Un decimo disco che arriva dopo un anno denso di feat, e soprattutto dopo Madreperla che è stata una boccata d’aria fresca per l’hip hop italiano, è un disco problematico perché rischia di deludere, invece Tropico del Capricorno è il disco più adatto al Guè del 2025 e soprattutto per chi non conosce (ancora) Mr Fini.
Non il rapper dell’anno ma l’MC del decennio
Se chiedi a un amante dell’hip hop da che disco bisogna partire per conoscere Guè Pequeno ti risponderà probabilmente con Il Ragazzo D’Oro. Se glielo chiederai dopo Sanremo ti risponderà Tropico del Capricorno. Non perché sia così semplice cambiare idea, ma perchè Guè ha fatto la giocata, e non il disco, dell’anno.
L’ultimo disco di Guè è stato Madreperla nel 2023, un bel disco hip hop che ha entusiasmato gli appassionati del genere (soprattutto noi). Poi il ritorno dei Dogo e un’estate di feat non proprio tutti memorabili. All’annuncio del nuovo album nei primi giorni del 2025 molti avranno pensato che Cosimo Fini aveva in serbo il disco dell’anno ed è inutile negare che si sono sbagliati.
Tropico del Capricorno non è un disco hip hop, ma è un disco per tutti. Guè ha fatto coesistere i vari aspetti della sua personalità artistica dentro a un unico progetto: c’è la traccia che andrà virale sui social, i feat che lo tengono ben posizionato in classifica, la produzione più tradizionale e lo stile di scrittura che gli è sempre stato fedele (e vincente).
Il ritorno della tradizione italiana piaciona
Nonostante un amore (sicuramente) incondizionato per la musica della tradizione, i produttori italiani hanno capito che campionare vecchie canzoni è un trend vincente. Con Persona di Marracash si era aperta la strada all’utilizzo dei ritornelli di pezzi anni ‘70 e ‘80 per supportare in maniera efficace le strofe dei rapper.
In questo modo si apre la melodia del brano a delle sfumature sonore già conosciute che coinvolgono gli ascoltatori e permettono al rap di introdursi anche nella nicchia ‘d’élite’ della tradizione italiana.
Niente che non fosse già stato sperimentato certo, ma negli ultimi anni abbiamo assistito a un incremento del fenomeno tale che ci sembra che Mina abbia preso residenza in Nuova Scuola.
Sixpm, Chef P (g Pietrino dei 2nd Roof) e Big Fish non si sono certo tirati indietro, facendo però un lavoro impeccabile. Oh Mamma Mia ft. Rose Villain e il campionamento di Che soddisfazione di Pino Daniele hanno già creato un tormentone estivo più raffinato ma la punta di diamante è senza dubbio Meravigliosa, un riadattamento di Acqua e Sapone degli Stadio.
Guè in feat: un problema
Prima che sembri un articolo sponsorizzato dal management di Guè, mettiamo in chiaro che questo disco ha dei forti problemi e stanno tutti principalmente nei feat.
Da 0 a 100 è una bella traccia orchestrale, a tratti epica, ma che il racconto di Shiva rende sottotono. chiello sembra Bresh (e purtroppo non è lui) mentre Ernia e Tormento è stata un’occasione soul sprecata e Kalispera diventerà un nuovo balletto su Tik Tok.
Bellissimo accordo invece con Ele A, che è un po’ la golden girl del rap italiano (per fortuna) e che rende questo brano nostalgico e insieme iconico. Si cade sul sicuro con Frah Quintale prodotto da Bassi Maestro in un bel groove dancehall e urban (molto simile a 2%, in Sinatra) e anche la collab con Artie 5ive è una bella mina.
Purtroppo la penna di Rose Villain come autrice su molte tracce si sente, e questa coerenza a tratti risulta monotona. La produzione di Harry Fraud in Pain is Love è passata troppo sottotono e non risalta come dovrebbe, forse anche solo per la posizione in tracklist.
Guè solista: una garanzia, anche in Tropico Del Capricorno
Togliendo Le Tipe, una traccia che lascia il tempo che trova, Guè sa bene come si scrive e come si rappa. La G La U La E Parte 3 è il segno che il rapper dei Dogo non si è mai allontanato dai pilastri del rap e porta avanti (a volte bene a volte meno) la sua idea artistica senza compromessi. Infine, Vibe e Astronauta sono pezzi che che da soli reggono l’intero disco e che ci rendono felici di avere ancora Guè nel panorama musicale italiano.
Guè sa che nella sua carriera è arrivato ovunque: dal Muretto di Milano, ai club di tutta la penisola e poi negli stadi, e da febbraio a Sanremo. E per arrivare a Sanremo con dignità, attitudine e credibilità, senza che nessuno provi a giudicare questa scelta, finora nel rap game c’è riuscito solo lui.
Questo disco è un po’ la somma di quello che conosciamo (e amiamo) di Guè. Non è pop, ma nazionalpopolare.
Ascolta di seguito Tropico Del Capricorno di Guè: