lì MadMan si è gasato tantissimo e, una volta che ha registrato le sue parti, Mattak ha modificato altre robe per collegarsi ancora meglio e ha preso anche quel flow un po’ mio. È stato più o meno un lavoro del genere e devo dire che sono molto soddisfatto del risultato che è uscito».

Mi parli un po’ dei producer? Ce ne sono alcuni che sono poco conosciuti ai più e, visto l’ottimo lavoro che hanno fatto, vorrei che spendessi due parole su di loro

«Sì, in realtà, non li conoscono perché nel rap italiano va un po’ tutto al contrario e, quindi, chi usa i beat di questi producer tante volta non li credita nemmeno, una cosa che proprio non riesco a concepire. Ad ogni modo sono molto forti e nel giro sono conosciuti, come ad esempio Gyard che ha fatto il pezzo di Anna con Sfera; Flatpearl ha fatto da Artie 5ive a Tony Boy, passando per Kid Yugi e molti altri; 20jac è stato nel disco di Shiva, in quello di Dref; insomma, sono tutti ragazzi che spaccano! Diciamo che volevo un timbro un po’ più americano a sto giro e loro potevano portarlo».

Dani Faiv TDC3
Foto di Roberto Graziano Moro

Ho apprezzato molto due tematiche trattate nella prima traccia. La prima è quella dei finti fan: cosa porta secondo te le persone a far finta di esserlo? Senso di appartenenza? Semplice voglia di far polemica in un determinato modo?

«Allora, io intendo proprio che questi non ascoltano le robe e poi dicono di essere fan. Secondo me lo fanno perché oggi è importante far parte di una cerchia, non essere escluso, mentre prima era figo fuori dal coro, ora invece sei un c*glione se lo sei. Invece non è così».

Mi fa piacere quando vengono trattate queste tematiche, come anche la seconda che anticipavo prima, ossia quella dei feat tutti uguali nei dischi rap odierni, almeno quelli in major. Tu non solo hai criticato questa scelta, ma te ne sei discostato alla grande in questo disco. Nonostante il disco esca per Sony, hai voluto prendere una posizione questo trend: vorrei chiederti semplicemente come è criticare queste cose dall’interno?

«Guarda, nessuno dice niente a nessuno. Dipende dalla posizione in cui vuoi stare, quello che vuoi essere. Poi lo sai anche tu quanta ipocrisia che c’è, quindi non è che se dici qualcosa poi non torni indietro, anzi. Cioè questi si dissano e il giorno dopo collaborano. Io lo faccio perché appunto è la teoria del contrario, deve essere la voce di chi non ha voce, di chi fa le scelte fuori dalle convenzioni e dalle dinamiche dettate dagli altri. Questo deve essere».

Critichi anche la questione playlist. Sbaglio o infatti questo disco è privo di tracce da playlist pilotata di Spotify ma è pieno di tracce da playlist di fan del rap fatto bene?

«Una via di mezzo, perché oggi essendo così vario e strano il gusto del pubblico medio che ascolta rap, ti dico che ci sono pezzi da playlist, come quello con Tony2Mill o PopCorn con Freshmula e 18k, che sono tracce che possono andare. Anche quella con Vaz Tè forse».

Però ci sono anche le cannonate rap…

«Sì, certo, perché è quello il trucco: fregarsene e fare un misto con quello che ti viene e quello che ti gasa».

Qual è secondo te quella che potrà maggiormente piacere di più ai fan delle barre? Togliendo magari GTA VI che abbiamo visto che è andata alla grande fin da subito

«Mmmm, o quella con Marte o quella con Johnny Marsiglia e Kkrisna. Il beat di Verbatim, poi, è forse il mio preferito del disco!»

Devo dire che mi è piaciuta molto anche quella con Sayf!

«Ah, grande! Ecco, quella lì è un’altra che se vogliamo è un po’ più canterina».

Ma con stile!

«Sì sì, certo, chiaro. “Ti aspettavi il disco pop ma non ce ne è mai fregato un c*zzo!” come dico nel pezzo con Marte».

Ma secondo te c’era veramente qualche tuo fan che si sarebbe aspettato un disco pop?

«Un mio vero fan no. Soprattutto da Teoria del Contrario non puoi aspettarti un disco pop».

Per fortuna e spero che sarà sempre così nella tua discografia, ma ne sono convinto.

«Per forza. Anche perché io punto ad essere unico: se la gente ha bisogno di questo, perché non si trova, io voglio esserlo. Se volete un progetto così unico fatelo andare, compratelo, supportatelo e Teoria Del Contrario arriverà fino al volume 200 mila».

Grande caz*zo. Vuoi battere il record di Gemitaiz (rido, ndr)

«Eh l’ho messo nello skit apposta!»

Ritornando sui temi che stiamo trattando, pensi che i rapper in major ora vogliono un po’ più di indipendenza? E mi rivolgo anche a te, visto che sei in Sony.

«Io ho questa fortuna che faccio quello che voglio, veramente. La major ha visto che porto risultati più con le mie cose, pensate da me, fatte da me in un determinato modo. Poi ho uno storico che magari me lo permette. TDC è invece ciò che farà da contorno a tutta questa cosa qua».

Piccolo gioco sui contrari per concludere: Puoi scegliere uno solo tra:

  • Brano con strofe peso e ritornello fiacco o brano con strofe mid e ritornello da hit devastante: «ti direi la hit con il ritornello devastante, non te lo aspettavi, vero? Perché comunque il compromesso perfetto è quando ci sono tutti e due. Vedi ad esempio Yoshi. Perché ha funzionato? Perché il ritornello bucava da morire e, anche se la mia strofa era rap è rimasta comunque nella storia. Quello è il compromesso. Se devo scegliere quindi una roba che rimane più col passare del tempo, ti dovrei dire il contrario perché Caparezza è sempre stato l’opposto, però stiamo parlando di Teoria Del Contrario e quindi dico a mia volta il contrario».
  • Disco con feat, disco con zero feat: «con featuring, 100%».
  • Album o mixtape: «non posso negarlo, mi diverto di più a fare Teoria Del Contrario

Aspettiamo allora i prossimi volumi. Intanto, però, ci rimettiamo in play il terzo.