L’entrata di Guè Pequeno in BHMG ha destato molto scalpore.
La notizia più chiacchierata delle ultime ore – dopo il clamoroso ritorno di Leonardo Bonucci in bianconero e l’approdo di Gonzalo Higuain in rossonero – è senza dubbio l’approdo di Guè Pequeno in BHMG, la giovane e prolifica etichetta di Sfera Ebbasta. Ultimamente Guè è uno dei bersagli preferiti dell’hateraggio social, poiché sembra essere più in voga per i suoi famosi commenti sulle mamme da portare a letto che per la sua illustre carriera musicale. E già qui ci soffermiamo su un piccolo indizio. Tutti i commenti che possiamo leggere nei post che hanno dedicato attenzione alla notizia in questione lasciano il tempo che trovano, poiché gli autori di questi ultimi saranno con molta certezza under tutto.
Guè Pequeno è entrato a far parte della BHMG, etichetta nata grazie agli enormi traguardi raggiunti negli ultimi due anni targati Sfera Ebbasta. Successo dietro il quale si nasconde un team professionale e completo in grado di saper gestire nel migliore dei modi il mercato attuale, Thaurus docet.
Proprio Guè Pequeno negli ultimi mesi si è spesso vantato di essere il “self-made” per eccellenza all’interno del rap italiano. Senza un managment, senza un manager, senza un tour manager, senza un fotografo, senza una tipa. Insomma, un lupo solitario a caccia dello scettro e della corona o meglio, al loro mantenimento. Affermazioni che però sono state smentite rapidamente nei mesi successivi, con l’entrata nel managment di Thaurus prima e nel roster di BHMG poi. Fin qui, nulla di male. Un artista di una determinata caratura deve assicurarsi di mandare in porto più obiettivi possibili dal punto di vista commerciale ed economico, altrimenti fare l’artista non diverrebbe più un lavoro. Quindi?
C’è che Guè Pequeno, uno dei mostri sacri del rap italiano, è entrato nell’etichetta di uno degli artisti più odiati della scena rap ( possiamo dirlo?), di una generazione avanti a quella del padrino Cosimo. Sfera Ebbasta è il simbolo di tutto ciò che prima non c’è mai stato. L’attenzione mediatica, i numeri e persino l’Europa. Basti pensare che sul tubo potete trovare innumerevoli interviste realizzate in Francia dai più noti portali di settore. Chi potrebbe vantare un simile riconoscimento da un Paese come la Francia che ha il secondo mercato del rap più importante dopo quello U.S.A.? Dicevamo, lo scandalo di una tale notizia sembra apparentemente avere in principio delle cause anagrafiche e di incompatibilità. Come se Cristiano Ronaldo entrasse a far parte della scuderia di stelle sportive creata da Mbappè. Forse dovrebbe essere il contrario.
Intanto bisogna sottolineare che questa collaborazione non arriva dal buio. Non è una scelta improvvisa, dettata da condizioni particolari. Guè Pequeno e Sfera sono un po’ come un fratello maggiore ed uno minore da diverso tempo, specialmente dopo l’enorme successo di “Lamborghini” che li ha spinti persino a tatuarsi l’uno il nome dell’altro. Poi, insieme a loro, sono presenti anche Charlie Charles e Shablo, rispettivi compagni di avventura da tempo ormai immemore. Va bene, fa strano il fatto che Guè sia entrato a far parte di un roster con intenzioni e target ben definiti e non sempre condivisibili dalle hip hop heads. Drefgold ne è un esempio. Ma l’unica certezza che abbiamo al momento è che – a parte le fantasie di ciascuno – nessuno può affermare a cosa porterà questa collaborazione.
Una virata pop decisa da parte di Guè? Chi lo sa. Un modo innovativo di approcciarsi al business della musica? Sarebbe interessante. Chi si fascia la testa prima del tempo parlando di complotti anti-hip-hop, di omicidi della reputazione e cose simili ha capito davvero poco. Certo, la citazione alla Death Row pare quanto mai azzardata, paragonando non solo i personaggi ma soprattutto i contesti. Però è simbolica. Significa che c’è voglia di porsi obiettivi importanti che non sappiamo però attraverso quali mezzi verranno raggiunti. Non ci resta che attendere curiosi e decidere solo in seguito se questo sarà l’ennesimo passo importante del rap italiano o soltanto una scelta azzardata ma comunque consapevole di un artista che ha scritto le pagine più importanti della storia del rap in Italia insieme a molti suoi colleghi.