Dunya: il racconto del mondo secondo Mustafa

mustafa dunya

Se all’apparenza il nome può non dirvi nulla, Mustafa in realtà è un grande liricista dietro ad alcuni noti successi mondiali. Autore per The Weeknd, Omar Apollo, Rosalia e Camilla Cabello, il giovane artista canadese ha appena fatto uscire Dunya, un bellissimo disco che merita di essere ascoltato.

Mustafa ci racconta il mondo nel suo ultimo album Dunya

‘Dunya’ si traduce approssimativamente dall’arabo in “il mondo in tutti i suoi difetti”, ed è proprio una realtà contraddittoria ma estremamente veritiera che Mustafa cerca di dipingere nel suo ultimo disco.

Un album di una tenerezza mozzafiato che in dodici tracce raccoglie molto della vita personale dell’autore. Dalla devozione religiosa al trauma infantile, dalla violenza delle gang all’intimità romantica, tutto narrato attraverso la lente personale di un giovane artista sudanese-canadese.

Non lo possiamo definire un disco prettamente rap. Mustafa infatti mescola generi e stati d’animo diversi, intrecciando sonorità più folk a quelle più elettroniche per poi rientrare in alcune produzioni più tipicamente hip hop.

Tra i producers notiamo il nome di Rodaidh McDonald, uno dei collaboratori di Sampha, oltre ad altri nomi conosciuti come DJ Dahi (Kendrick Lamar e Drake) e Aaron Dessner (The National, ma anche Taylor Swift). Mentre in pezzi più impegnati si sente riecheggiare in sottofondo l’oud, strumento di legame con le origini dell’artista al Medio Oriente.

Mustafa the poet: dalla poesia all’hip hop 

Nato a Regent’s Park, uno dei quartieri più poveri e violenti di Toronto, Mustafa trova la sua pace nella poesia e nella scrittura. Si unisce al collettivo hip hop Halal Gang assieme a Puffy L’z, Mo-G, Safe, and Smoke Dawg, quest’ultimo vittima delle sparatorie violente che assediano la città e che il suo stesso gruppo cercava di denunciare attraverso il rap.

Mustafa rimane legato all’arte della poesia e utilizza il suo talento nella scrittura per firmare brani di artisti famosi come The Weeknd, Camila Cabello e Justin Bieber. Ma a volte il bisogno di utilizzare il proprio talento per comunicare qualcosa di più personale prende il sopravvento.

Nel 2021 esce il suo album di debutto When Smoke Rises, con il quale Mustafa grida il suo dolore per le morti che vede accadere davanti ai suoi occhi dentro alla propria città attraverso un suono più classico, influenzato tanto dal soul e dal folk moderno.

Con Dunya, invece, Mustafa amplia il suo sound e la portata della sua narrazione, utilizzando vari generi per esplorare i mondi dentro e fuori Regent Park. Se When Smoke Rises era un funerale, Dunya sono anni successivi, quando la morte si deposita nel tessuto della vita ed entrambe convivono nella quotidianità.

Il disco è un viaggio: la sua incompletezza è intenzionale

Su dodici brani ce ne sono tre che dovrebbero essere ricordati: il primo, SNL, acronimo di “Street N*gga Lullaby”, dipinge uno scenario di strada con una melodia dolce e cullante nonostante si percepisca che le influenze delle strofe arrivino da Future.

Mustafa non enfatizza l’azione violenta delle gang che prendono d’assedio i quartieri poveri di Toronto, piuttosto racconta le tranquille scene domestiche che si svolgono prima della violenza, quasi a voler salvare questi momenti dalla corruzione.

Leaving Toronto invece è un brano arrabbiato rivolto al suo quartiere, in featuring con Daniel Caesar. La violenza della città lo ha deluso così profondamente che anche il suo desiderio di ripicca sembra diminuito. Mustafa compie un atto interessante: sveste il rap dalle sue intenzioni più dure e vendicative e gli attribuisce un nuovo volto, più dolce nei suoni ma comunque forte nella scrittura.

Dice in una recente intervista a proposito del brano:

I’m trying to preserve and celebrate the ordinary life in the hood

La traccia più commovente è senza dubbio Gaza Is Calling. Se tutto il disco gira attorno al tema della fede, dell’appartenenza ai luoghi d’origine e alla famiglia, questo brano è l’apice di un discorso più ampio che ci coinvolge tutti.

Una ballata dedicata a un amico d’infanzia rimasto in Palestina durante l’occupazione con cui ha perso i contatti; nessuna conversazione può realmente colmare il vuoto che li separa.

Nel brano Mustafa è allo stesso tempo devastato e speranzoso, un contrasto accentuato dalla produzione mutevole che inizia con melodie minimali di archi e pianoforte per poi esplodere in un ritmo IDM rimbombante.

Il punto debole del disco è la poca varietà a livello sonoro: per la tipologia di produttori e generi differenti si poteva spaziare di più nei ritmi e nelle melodie. Se a livello di profondità testuale Mustafa è uno dei migliori liricisti della sua generazione, la profondità sonora a tratti si perde.

Ad ogni modo, Mustafa rimane una grande scoperta musicale di questo 2024.

Nonostante non sia il più classico degli album rap, Dunya merita un ascolto, perchè potrebbe diventare presto un classico della carriera del giovane artista.