Assalti Frontali: la Notte immensa della Resistenza

Difficile vivere una vita all’opposizione. Resistere all’appiattimento culturale, politico, esistenziale. ‘Bandito’ l’impegno politico dall’arte – sempre più soggetta al dominio (e al ‘ricatto’) delle piattaforme di streaming – cosa rimane, quali speranze può nutrire un giovane, selvaggio e libero?

Un piccolo nucleo di Resistenza, tuttavia, sembra esserci. Venerdì 13 dicembre è stato segnato dal ritorno di uno dei gruppi più importanti del Rap Italiano; un gruppo delle origini, che dai centri sociali – e dall’estrema sinistra – ha coltivato un messaggio politico di Resistenza entro le strette maglie della musica (ormai sempre più ‘aliena’ dalla politica).

Gli Assalti Frontali tornano in grande stile con Notte Immensa: un disco che non si sottrae al presente e che unisce un messaggio di Lotta ad un’idea di Stile contemporaneo, senza tralasciare il legame con quel mondo di Resistenza Politica che gli è proprio. E del quale avevamo (tutti) bisogno.

Nella Notte Immensa la voglia ritorna, più forte di prima: gli Assalti Frontali e la risposta ai drammi odierni

Parlare di Resistenza, di Ribellione, di Estrema Sinistra, di Occupazioni e Mobilitazioni ci è suonato (per troppo tempo) anacronistico. Gli anni del Riflusso, del Neo-Capitalismo, del Berlusconismo, fino agli anni Liquidi (i nostri) hanno castrato e addomesticato un bisogno umano affiorato con fatica per almeno un millennio.

“Mi muovo nella notte piena, in faccia al cielo/dove nessuno mi conosce per davvero, e imparo/a essere cattivo perché devo/la meschinità mi accerchia, e io spingo col pensiero. Va bene che non vado a mettere le bombe/va bene che non sputo sulle vostre tombe/lotto con me per primo,ogni uomo ha un motivo/per svegliarsi il mattino, e mettersi in cammino”

Il ritorno degli Assalti Frontali non è casuale. In questi giorni, nei quali si parla di una Destra Mondiale, giorni sconvolti da Guerre ‘lontane’ (sempre più vicine) e animati da un fermento di contrapposizione radicale rinato, e da mobilitazioni di piazza ancora confuse negli obbiettivi, ma necessarie.

Notte immensa risponde a un bisogno: bisogno innanzitutto etico – perché oppone al piattume e al vuoto di contenuti un fuoco vivo e contestatorio, leggermente retorico ma vitale – ma anche (e soprattutto) estetico.

Produzione e Rime non restano ancorate a un suono ormai vecchio; i pensieri furenti e ‘militanti’ di Militant A scendono a patti con i gusti del presente: ed ecco che il rap ‘veloce’ delle Posse si sposa alla perfezione con beat ‘nuovi’. Ne sono un esempio eloquente le prime due tracce del disco.

Con Notte immensa (la title track) e Subito Fuoco vediamo gli Assalti Frontali a loro agio con i suoni moderni: il rap degli slogan politici e delle rivendicazioni d’appartenenza ‘altra’ che si plasmano su un tappeto quasi ‘pop’. E anche l’autotune è al servizio di un messaggio politico ‘globale’:

“Continuerò, io continuerò ad essere come sono/per tutti i miei sbagli, mi assolvo e perdono/continuerò, e accendo un falò, nella notte immensa/perché sono immerso, nella Resistenza.”

Fanc*lo ci sono anche loro!

In senso lato, tutto è politico. Anche l’arte. L’eterna diatriba tra un’arte per l’arte – immune da intromissioni di qualsiasi tipo da parte di altri ambiti o categorie di pensiero – e un’arte per la vita – che sia didattica, che fornisca esempi e modelli – vede il prevalere di un’idea sull’altra a seconda del contesto storico.

“mi riprendo la mia libertà, nel rap moderno”.

Oggi, ci sembra impossibile continuare a celebrare un’arte piena di sé, che da sfoggio di una sua presunta auto-sufficienza. Oggi, ci sembra improrogabile una presa di posizione. Che nell’arte – certo – si accompagna sempre a un modo d’espressione, ad un’estetica.

Con Notte Immensa si è tentato – a nostro avviso – di creare questo: mettere in pratica l’unione simbiotica tra un messaggio forte e ad una sua espressione ‘comprensibile’. Se il Rap è ormai universalmente riconoscibile in ogni forma musicale, perché non tentare di riportarlo alla sua origine (nel messaggio portante) per parlare al futuro, e dunque alle nuove generazioni (nella sua espressione estetica)?

Compito arduo, e doveroso, che gli Assalti Frontali (chi, se non loro?) hanno tentato di assolvere, alla loro maniera. Radicale, e stilisticamente inattaccabile. Ed ecco che i brani – Focus sulle rime, Sognatori, Più che si può (uno dei pezzi più riusciti), Lascia la mente libera, Casilina International (“tutti si fanno le canne e guardano, i loro telefonini”) suonano come nuovi slogan di una nuova battaglia.

“non sentirti in colpa, per le cicatrici, non sentirti in colpa, perché siamo felici, di essere noi stessi, fino a che si può”

Al Rap delle frasi ad effetto che diventano meme, gli Assalti Frontali rispondono colpo su colpo, con un rap maturo di grida esasperate, che diventano fuoco di una nuova rivolta.

Assalti Frontali su Confini Artificiali

Notte immensa abbatte i confini tra Vecchio e Nuovo. Nella scelta delle basi, dei featuring, delle idee che trasmette. Gli ultimi quattro brani in scaletta – Tutti i confini, So già rientrato, Nel Barrio e Fanc*lo ci siamo anche noichiudono il disco in un crescendo rossiniano.

Poesia Estremista, bisogno libertario, bisogno d’amore. L’album si chiude con un messaggio di speranza di una risposta forte (“la forza degli oppressi è la più grande degli amanti”). Speranza di un bisogno, di una parola tabù che si ha paura di pronunciare.

“A contatto diretto, con problemi e dolori/trasmettiamo valori, di notte in periferia/oggi la banda è riunita, con in mano i bicchieri/ci sentiamo dei geni, teniamo unita la via/siamo semplici e veri, briganti e rap-eremiti/sono arrivati i contanti, siamo rimasti puliti…”

Notte immensa è il manifesto di una partecipazione attiva alla società da ritrovare. 11 pezzi come 11 punti per arrivare ad una risposta. Estrema e bistrattata. Ma che sappiamo essere la parte giusta della Storia.

N.d.T. : l’autore dell’articolo si scusa per la caotica interpretazione dell’album. Ciò evidenzia un fatto, fondamentale. La partecipazione emotiva (almeno, oggi) prevale sul distacco critico. E non c’è deontologia che tenga