Era il 25 maggio del 2020 quando a Minneapolis un uomo è stato assassinato dalla polizia durante un arresto. Il suo nome era George Floyd e il sussurro I can’t breathe è diventata un urlo del mondo.
A distanza di un anno la I can’t breathe posse track vuole tenere viva la fiamma del Black Lives Matter, perché per il vero Hip Hop non si tratta di una moda passeggera ma di un ideale da tenere a mente fino a che non diventerà normalità.
I Can’t Breathe posse track: un anno dopo per non dimenticare.
Una posse track nel vero senso del termine come non si vedeva da un po’: più di 30 artisti. Ognuno con la volontà di raccontare la propria visione sia della situazione che si è generata in America che della visione iniqua che ancora prevale nel mondo.
Arrivano dal mondo del freestyle Snake, Masterman, Casco, Roger, T Rabbia, Francis Milo e Buster Quito. A questi si aggiungono Meta, Rickphilos, Los migol, Suni, Low, Grossover, Cianky, Quinto erre, Faba, Pirah, Books d, Cianuro, Zappa, Sal draven, D clash, Yane, Tano, Tripla b, Flesha, Wilson, Ghetomina, Kappa, Il contagio, Jd, Tenzo, Prof simor.
Il tutto avviene sulla base di nientemeno che DJ Fastcut, producer che negli anni ha sempre dimostrato attaccamento per temi sociali e di uguaglianza. In America il ricordo è ancora vivo e i rapper lo stanno dimostrando, mentre nello Stivale sembra che quasi nessuno abbia più a cuore questa battaglia.
Gli stessi artisti presentano così il brano: “La costante è quella di sempre: il rap, la cultura Hip Hop e in generale chi ne fa parte si schiererà sempre contro la discriminazione e contro ogni abuso contro la diversità che la società è abituta a mostrarci”.
Milioni scendono in piazza cercando la verità,se semini uguaglianza nascerà una rosa, Parks
È sempre importante perorare delle cause importanti come queste, anche quando i riflettori dei media si indirizzano verso altri episodi e tutta la movimentazione generale sembra scemare: in fondo l’Hip Hop è questo, onorare e combattere per un ideale.