Il 12 marzo Craig Mack ci ha lasciati: vogliamo perciò ripercorrere la sua vita in questa (doppia) puntata speciale di Hip Hop Pillars.
Craig Mack è nato nella Grande Mela il 10 maggio 1971. Dopo un’adolescenza tranquilla e in cui approfondisce le sue conoscenze in ambito musicale, a diciassette anni debutta con lo pseudonimo di MC EZ. 1988, tanto per intenderci, Bassi Maestro compie quindici anni e Kurtis Blow lancia nel mercato discografico il suo ottavo e ultimo album, in un periodo di grande fermento che sarebbe definitivamente esploso pochi anni dopo. Infatti nel 1993 Craig produce la canzone “You don’t have to worry” dell’immortale Mary J Blige, la quale entra a far parte della colonna sonora del film (dello stesso anno) chiamato “Who’s the man?” in cui compaiono moltissimi artisti della scena Hip Hop, tra cui: Busta Rhymes, Eric B., House of Pain, KRS One e Run-D.M.C. I tempi sono maturi per lui, l’accelerata finale infatti arriva grazie all’incontro con quello che da li in poi diventerà uno dei produttori più affermati e controversi della storia americana: Sean Combs.
Craig Mack ha raccontato il loro first meeting durante un’intervista outdoor con queste parole:
“Ho conosciuto Puff nel retro di un club. Stavo girando con il mio mixtape da molto tempo, qualcosa come 6 anni… se c’è qualche MC che sta pensando di smettere con questa roba, che pensa che il lavorare duramente sia finito e tutto il resto, continuate ad andare avanti e raggiungerete i vostri obiettivi”.
“Nobody’s rappin like me and that’s clear
I got this mad style, beats from next year”
(Get down)
Il primo album, “Project: Funk da World“, viene pubblicato nel 1994 per la Bad Boy Records del predetto Combs. Si tratta di undici tracce, tutte medio/lunghe e anticipate da una breve introduzione. I ritornelli sono quasi esclusivamente semplici loop capaci di entrare in testa e non uscirne più, grazie soprattutto alla enorme qualità delle basi targate Easy Mo Bee. La prima traccia, omonima del disco, inizia con il rumore di elicotteri e degli scarponi di militari che cercano di catturare Craig Mack (il primo album di Mondo Marcio inizia con un concept molto simile). Poi si passa subito a delle bombe come “Get down” e “That Y’all”, dove il flow regna sovrano.
Il successo che gli permette di oltrepassare le barriere dell’ambiente underground arriva con il singolo “Flava in Ya Ear” (disco di platino):
“Here comes the brand new flava in ya ear
Time for new flava in ya ear
I’m kickin’ new flava in ya ear
Mack’s the brand new flava in ya ear”
Ditemi: chi non ha mai assistito ad una battle di freestyle dove veniva utilizzata questa strumentale? Si tratta di uno dei brani (e dei video) più rappresentativi della doppia acca anni ’90.
Verranno poi pubblicati diversi remix del brano, realizzati da artisti importanti come Busta Rhymes e Notorious B.I.G. È proprio però a causa di quest’ultimo che Craig Mack resterà un secondo violino, infatti “Ready to Die” esce solamente una settimana più tardi, mettendo in ombra il progetto del concittadino. Big è comunque un suo grande amico prima che collega (lo cita anche in “Big Poppa” con la frase “I got more Mack than Craig”) anche se in un’intervista qualche anno dopo ha confessato di essere apparso nel remix di “Flava In Ya Ear” solamente per “ragioni politiche” dettate da Puff Daddy.
Le liriche sono spesso intrattenimento puro e giocano sugli incastri, mantenedo tuttavia una semplicità molto accurata, non esagerando con l’auto-acclamazione e non sfociando mai nel banale (“I’m ready, to eat MC’s like spaghetti”). Questo è il significato di Operation: Funk da world, non si tratta di quello che noi oggi intendiamo come suono funk, si tratta di essere funk!
“MC’s I warned them..
I’ll put ‘em on the moon without funk to listen to”
(Funk with da style)
Ma una parte dell’album cela anche una componente più orientata al sociale e a quella che diventerà la sua unica ragione di vita: la religione cristiana.
“Peakin, speakin like a deacon or a pastor”
(Real raw)
In “When God comes” ad esempio parla dei ghetti, delle sparatorie nei quartieri (“I hear brothers talking ‘bout shooting and killing/Then going home and chilling/Frontin’ like a villain”), dell’importanza delle donne (“Ladies you need to help out your man/Instead of frontin’ at the club with a drink in your hand”).
“Now we all established dat Mack’s new king
And the king for his people has to represent the right thing
Brothers in the ghetto stop genociding
Cause same boat we riding, will do like the Poseidon”
(When God comes)
Mentre in “Judgement Day” adotta un approccio leggermente più cupo: “From now until the Earth’s gone/In the chess game of rap, MC’s ain’t nothin but a pawn”.
Insomma, si tratta del battesimo del fuoco: un album molto ben sviluppato e che funge da trampolino di lancio. “For me it’s always a competition” dice poco dopo, “I am here, I made it, look I can do it”.
Puff Daddy durante un’intervista di MTV nel 1994 rivela di come stia lavorando con Mack al suo secondo album, che sarebbe dovuto uscire nel gennaio dell’anno seguente. La cosa curiosa però, è che lo stesso Mack è presente all’intervista insieme a Notorious B.I.G. e appare estremamente perplesso nell’ascoltare questa esternazione.
Grafica di Manuél Di Pasquale.