Acru scuote prepotentemente il rap game latinoamericano con l’uscita del suo terzo album ufficiale – a distanza di ben 5 anni dall’ultima volta – confermandosi come un artista versatile e propenso allo sperimentare sempre qualcosa di nuovo e accattivante.
Alla scoperta di El Don, il nuovo progetto musicale di Acru
Dopo un’attesa durata 5 anni, Acru presenta al grande pubblico il suo terzo disco, chiamato El Don – composto da 10 tracce – nel quale la versatilità, la profondità e la critica sono ben marcate. L’artista vuole far emergere principalmente le sensazioni di Agustín, lasciando più sullo sfondo quelle di Acru.
Ma analizziamo il disco più nel dettaglio.
La traccia con cui si apre l’opera si intitola Trono e mette subito in risalto la complicità tra Acru e il producer del disco, tale Veeyam, uno dei migliori in tutto il panorama argentino, che sembra cucire perfettamente il beat con la voce del rapper, il quale dal canto suo sfoggia metrica e barre a più non posso.
Nel pezzo Burning invece, spiccano le doti melodiche di Acru, che diventano un tutt’uno con il suo rap più crudo con il quale ci parla direttamente del perseverare nel raggiungere i nostri traguardi nella vita. Segue Coronar, una traccia dove troviamo un rap denso di tecnica con cui ci mostra il suo cammino artistico dalle strade argentine fino ai grandi palchi.
Passiamo alla quarta canzone del disco, Cien Shows: una traccia leggermente differente rispetto alle altre. Una traccia romantica e nostalgica che racconta il modo di che ha l’artista di relazionarsi all’amore tramite un lavoro personale quotidiano. Quest’ultimo aspetto citato, lo troviamo anche in Josear, dove il fulcro della canzone lo troviamo nel non perdere mai la speranza e nel lavorare sempre su noi stessi per superare le avversità.
“¿Dónde está Dios?” Si chiede Acru nella sesta opera del disco. Una domanda esistenziale che deriva dalla sensazione di abbandono che le persone provano nel vedere situazioni di gente immersa nella miseria, senza che una fantomatica presenza divina smuova le acque a favore dei più poveri. Questa canzone dipinge perfettamente la situazione in cui si trova l’Argentina e dove si è trovato lo stesso Acru nel corso della sua vita.
E se “¿Dónde está Dios?” vi ha fatto riflettere, lo farà ancora di più la traccia numero sette: Quizás. Qui l’artista tocca delicatamente, quasi come una piuma, la sensibilità e il sentimento più intrinseco dell’ascoltatore. Acru dedica l’opera a chiunque abbia perso una persona cara, portando alla mente ricordi collegati strettamente a quella persona.
L’ottava traccia è quella che fa capire il perchè Acru sia uno dei migliori: Romario è un autentico concentrato di rap puro, pieno di tecnica, punchlines e metriche accompagnato da un boom bap essenziale. Agustín gioca con le parole come il miglior Maradona faceva con il pallone tra i piedi.
Chiudono il disco Agradecido e Camino, due tracce nelle quali l’artista ringrazia tutte le persone che lo hanno accompagnato nel suo viaggio nel mondo della musica, che naturalmente non finisce qui!
Una qualità audiovisiva spaventosa, degne di un film del miglior Spielberg, accompagnata da un’ottima produzione musicale e dalla solità incisività al microfono del “Diez” del rap argentino.
Acru ha appena regalato il suo “Don” più prezioso al panorama musicale latinoamericano!