Nel Pozzo di Gentle T e NONe, EP di 4 tracce che vede la collaborazione tra due crew emergenti del panorama italiano: KiazzaMob da Lecce e Superfluido da Roma.
Ecco com’è Nel Pozzo, l’EP di Gentle T e NONe
Wikipedia dixit: “In fisica moderna la superfluidità è uno stato della materia caratterizzato dalla completa assenza di viscosità, dall’assenza di entropia e dall’avere conducibilità termica infinita. I superfluidi, se messi in un percorso chiuso, possono scorrere infinitamente senza attrito”.
Scorrere infinitamente, in un percorso (/circuito/ambiente) chiuso, senza attrito, grazie alla conducibilità termica infinita dei suoi componenti. La meraviglia di un gruppo come i Superfluido, oggi, è proprio questa. Una qualità che sinceramente gli invidio un po’. Per l’età, perché gli anni passano e si diventa ‘malincinici’, vittime cioè di un cinismo malinconico che ti fa brontolare “bhe, avessi adesso io, l’età loro…”.
No. Non potete e non posso farci niente, aspiranti vecchi. La caratteristica di questo gruppo romano emergente – perché, nonostante il web tenda ad inghiottire ogni presenza, loro stanno per emergere! – è che sono arrivati al posto giusto, nel momento giusto. Oggi il rap è finalmente un linguaggio comprensibile e accettato.
E loro possono viverselo come gruppo, collettivo, nel pieno delle loro capacità ed energie creative. E allora “daje, in studio!”… e così, sfornano tanto materiale. Forse troppo. Ma ogni cosa sfugge, e dobbiamo coglierla al volo prima che sfumi e diventi cenere. E i ragazzi si beccano in studio, fanno trascorrere il tempo, due canne, ‘na birretta, un po’di rime, e la paura non dico che passa, ma abbassa il volume.
A questo punto sei pronto ad alzarlo tu, il volume, e sentire il nuovo prodotto di questo nuovo gruppo Underground. E non dico
‘Underground, per non dire fake’.
Dico Underground come scelta di vita cosciente. Come utopisticamente e concreta ricerca di un’alternativa. A una cultura piatta, rigida e uniforme che rende piatta, rigida e uniforme ogni cosa. Ma sto divagando. Mi sono lasciato trascinare dal flusso. E sono caduto nel pozzo.
Giù, nel Pozzo…
Questo EP, appunto, con Gentle T al microfono, e NONe al beat. E dunque la connessione con un altro gruppo emergente – o già emerso – del panorama italiano, Kiazza Mob, da Lecce, che negli ultimi anni stanno uscendo con tanti prodotti spontanei e potenti. Un fermento generalizzato che si sente nell’aria.
Nuovi rapper covano, nelle macerie di un mondo distrutto. E, all’improvviso: la rivincita del flusso. Nel pozzo è parte di un processo, verso questa rivincita. Chissà, magari sto enfatizzando troppo… ma il punto è che sono felice del fatto che l’ambiente Underground Hip hop italiano si sta emancipando dal pregiudizio del “farsi i cazzi propri e spaccare per autoerotismo”.
L’Underground ha bisogno di un progetto. E Kiazza e Superfluido ce l’hanno ben presente. Hanno chiara la direzione. E tanto basta, per il momento.
Nel pozzo si apre con Kanneto. Entrata storta, con quella trombetta che suona, e risuona nelle orecchie, e siamo nel loro mondo, colorato e storto. Che segue una direzione precisa e conosce i suoi ‘bersagli’
la mia tipa non si mostra come Wanda Nara/ma mi abbraccia quando torno dal lavoro, a tarda sera
È la filosofia della realtà. È la realtà è il Boom-bap. Il suono dei ‘padri’. Batteria ‘dritta’, due strofe, gli scratch di Grande Fumo, e segui il flusso. Ed è una dichiarazione d’intenti:
dico “grazie al rap, resto qui e soprattutto resto onesto
T-964, il secondo pezzo, parte lento, narcotizzato, subacqueo:
stiamo affondando con la nave senza salvagente/questa musica italiana non la salva Gentle
Quasi un’ammissione di colpa. Qui apro una digressione, da vecchio accollone palloso, ma sacrosanta.
L’unico limite che riscontro – da ascoltatore attento – nella nuova ondata del rap italiano indipendente è questo seguire troppo da vicino lo ‘stile-griselda’ (vorrei poter avere un aggettivo migliore per descrivere l’influenza che questo gruppo, esercitandosi sui rapper italiani, finisce per trasformarsi in ‘scuola’, in stilema comune rivendicato un po’superficialmente. O, in termini brutali, copia).
E questo pezzo, come alcuni brani di alcuni artisti contemporanei, sembrava, ad un ascolto superficiale, ricalcare quell’onda. E invece c’è altro.
Musicalmente, c’è un’evoluzione. Il beat si apre, Gentle si espande, con la voce e con le skillz, e il pezzo oltrepassa il suono attuale – dignitoso, col suo seguito, certamente popolare, ma poco originale, nei contenuti e, ormai, nelle forme – dando uno schiaffo in faccia a chi, come me, a un primo ascolto aveva storto il naso.
E siamo alla title track. Nel pozzo ,dove al microfono troviamo anche Doye e NONe – che produce, reppa, mixa; sia chiaro, lui è uno dei miei preferiti tra i nuovi rapper, perché è metricamente libero, ha immagini evocative e ha una voce che è una lama, decisa e cattiva. (Ma non diteglielo. È giovane, ancora, e non deve montarsi la testa. Ma cazzo quant’è forte… ).
Un beat cupo, tre strofe, e un ritornello. Gentle canticchia
non lo faccio mai per un doppio fine
e solo chi vive in questa ‘lucida follia’ lo capisce. La follia dell’emergente. Ed emergente, significa spesso gratuito.
E finiamo con Tunnel (luce). Perché infondo al tunnel, c’è sempre una luce. E infondo al ‘pozzo’ c’è questo pezzo ‘drumless’, che gira che è un piacere. Con un’altra trombetta, come ad inizio disco. Ma qui siamo alla fine. La trombetta è notturna, e straziante.
Gentle qui ci va che è una meraviglia. Una macchina assassina sguinzagliata dal flusso dei ricordi, dalle immagini mentali, le rime da battaglia:
<non ho più l’età, sputo tutto, pure il sangue/senza crudeltà, anche se ho le sue sembianze/merda fatta sempre in nero col mio crew esentasse/pronto ad ogni cazzo in culo pure se si presentasse>.
E una trombetta, che ci accompagna fino alla fine. Certo, 4 pezzi sono pochi, ma se hai la direzione giusta, bastano.
Bravi.
Di seguito trovate lo streaming di Nel Pozzo di Gentle T e NONe.