Medioego, il nuovo disco di Inoki, rappresenta un nuovo punto di equilibrio per l’eclettico artista: andiamo ad analizzarlo in questa recensione.
Da quando l’informazione musicale si è spostata sui social, le sfumature di pensiero sono sparite quasi totalmente. È sempre più difficile leggere un’analisi di un disco che non si limiti a un giudizio polarizzato da un lato o da un altro, che altro non è che il prezzo da pagare per aumentare l’engagement di un determinato contenuto.
Il fenomeno è da tempo analizzato e studiato ma a volte dovremmo ricordarcene quando leggiamo l’ennesimo articolo che grida al capolavoro o al flop creando quella bolla informativa di cui siamo tutti vittime e carnefici. Il disco di Inoki, a mio avviso, ha subito abbastanza tale meccanismo.
Con questo non voglio dire che “noi siamo meglio” ma semplicemente che, alcuni addetti ai lavori e non, persi nel mondo dell’hype non hanno parlato di questo disco nella sua estemporaneità – gusti a parte – ma si sono persi nelle ombre del contorno di questa nuova uscita (focalizzandosi sulla presenza di Salmo e di Tedua ad esempio).
Quando si parla di Inoki infatti bisognerebbe ricordarsi di esser di fronte a uno dei primi artisti a entrare in major nella storia del rap italiano, capace di scrivere pagine importanti dell’evoluzione di questo genere, nonché ad uno dei rapper che ha suonato di più in tutta Italia, vissuto in tantissime città (e nelle relative scene musicali), aizzato dissing e non solo. In altre parole il disco di Inoki non è un’uscita come tante (al di là dei gusti personali) nell’universo delle centinaia di pubblicazioni musicali recenti.
“Ognuno ha il suo percorso, ma il mio non avrebbe mai potuto passare da un talent. Il mio percorso conduceva in strada e sui palchi dei centri sociali. Lì il talento è stato riconosciuto e mi ha permesso di salvarmi da una vita che avrebbe potuto essere molto diversa. Rivale di che cosa? Di tutto ciò che è finto e superficiale.
(Inoki su Genius)”
Medioego è stato un regalo per tutti gli amanti del rap in Italia. Ci ha ricordato che un certo tipo di musica esiste ancora ma allo stesso tempo che è possibile far convivere uno stile legato ad anni ormai persi (vedi Veterano con un incredibile Dj Shocca) con la fantomatica nuova scena, in cui gli episodi con Tedua e Big Mama rappresentano due tra le migliori uscite degli ultimi tempi.
In alcuni brani – Immortali su tutti – Fabiano ci ricorda che è possibile trovare una sorta di pace interiore dopo anni tormentati. Quello di Inoki è un album adulto e, come ho avuto già modo di scrivere altre volte, non è comune trovarne in Italia, semplicemente perché i rapper anagraficamente adulti in Italia non sono molti.
Con questo non voglio cadere nelle dinamiche che ho citato inizialmente e gridare al capolavoro: Medioego è un buon disco, il perfetto ritorno per Inoki dopo cinque anni dal suo ultimo lavoro ma non manca di brani filler inseriti su stessa ammissione del rapper per non prendersi troppo sul serio.
Fabiano si è lasciato dietro tanto di sé: il famoso dissing con Salmo (autore della base di Underground e di Hype), un rapporto tormentato con la droga – come narrato in Duomo – e tanto malessere e amaro in bocca (verso la scena e non solo) che sembrava essere all’ordine del giorno sino a qualche anno fa nella musica e nei canali social dell’artista.
“Ricordo quel giorno in cui ho fatto il fioretto
Sulle tue scale in ginocchio, prometto
Con la polvere smetto
Ero finito, schiacciato, seduto per terra
Ero completamente sconnesso”
Sul fronte delle produzioni troviamo nomi illustri come Sine, Crookers, Chris Nolan, Stabber e Big Joe oltre al succitato Salmo, ma la menzione d’onore va fatta per il giovane – solo anagraficamente – Chryverde, che ha curato buona parte delle produzioni del disco e della direzione musicale di Medioego. Il suo è un nome con all’attivo già diversi progetti e traguardi e questo era il lavoro necessario per farlo conoscere al grande pubblico.
Nelle diciotto tracce del disco l’ascoltatore riesce a farsi un’idea completa di chi è Inoki e di chi è Fabiano: due lati della stessa medaglia di una personalità che speriamo possa dare ancora tanto al rap italiano.