Le elezioni si avvicinano e “Falsi Leader” dei Club Dogo ci lascia una chiave di lettura importante.
Ci siamo. Questa è la settimana delle elezioni. Il momento più caldo di un climax iniziato praticamente da mesi dove diversi soggetti provano a convincere chi è più bravo di chi. Dove il protagonista insulta l’antagonista miscelandosi a sua volta con quest’ultimo, dove vengono a galla scandali, corruzioni e verità irrisolte. Il 4 marzo ne vedremo delle belle ma non saremo di certo noi a perdere tempo nell’esaminare cosa è giusto fare o non fare.
Piuttosto. Il tema politico è sempre stato molto importante per l’Hip-Hop, simbolo di quel tipo di istituzione secolare verso la quale questa musica ha sempre viaggiato in direzione ostinata e contraria. Per politico ovviamente non si intendono esclusivamente le elezioni o i partiti ma in questo caso calza a pennello un vecchio brano del quale molti di voi saranno a conoscenza.
Siamo nella primavera del 2006 e in Italia regna ancora sovrana (?) la Repubblica democratica e costituzionale di Silvio Berlusconi, il quale si appresta ormai a terminare il suo secondo mandato da Presidente del Consiglio. Certo, quell’estate l’Italia vincerà i mondiali e questo basterà affinché la testa ed il cuore degli italiani guardino altrove almeno per un altro po’ di tempo. Tipico della nostra arrendevolezza sto(r)icamente riconosciuta. Bisognerebbe anche sapere però che questo personaggio è il terzo politico più longevo alla guida dell’Italia dietro Benito Mussolini e Giovanni Giolitti. Fate voi.
“Non dico fanc*lo Silvio per fare il finto impegnato,
dico lo sai qual è la prima azienda di Stato per fatturato?
Si chiama Mafia, convive con chi hai votato”
Sempre nel 2006 il rap in Italia viveva un momento di stallo dove il mainstream era considerato il traguardo e in pochi potevano ambire a raggiungerlo. I Club Dogo sono stati un po’ come la metafora di Maometto. Non sono stati loro ad andare dalle major bensì viceversa. Per farlo è servito un lungo percorso di gavetta abbinata ad una qualità nella scrittura e nel mezzo rap che non aveva al tempo tutte le possibilità di diffusione di cui oggi gode. Nel 2006 usciva quindi “Penna Capitale”, un album che avrebbe segnato da lì in poi in modo indelebile la storia del rap italiano e dei Club Dogo. Un disco impegnato, dalle forte tematiche sociali e politiche nel quale i tre artisti esprimevano tutto il loro dissenso e il loro malessere tramite delle liriche crude e – perché no – poetiche, come difficilmente era capitato prima. Un disco maturo e importante dentro il quale è presente la traccia “Falsi Leader”, un classico prodotto da Shocca nel quale Jake La Furia e Guè Pequeno analizzano con due strofe a testa in modo impeccabile lo scenario italiano.
Guè dimostra che diavolo di penna raffinata fosse, distante da quello cui gli altri sono abituati a sentire oggi. Senza mezzi termini le prime 16 barre sono interamente dedicate proprio a Silvio Berlusconi apostrofato qui con un “Lui”, ed il suo partito con un “Forza Mafia”. Un invito a chiare lettere nell’ostracizzare un personaggio simile dalla nostra società, reo di essere corrotto, di riciclare denaro e di soggiogare subdolamente il popolo con le sue leggi fasciste ed ad personam.
A sua volta Jake è meno diretto contro il personaggio in questione e maggiormente dedito alla causa sociale invitando chiunque abbia ceduto il posto alla rassegnazione a combattere per il proprio destino. Racconta di un’Italia in un continuo stato di tensione e di cattiveria figlia della “dittatura mediatica” dei piani alti. L’ultima quartina però non manca di condannare le incoerenze dei poteri forti e le loro “licenze parlamentari” grazie alle quali hanno reso una democrazia come l’Italia un mezzo di arricchimento personale a direzione univoca.
“Chi sottoscrive il decreto antidroga e pippa la coca in casa,
chi fa la riforma edilizia perché ha la villa evasa,
predicatori e miracoli e imprenditori
mi dicono abbi fiducia, io rispondo vaffanc*lo e muori!”
Ma è con le seconde rispettive strofe che i due MC danno il meglio in fatto di personalità e di contenuto. Guè Pequeno condanna platealmente la Mafia ed i suoi stretti legami con lo Stato descrivendo quest’ultimo come un’eredità fascista figlia della storia recente. Importanti le sue decorazioni retoriche come la citazione a Mario Sironi, pittore del movimento Novecento che ha dedicato la sua arte al servizio del fascismo.
Altrettanto fa Jake evocando un quadro molto simile ad una guerra civile. Uno stato di anarchia e di lotta, di ribellione e di rifiuto verso i poteri forti e le istituzioni. Uno scenario simile a quello meravigliosamente girato nel videoclip di “No Church In The Wild” di Kanye West e Jay-Z anni dopo o al film “V Per Vendetta” uscito l’anno precedente e dal quale probabilmente hanno tratto ispirazione.
“Dobbiamo stare buoni, la stanza dei bottoni,
se vanno in cella per terra parquet e al muro quadri Sironi
E si fanno le leggi apposta, è un’eredità fascista,
ho la voce per parlarne, Dio mi ha fatto un liricista”
Sono passati 12 anni da quel brano e la situazione non è affatto cambiata. La situazione è la medesima così come i personaggi che si presenteranno nuovamente per muovere i fili di questa complessa scacchiera. Cosa è effettivamente cambiato a livello sociale e politico da allora? Niente, forse qualcosa è anche peggiorato. Il 4 volte candidato premier è ancora in gioco nonostante le innumerevoli condanne che pendono sul suo capo e l’opposizione che si è susseguita negli anni prova a giocare al rialzo tra promesse non mantenute e finzioni da campagne elettorali. Sembra addirittura che il fascismo stia riprendendo piede tra gli ideali e i partiti tanto che “questi” hanno persino spazio all’interno del Parlamento italiano, ipotetico simbolo della giustizia e della democrazia.
Insomma, non saranno di certo degli intellettuali di spessore e dal peso sociale e politico importante ma quantomeno ci hanno visto meglio di molti altri. Date ascolto ai Dogo, ascoltatevi “Falsi Leader” e provate, anzi, proviamo un po’ tutti a dare un po’ di ordine a questo disordine. In attesa di giorni migliori. E andate a votare.
Grafica di Matteo Da Fermo.