Definire dei dischi deludenti, non vuol dire necessariamente affermare che siano dischi brutti, ma ci si riferisce al fatto di avere a che fare con qualcosa non all’altezza delle aspettative o, comunque, inferiore a quanto fatto vedere in precedenza: di seguito vi mostreremo quelli che nel 2022 del rap americano abbiamo inserito in questa categoria.
I dischi rap americani che, purtroppo, ci hanno maggiormente deluso nel 2022
Lo sappiamo benissimo: non abbiamo alcun potere oggettivo per dire che un album è deludente per un motivo o per l’altro ma ci sembra giusto, in un periodo storico in cui è veramente difficile trovare una critica musicale capace di stroncare determinati progetti, poter dir la nostra anche quando c’è qualcosa che secondo noi non va, come tra l’altro abbiamo già fatto più volte in passato.
Molti dei dischi che abbiamo scelto per questa raccolta hanno ottenuto risultati vertiginosi ed encomi di ogni tipo ma secondo noi, al loro interno (a volte anche esterno), c’è più di un punto debole.
Proviamo a presentarveli di seguito, con la piena consapevolezza di non avere la verità in tasca.
The Game – Drillmatic: Heart Vs. Mind
Una lunga serie di scelte infelici dentro e fuori dallo studio di registrazione ha reso il 2022 di The Game, uno dei suoi peggiori anni della sua carriera. Dal cadere vittima nella visione offuscata e incompleta di Kanye West e della sua eclettica e caotica run per Donda 2 a cercare di sparare a zero su Eminem senza ricevere poi la più sottile attenzione. The Game ha abbandonato la sua legacy con l’obiettivo di cercare un’estensione musicale della sua controversa figura da social network tra una selezione di beat confusa e collaborazioni che hanno l’evidente scopo di elemosinare play in ogni versante sonoro possibile. Se a tutto questo ci aggiungiamo la triste vicenda che accerchia la release e l’immediata rimozione di World Tours (brano in cui The Game faceva di nuovo uso di alcuni inediti vocals del defunto Nipsey Hussle) possiamo dire con sicurezza che Game ha bisogno di rivalutare le sue priorità. Un vero peccato considerando che l’orecchio dell’artista di Compton è uno dei migliori della West Coast e la sua capacità di chiudere progetti anche senza l’aiuto di grandi co-sign gli ha riservato più di un momento nella storia del genere.
Brani da ascoltare: No Man Falls, Home Invasion, Burnin’ Checks, Rubi’s Rose
DaBaby – Baby on Baby 2
Sembra passata un’eternità da quando Rockstar consumava onde radio e share sul web mentre una compatta e ben precisa scelta di saltare su hit di Jack Harlow, Dua Lipa e altri aveva donato a DaBaby una visione del suo futuro rosea e piena di opportunità. In realtà di tempo ne è passato ma non esattamente così tanto quanto si potrebbe pensare. La carriera di DaBaby è in discesa da diverso tempo ormai e neanche il suo flow può fermarla. Il giovane artista necessita di carattere ma soprattutto di contenuti degni di portare avanti il suo nome in un ambiente dalla memoria corta come quello musicale. Baby on Baby 2 è la testimonianza di come un artista può giocare male le sue carte, seppur vincenti in alcuni casi per poi rovinare ogni possibilità di vittoria in futuro. Il tentativo del rapper di strumentalizzare la sua situazione nell’industria rap con le sue controversie e flop vari è completamente fallito considerando che nella maggiore dei casi le fosse che si è trovato avanti nella sua carriera sono state scavate con le sue stesse mani.
Brani da ascoltare: Blank
Dj Khaled – God Did
Sia chiaro: con Dj Khaled non abbiamo alte aspettative da diverse release. Tuttavia, con un roster di questo livello al suo interno, le potenzialità per fare un progetto degno di nota c’erano anche questa volta, eccome. Invece, anche dopo svariati ascolti, cos’è che rimane? La titletrack – e non solo per l’apprezzatissima strofa di Jay-Z – l’interlude del sempre ottimo Jadakiss, il “riciclo” di Use This Gospel e, veramente, pochissimo altro. E stiamo parlando di una tracklist con dentro Drake, Future, SZA, 21 Savage, Travis Scott, Latto etc. etc. e dal concept sulla carta valido: è possibile che quello che abbiamo avuto è invece la copia spiccicata del disco precedente e di quello prima? Va beh, sappiamo come va, cash rules everything…
Brani da ascoltare: God Did, Use This Gospel, Jadakiss Interlude
Jack Harlow – Come Home, The Kids Miss You
CHTKMY non è il primo album di Jack Harlow ma per molti è sembrato proprio così nella lunga attesa che ha anticipato il progetto. Il precedente lavoro del 2020 aveva confermato un artista capace di presentare una demografia inedita e di portare aria fresca nella parte più “giovane” del rap. Purtroppo quest’ultima release ci conferma più di un timore. Harlow deve aver considerato anche lui questo progetto come il vero debutto spingendo su nomi importanti e un marketing più solido ma nonostante gli ingredienti per un piccolo blockbuster fossero tutti qui, non è accaduto nulla. Quando si ascolta CHTKMY ci si ritrova davanti a diverse scelte artistiche con un’apparente ottima e interessante traiettoria che però…non porta da nessuna parte. Harlow farcisce i suoi spazi con metafore noiose e battute cringe cercando di posticipare le presentazioni sempre di più come una persona tremendamente timida al centro di un palcoscenico. Non è tutto perso però, alcuni momenti dicono la loro a prescindere dal grande e deludente quadro ma speriamo caldamente che Jack Harlow si rimbocchi le maniche nel prossimo capitolo.
Brani da ascoltare: Like a Blade of Grass
Lil Baby – It’s Only Me
Soldi e opportunità sono probabilmente le due parole preferite di Lil Baby considerando questi ultimi due anni della sua carriera. L’artista è in spot televisivi, album di spessore e hit estive incalzanti. Ma cosa manca? Un piano. It’s Only Me sembra uscito solo per dare ai numerosi fan qualcosa da ascoltare in macchina o mentre ci si fa la doccia, null’altro. Ascoltando il longevo progetto si ha l’impressione che quel momento in cui l’artista e il suo team filtrano i brani per dare forma al prodotto finale sia completamente saltato con un boost di ego che deve aver partorito o meglio abortito la cover-art peggiore del 2022. Peccato considerando che il flow di Lil Baby e la leggerezza con cui è capace di navigare le strumentali che gli si danno in pasto gli garantiscono sicuramente un’altra chance. Per il momento siamo delusi da una compilation passata per album su cui si fa più fatica a cercare brani validi che a capirne il significato.
Brani da ascoltare: Forever
Cordae – From a Birds Eye View
La delusione più acuta di questa lista. Cordae all’epoca di The Lost Boy ci ha fatto gridare al MVP, un degno successore della scuola lirica-mainstream instaurata dieci anni fa da giganti come J. Cole e Kendrick Lamar. Quello che è successo dopo è stato una lunga attesa fatta di hype e motivi per esserlo considerando la qualità dell’EP che ha anticipato il progetto. From a Birds Eye View con la sua affascinante cover e il curioso titolo ci ha introdotto in un progetto mediocre in cui non è tanto Cordae a deluderci ma la scarsa considerazione che l’artista mostra di sé. Alcuni dei nomi scelti come featuring sembrano fregarsene della visione del giovane rapper rovinando momenti giganti come Freddie Gibbs in Champagne Glasses. Cordae non ha bisogno di featuring, tanto meno di quelli su cui si canta in un anonimato disarmante come Gunna in Today o altri passaggi melodici forzati e fuori posto. Il paradosso viene fuori quando si invertono i ruoli, provate ad ascoltare prima questo progetto e successivamente TLB. Vi accorgerete che il precedente progetto sembra un miglioramento da sophomore album mentre questo qui un innocente e difettoso quadro sonoro intrinseco di errori di gioventù. Per fortuna Cordae ha riconosciuto questa delusione e ha già promesso di fare molto di più in futuro.
Brani da ascoltare: Momma’s Hood
Megan Thee Stallion – Traumazine
Siamo nel caso in cui la produzione non è all’altezza delle aspettative. Megan è forte e lo ha dimostrato nel corso della sua carriera in costante crescita. Tuttavia, con Traumazine, sembra essersi bloccata un attimo: invece che un album ufficiale, sembra che qui stiamo avendo a che fare con un mixtape e, a confronto, il debut album era molto più vario e interessante di questo. Liricamente parlando, nonostante siano stati affrontati anche argomenti seri e personali (compresa la tribolata vicenda con Tory Lanez), sembra sia stato tutto forzato, quasi deciso a tavolino per un determinato motivo, invece che essere nato spontaneamente dalla sua penna. Non bocciata, ma quest’anno Megan è sicuramente tra i rimandati della classe.
Brani da ascoltare: Her, Scary, Star
2 Chainz – Dope Don’t Sell Itself
Non fatevi ingannare dalle immagini, 2 Chainz è uno dei rapper più lirici degli ultimi 15 anni. La sua legacy fatta di metafore geniali, beat trap e singoli incalzanti gli hanno valso un rinascimento da cenere di fenice quando l’artista di Atlanta è passato dall’essere Tity Boi a l’uomo dalle due catene. La delusione di questo nuovo album provengono proprio da questa storia e soprattutto da due progetti passati che davano l’evidente segno di una SECONDA rinascita. Pretty Girls Like Trap Music e Rap or Go to the League erano due perle capaci di unire il liricismo di Chainz alla sua coinvolgente personalità dinanzi ad una bella banger. Da lì in avanti i suoi progetti sono caduti nella mediocrità cercando di aggrapparsi a collaborazioni telefonate e un’evidente perdita di desiderio nel dimostrare alla scena le proprie capacità. Un vero peccato.
Brani da ascoltare: Lost Kings
Kanye West – Donda 2
DONDA 2 oggi è un hard disk a cui i colleghi di Kanye West possono attingere e prendere ogni parte del suo contenuto. Un album esclusivo per un gadget musicale da 200 dollari lasciato a se stesso e probabilmente dimenticato dal suo stesso creatore. L’intensità di True Love finita come theme track del documentario Look At Me di XXXTentation, Keep It Burnin con Future regalata a quest’ultimo per prendere la terza posizione nella tracklist del suo ultimo progetto e City of Gods come singolo per l’album di Fivio Foreign. Ogni parte del progetto sta venendo adottata come bambini profughi proveniente da un Paese in profonda crisi incapace di garantire la qualità o le primarie necessità per il suo popolo. Una metafora forte ma giusta se considerate la condizione presente di Mr. West. DONDA 2 non esiste o meglio se mai salterà fuori sarà drammaticamente diverso dalla direzione del ultimo pacchetto di mp3/flac “disponibile”. Questo ci lascia con un non-progetto deludente (specie per chi ha speso i famosi 200 euro) ma con all’interno più di uno spunto interessante. Il vocoder da man on the mirror di Get Lost, le delicate atmosfere di Broken Road e il ritorno di Yeezus in Security potevano far presagire l’arrivo di qualcosa di speciale. Tutt’altro, dall’uscita di questa compilation di demo, Kanye West ha intrapreso un tour di autodistruzione verso una destinazione ancora sconosciuta. DONDA 2 ne sarà probabilmente la soundrack ancora per molto tempo.
Brani da ascoltare: Broken Road
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