Amir Issaa: La prossima volta il fuoco. Ciò che conta è la scintilla

Amir Issaa

Partiamo dalla fine. Le nove tracce di cui si compone La prossima volta il fuoco, il nuovo disco di Amir Issaa uscito questo venerdì, hanno tutte un denominatore comune: il rap come terapia, come mezzo per imparare a comprendersi, difendersi, e riarmarsi.

Trovate voi il vostro modo. Io ho trovato il Rap. Può essere la scrittura, può essere la pittura, qualsiasi forma d’arte e di creatività che vi possa aiutare ad esprimervi e a tirare fuori quello che avete dentro, è un invito per tutti quanti

Rap therapy si chiude proprio con questo invito, che noi di Rapologia giriamo a tutti voi lettori per provare ad iniziare insieme – e col piede giusto – questa nuova settimana: tirate fuori – sempre – quello che avete dentro. Cercate solo il vostro modo. Questo è il lascito da cui partire.

La prossima volta il fuoco: Amir Issaa e il suo stile naturalmente classico

Se penso ad Amir (“Rima al contrario/pronto a farti fuori se sarà necessario”) penso sempre al suo primo album da ‘solista’ (accompagnato in realtà dai beat di un Mr Phil all’apice creativo): Naturale è un disco di vent’anni fa che, riascoltato, non ha perso la sua forza iniziale. Naturale (con pezzi storici, iconici, senza tempo: Guerra aperta, Batti le tue Mani, Vivo per questo, Viaggi senza Ritorno, Cosa c’è…) sancisce e indirizza lo stile di Amir per gli anni a venire. Uno stile che non si può che definire ‘classico’: rime baciate, metriche dritte, concetti semplici e diretti. Senza troppi fronzoli, senza troppi orpelli. Crudo e disincantato, come Roma.

La prossima volta il fuoco è in quella direzione. Un disco semplice nella struttura, profondo nella scrittura. Un disco di rap ‘adulto’, che arriva per il suo linguaggio (dolce stil vecchio!) intramontabile. Un disco che cerca di bilanciarsi tra l’apertura al ‘nuovo’ (Amir non è mai stato un integralista!) e l’affermazione di pochi punti fermi, ma fondamentali.

Se dovessimo inquadrare questo disco all’interno della discografia dell’artista – artista abbastanza prolifico, e di conseguenza non sempre a fuoco – personalmente lo inserirei fra i suoi più riusciti. Amir è uno di quei rapper che riescono a trasmettere un’immagine forte in maniera semplice, attraverso una sensibilità quasi ‘fanciullesca’.

Il discorso sul poeta che dovrebbe vedere il mondo con gli occhi di un bambino – da Leopardi in poi – e tutto l’immaginario che questo discorso comporta credo si adattino perfettamente ad Amir, e a questo disco nello specifico.

Se resisto, se respiro, se mi muovo/se ogni mattina mi sveglio e imparo qualcosa di nuovo/calci a quel pallone con la polvere negli occhi/bambini tra i palazzi sognano di essere Totti

Certo, il bambino che ‘scrive’ le strofe di La prossima volta il fuoco, è un bambino di periferia. Un bambino che immaginiamo crescere in Borgata, tra spicci, spaccio e impicci. E forse è proprio questo a rendercelo interessante.

Quando “la voglia di spaccare è una febbre che non passa”

Lo stile – “naturalmente” – classico di Amir è, evidentemente, uno stile che affonda le proprie radici (e le proprie raison d’etre) negli anni 90. Uno stile da freestyler (e da bomber), che parte dal Rome Zoo – nucleo primigenio del Rap Romano che esce dai centri sociali e arriva nelle brogate – e arriva ad oggi.

Decisamente a fuoco, dunque, ci sembra il sodalizio con Ice One, il più presente tra i produttori del disco, che firma cinque produzioni su nove tracce complessive. Benvenuto al mondo e Boom Bap, i pezzi che aprono la raccolta, ci introducono alle atmosfere generali del disco che, in un clima di festa post-Sanremese, ci spiazza per le sua tetraggine, per la sua riflessività.

E cerco di restare lucido/mi vorrebbero più stupido/nel mirino perché dubito/…sono un nemico pubblico

Lo stile di Ice One risplende e fagocita quello di Amir nei restanti tre pezzi: Cresciuto nella giungla, Kris Parker (un omaggio al maestro di tutti Noi KRS One, con un ritornello che sembra richiamarsi ad Mc’s act like they Don’t know e alla propria produzione più cupa, di dischi come – uno su tutti – Odio Pieno) e Nel nome del figlio.

Gli altri produttori presenti, e portatori di una visione più ‘nuova’ – ma personalissima – dell’Hip Hop attuale sono Luzee (So fare solo questo), Qael (Rap therapy, un pezzo da ascoltare attentamente! E ripetutamente!)) e Sinner the Sickest (che produce la title-track, La prossima volta il fuoco e Nuovi schiavi, uno dei pezzi più a fuoco, con un testo che andrebbe analizzato parola per parola). Un pezzo quasi ‘didattico’, da scuola del rap, con due strofe dirette, potenti e sentite, e un ritornello canticchiato che arriva, senza ammiccamenti.

E la paura più grande ora che ho spiccato il volo/non è schiantarmi al suolo: ma è morire solo!/Il mio cuore in Africa e i miei piedi in Europa/sazio di speranza anche con la pancia vuota/e quando chiedo aiuto la gente si allontana/da solo o tra la folla – mi sento un fantasma/chiudo gli occhi e viaggio…in questa terra di nessuno/non posso tornare a mani vuote al mio villaggio

Un pezzo dedicato ai ‘nuovi schiavi’, a tutti Noi comuni mortali in bali degli eventi di una Storia più grande (e sempre più lontana), vittime consapevoli di un Sistema egoista, che ci vuole sul pezzo, sempre disponibili – come pezzi di ricambio -, e che spesso ci fa a pezzi.

Questa è la mia storia, uno su 9 miliardi/ma devo raccontarla per dare dignità agli altri/quelli come me… che non ce l’hanno fatta/quelli che sono partiti e non sono tornati a casa/nella testa un sogno, sopra al cuore un livido/carne masticata nella bocca di un politico/un numero su un grafico, un mostro per il tuo titolo/vite che respirano solo quando ci uccidono…

“Un altro modo non c’è”

Il rap continua ad essere, nonostante tutto, uno strumento fantastico. Perché nonostante sia stato a tutti gli effetti assimilato dal Sistema culturale dominante, continua ad essere contemporaneamente un elemento forte di rottura. Alla Cultura dell’esserci a tutti i costi, e dell’esserci senza pensieri, e carichi di certezze (false), continua ad insinuare dubbi, a scavare, a sfrondare la matassa davanti ai nostri occhi. Ogni rapper, potenzialmente, ha – davanti a sé – questo dono. Anche se non tutti riescono ad accorgersene.

Ho il vuoto sotto i piedi, le fiamme dell’inferno/paura di morire, di non vivere in eterno/di non essere qualcuno, di non lasciare un segno/dubbi e paranoie ogni volta che mi sveglio (Rap therapy)

Al Rap come strumento del potere edonistico ed egocentrico, rispondiamo col rap dei dubbi, e dell’auto-terapia. Al rap del consumo rapido rispondiamo con il Rap dell’ascolto lento (e attento). Al rap patinato e ‘laccato’ rispondiamo con il rap di Amir. E la prossima volta, il fuoco!

Anche da lucido, arrivo ruvido/voglio elevarmi e lo faccio da subito/complesso nella mia semplicità/ringrazio la musica e l’amore che mi dà

Puoi ascoltare La Prossima Volta Il Fuoco di Amir Issaa qui di seguito: