Definire dei dischi deludenti, non vuol dire necessariamente affermare che siano dischi brutti, ma ci si riferisce al fatto di avere a che fare con qualcosa non all’altezza delle aspettative o, comunque, inferiore a quanto fatto vedere in precedenza: di seguito vi mostreremo quelli che nel 2024 abbiamo inserito in questa categoria.
I dischi rap italiani che, purtroppo, ci hanno maggiormente deluso nel 2024
Lo sappiamo benissimo: non abbiamo alcun potere oggettivo per dire che un album è deludente per un motivo o per l’altro ma ci sembra giusto, in un periodo storico in cui è veramente difficile trovare una critica musicale capace di stroncare determinati progetti, poter dir la nostra anche quando c’è qualcosa che secondo noi non va, come tra l’altro abbiamo già fatto più volte in passato.
Molti dei dischi che abbiamo scelto per questa raccolta hanno ottenuto risultati vertiginosi ed encomi di ogni tipo ma secondo noi, al loro interno (a volte anche esterno), c’è più di un punto debole.
Proviamo a presentarveli di seguito, con la piena consapevolezza di non avere la verità in tasca.
Night Skinny, Containers
Containers di TNS, durante il suo roll out, è stato molto chiacchierato, grazie alla lista di pesi massimi della scena che ogni volta Skinny riesce a coinvolgere. L’album egue ideologicamente i dischi del 2017 e del 2019 realizzati da TNS. La scena si è allargata così come la quantità di sostanze stupefacenti: se 7 anni fa parlavamo di Pezzi, due anni dopo sono diventati Mattoni e oggi addirittura Containers. Il disco si discosta abbastanza dal non indimenticabile Botox, con una crudezza e un’attitudine street decisamente più forte. Tra i pro di Containers dobbiamo segnalare la dote di Skinny di essere sempre super-attuale: vengono convocati nel disco Artie 5ive, Papa V, Nerissima Serpe, Yugi, Tony Boy e tanti altri rapper della nuovissima generazione. Allo stesso tempo vengono coinvolti Fibra, Guè, Jake La Furia e Noyz, che paradossalmente, nonostante le poche barre a disposizione riescono a salvare il disco. Nel complesso il disco non suona male, anzi, mette in risalto alcuni giovani e ci ricorda per quale motivo i veterani della scena continuano ad essere necessari. In fondo, offre una fotografia di quella che è la scena rap in major nel 2024. Tra i contro, dopo svariati ascolti, dobbiamo segnalare però la debole coesione dei brani, che danno a Containers l’effetto “compilation” e un suono non sempre riconoscibilissimo, seppur non manchino le produzioni di alto livello, all’interno delle tante (troppe?) tracce dell’album. Così come il contributo di alcune nuove leve, che non riescono a incidere, al contrario dei veterani. Peccato.
Brani da ascoltare: DM, Mio Padre, CNTNRS
MadMan, Lonewolf
Così non va MadMan, almeno per noi. Sei oggettivamente forte, sia in studio che sul palco, però perché nei tuoi dischi personali questa tua forza non riusciamo a trovarla di progetto in progetto? È da qualche anno che, eccetto qualche brano, il rapper di origine pugliesi lo preferiamo nei featuring o in tracce scollegate dai suoi progetti, vedasi ad esempio Lava Freestyle. Speriamo sia più una nostra impressione, perché un talento tecnico come MM merita sicuramente di campare con questa musica e siamo contenti possa continuare a spingere forte sia in tour che in classifica. Vorremmo però solo esaltarci nei suoi dischi come facevamo un tempo, piuttosto che avere troppe volte a che fare con note (per noi) stonate, a partire da Gin Tonic.
Brani da ascoltare: Bruce Wayne, Soprano, No Entiendo, Serial Killer
Capo Plaza, Ferite
Con Ferite, Capo Plaza sembra puntare dritto a scalare le classifiche, ma nel farlo rinuncia a gran parte del potenziale che lo aveva reso anni fa uno dei nomi più promettenti della scena mainstream italiana. L’album è ancora una volta ben confezionato, ma manca quella voglia di uscire dalla propria comfort zone e quel qualcosa che lo possano rendere duraturo nel tempo. Brani che funzionano nell’immediato, hit studiate per i numeri: Plaza, con il suo talento e la sua capacità, avrebbe potuto osare di più, magari rischiando un percorso meno “sicuro” come a tratti aveva fatto con Hustle Mixtape, che sembra ormai un ricordo lontano. Ferite non è un brutto disco per il grande pubblico italiano, ma è difficile non pensare a ciò che avrebbe potuto essere con un pizzico di ambizione in più.
Brani da ascoltare: Ferite, Nato Per Questo
Rhove, Popolari
Rhove aveva l’occasione di consolidare il suo posto nella scena musicale italiana, ma il risultato è stato meno incisivo del previsto. Il disco, pur contenendo alcuni brani che strizzano l’occhio ai fan più accaniti, fatica a lasciare un’impronta duratura. Tolti i sostenitori più fedeli, quanti si ricordano che questo album è effettivamente uscito? Rhove dimostra di avere potenziale, ma sembra non essere ancora riuscito a incanalarlo in un lavoro che possa davvero fare la differenza. Il ragazzo ha capacità e un’energia che traspare nei suoi pezzi, ma per affermarsi davvero servirà qualcosa di più di un disco come Popolari. Speriamo sappia sfruttare meglio il suo talento nei prossimi anni, perché le basi per fare grandi cose ci sono tutte.
Brani da ascoltare: Popolari, Imputati, Vestiti da Rapper
Marracash, É Finita La Pace
Qui il discorso potrebbe essere troppo lungo per il format in cui siamo, cerchiamo quindi di essere più concisi possibili. È Finita La Pace ha segnato un nuovo capitolo nella carriera di Marracash, ma lascia con sé sentimenti contrastanti. Quando Marra rappa, è semplicemente devastante: tecnica, profondità e carisma si confermano al livello altissimo a cui ci ha abituato. Tuttavia, il disco si sposta spesso su sonorità differenti che sacrificano il rap puro, lasciando insoddisfatti i fan che vorrebbero sentirlo più rappare sul beat e meno sui ritornelli cantati. Certo, va detto che Marracash riesce comunque a portare contenuti e spunti di riflessione anche nei momenti più melodici, elevandosi di gran lunga sopra gli standard della musica pop italiana. Meglio ascoltare lui su ritornelli e bridge orecchiabili ma pieni di sostanza, che le proposte vuote di molti artisti mainstream. Ma dopo l’eccellente Noi, Loro, Gli Altri e quella perla di Power Slap che comincia da dove l’album precedente era terminato, ci aspettavamo sicuramente qualcosa di diverso nelle restanti tracce dell’album. Invece, eccezion fatta per Crash e pochi altri brani, quell’impronta 100% rap va via via scemando e la delusione, in noi, si manifesta. Perché? Semplice: Marra quando rappa ha pochi rivali; Marra quando decide di cantare, abbassa di gran lunga la sua forza, quantomeno all’interno di una scena che da anni lo porta in palmo di mano.
Brani da ascoltare: Power Slap, Crash, Detox/Rehab, Mi Sono Innamorato Di Un AI
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