Froz aka Il Partigiano Della Breakdance: parliamo del libro

Froz

É un enorme piacere poterci interfacciare con chi ha reso della propria passione un lavoro, partendo quando questo lavoro in Italia non era minimamente immaginabile. Froz ha deciso di raccontare questo percorso nel suo primo libro, edito CAIRO LIBRI e intitolato Il Partigiano Della Breakdance. Lo abbiamo raggiunto per parlarne direttamente con lui, incuriositi dal risultato più che positivo in termini di scrittura e, soprattutto, dalla possibilità di confrontarci con chi ha cercato di mettere sempre al primo posto la cultura hip-hop, pagandone a volte anche le conseguenze.

Invitiamo chiunque a leggere sia l’intervista che il libro di questo campione e insegnante di breakdance. Se ci segui o vivi semplicemente di hip-hop, è facile che ne rimarrai soddisfatto. Non ci resta che augurare una buona lettura.

Froz ci racconta il suo primo libro: Il Partigiano Della Breakdance

Ciao Froz. Innanzitutto complimenti per il libro. Da non lettore accanito, il tuo mi ha appassionato molto. L’ho trovato un racconto ben fatto, con discorsi scritti bene, belle descrizioni delle situazioni in cui ti trovavi tu o la tua famiglia. È la tua prima esperienza di questo tipo con la scrittura?

«Si è la mia prima esperienza come autore di un libro, ma già da anni scrivevo articoli di vario genere dopo essermi laureato in giornalismo nel 2015».

Quand’è scattata la scintilla che ti ha portato a scrivere il libro?

«Ho iniziato a scrivere un diario dopo la vittoria del campionato europeo Red Bull Bc One nel 2013, e 10 anni dopo visto il “successo” che stavo ottenendo ho deciso di scrivere il libro. La scintilla è scattata quando è nato mio figlio Alexander».

Quanto è durato il processo di scrittura? Hai avuto qualche fonte di ispirazione per come impostarlo e raccontarlo?

«Il processo di scrittura è durato relativamente tanto, ho iniziato nel 2013 per poi riprendere nel 2023, ma con un’impostazione diversa. Non era più il racconto da ballerino per i ballerini, è un racconto da persona che si è fatta in quattro per i propri sogni che si rivolge ad un pubblico simile. Per l’impostazione e la scrittura sono stato aiutato dalla casa editrice CAIRO LIBRI e Andrea Mercurio che hanno fatto un lavoro eccezionale».

Passiamo ai contenuti. Da 34enne che spinge quotidianamente da più di 20 anni la doppia H, nonostante un lavoro che non c’entra nulla con ciò e una vita privata da portare avanti, mi sono rispecchiato molto in alcuni tuoi discorsi e contesti. Quindi volevo chiederti: ora, dopo tutto ciò che hai vinto e vissuto, la tua passione per la break e per l’hip-hop è rimasta tale e quale agli inizi oppure, per forza di cose, è in qualche modo cambiata?

«Bellissima domanda, grazie! Si la mia passione è cambiata, cosi come cambia una persona quando cresce che conoscendo man mano la vita, cambia opinione riguardo alle cose. Prima ero più “romantico” e vivevo questa danza ispirandomi al mondo del famoso film “Beat Street” o “Wild Style”, ed era tutto magico e bellissimo, avevo 15 anni. Ora ne ho quasi quaranta e continuo ad essere innamorato di questa cultura ma con una buona dose di realismo e conoscenza a riguardo. Sono rimasto deluso dai “pilastri” di questa cultura perchè in molti casi si sono rivelati molto più “leggende” che grandi persone. Ho visto questa danza diventare danza da contenuto social, ho visto i meccanismi corrotti delle federazioni annacquare certi principi della nostra cultura. Ma nonostante questo il breaking rimane per me, sempre comunque lo strumento di riscatto sociale per realizzare i propri sogni».

Froz

Molti pensano che la break vada a braccetto con il rap, ma non è sempre così, anzi, spesso i breaker non ballano su pezzi rap. Tu però nel corso del libro parli della tua passione per brani come Gangsta’s Paradise di Coolio, citi situazioni che hanno visto la collaborazione con esponenti della scena etc…
Quali erano i rapper che ascoltavi negli anni in cui gareggiavi ai campionati Red Bull e quali sono quelli che ascolti ora?

«I miei rapper preferiti di sempre sono Club Dogo e Colle Der Fomento, ma ho ascoltato anche Piotta, CorVeleno, Inoki, Joe Cassano, Stokka e Madbuddy. Anche oggi continuo ad ascoltare l’album dei Dogo che a mio parere è un capolavoro di musica RAP in un momento di crisi per questo genere a favore di genere che si “vendono” di più’. Una volta il rap era molto più connesso perchè ti identificavi con quel mondo, e Coolio era l’emblema per chi voleva far capire di appartenere a un certo mondo, soprattutto con un pezzo come Gangsta’s paradise che tutti conoscevano anche grazie al cinema».

Scusami l’insistenza sul rap, ma essendo Rapologia un sito di rap, vorrei farti un’altra domanda al riguardo: quale pensi sia il genere musicale più adatto per la break dance? È forse una domanda stupida perché immagino dipenda dal breaker in questione. Però vorrei sentire la tua al riguardo.

«Oggi il breaking, ma anche il movimento cultura dell’Hip Hop è molto settorializzato, ognuno ha preso la propria strada, e quindi anche il breaking è diventato più sportivo, ed il genere musicale per eccellenza è il breakbeat (breaks) con una velocità di 110/130 bpm che permette al ballerino di esprimersi al meglio. Cosi come il writing non è più solo in strada ma anche nei studi di design, e il rap non è più solo alle jam ma nelle case discografiche da milioni di euro».

Nel libro parli di diverse passioni che hai coltivato, per tua scelta o meno: tennis, karate, gaming, lo storico yo-yo… Se non sbaglio, però, l’unica che hai portato avanti fino ad oggi è la break. Perché lei non l’hai mai abbandonata? Qual è il suo punto di forza principale?

«Ho praticato molteplici sport e passioni, e l’unica che non ho mai e poi mollato ormai da quasi 25 anni è proprio il breaking. Questo è legato a due fattori: il primo è che mi sono appassionato in un età matura (a 15 anni e mezzo) e secondo che questa danza ormai si lega a pieno con il mio lavoro. Anche volendo mollare il breaking sarebbe il breaking a non mollare me. Il punto di forza è stato il sogno di fare di questa passione la mia vita e oggi nel 2025 dopo tutti i miei raggiungimenti posso dire di esserci riuscito».

Il Partigiano della Breakdance libro Froz
Copertina del libro

Non potevo non farti una domanda sul tuo sito. So che ti ha dato una mano un amico, ma come è stato per te farlo crescere? Quali feedback ricevevi dalla gente?

«Il sito www.break-dance.it è stato uno dei più grandi contributi che io abbia mai potuto dare al breaking italiano. Un sacco di ballerini che oggi sono affermati hanno iniziato a ballare grazie a quel sito. Era nato come punto di riferimento per la breakdance con dei video tutorial amatoriali interamente realizzati da noi. Budget zero e costo per gli utenti zero. Non avevamo un lira ma tanto voglia di far arrivare questa danza alla gente, e ci siamo riusciti. 13.000 utenti da tutta Italia ci hanno seguito dal 2002 al 2012. Per questa grande esperienza devo un grande grazie al mio amico FrA, il webmaster più figo che ci sia!»

Un ruolo importante nel libro ce l’hanno i tuoi famigliari: dai tuoi genitori, a tuo fratello e sorella, fino a tuo nonno, in Russia. Come (e se) manifestavano il loro supporto in questa tua scelta di vita? Sia agli albori che nei tempi più recenti, quando giravi per i contest in Italia e all’estero…

«Per me i genitori, mio fratello e mia sorella sono stati di FONDAMENTALE importanza, per il loro esempio di vita e sportivo. Essendo loro campioni di tennis mi hanno insegnato che se vuoi una cosa, non ti verrà mai regalata. Invece mio nonno, eroe dell’Armata Rossa mi ha insegnato ad essere coraggioso nella vita, e a non rinunciare ai propri ideali. Ed è quello che cerco di fare ancora oggi. Però quando ho iniziato non tutti pensavano che questa cosa sarebbe diventata cosi grande come lo è oggi, e mio padre non vedeva in questo un futuro. Per me è stato un motivo in più per dimostrargli che si sbagliava e quando è stato il momento mi ha sostenuto e supportato».

So che non ti sono piaciute determinate cose riguardo la break dance alle Olimpiadi e anche riguardo fatti recenti che hanno portato l’esclusione di alcuni tuoi colleghi da determinate competizioni. Ne hai già parlato un po’ sui tuoi social, quindi volevo chiederti semplicemente se volessi condividere con i nostri lettori un pensiero riguardo uno di questi temi.

«Una delle delusioni più grandi di quest’anno è stata la sospensione di ballerini come Mowgly, Snap, Jetleg e il mio licenziamento dal circuito della federazione, solo per essere andati in Russia a partecipare a una gara. Vediamo il totale dominio della politica nello sport, e con mia grande delusione nostri colleghi che continuano a lavorare all’interno della federazione non hanno preso posizione a riguardo ignorando del tutto l’accaduto. Dimostrando di tenere di più alla propria “posizione” anziché ai principi sui quali si fonda questa danza».

Per concludere e tornare sul rap: hai qualche aneddoto in particolare con un rapper italiano o estero che vorresti raccontare e che non è contenuto nel libro?

«Il mio famoso pranzo con Marracash, Enz Benz e Deleterio in Sicilia nel 2009 ed era appena uscito l’album Marracash nel 2008. Loro davano un concerto e io giudicavo una gara di breaking. Una roba davvero Hip Hop se cosi si può definire, oggi sarebbe una cosa impensabile. Ed un altro aneddoto molto figo è quando abbiamo fatto ballare Enz Benz dopo una rappata al nostro campionato italiano di breaking “Battle School”. Lui una volta si allenava al muretto ed era anche abbastanza bravo come bboy. Se glielo chiedete lui ve lo può confermare!»

Se ti abbiamo incuriosito, puoi acquistare il libro Il Partigiano Della Breakdance di Roman Froz cliccando QUI.

Froz, Vincenzo Da Via Anfossi, Marracash
Froz, Vincenzo Da Via Anfossi, Marracash in Sicilia. 2009 (Foto concessaci da Froz)