Cosa sta accadendo alla trap nel 2025? Il pubblico in Italia è disposto ad ascoltare sempre gli stessi pezzi? Capiamolo.
Ha ancora senso fare trap nel 2025?
Analizzando i progetti dell’anno appena trascorso, sorge spontaneo chiedersi se il genere della trap abbia ancora il suo senso e spazio nel panorama musicale italiano.
Volendo essere cinici, di tutti gli album usciti nel 2024, quelli più criticati e mal sopportati sono stati proprio di artisti notoriamente trap: Goblin di Drefgold, Una Notte a Milano di Wayne, Smetto quando voglio di Sapobully.
Si tratta di tentativi goffi di cavalcare un’onda di successo già passata da anni, progetti dalla melodia e dai testi fissi al 2016 che non riescono (o non vogliono) dare qualcosa in più alla discografia di questi “trapper”.
Durante i tempi d’oro del genere, gente come Sfera Ebbasta, la Dark Polo Gang e lo stesso DrefGold hanno portato la trap in Italia a livelli mai visti prima: le sonorità trap statunitensi, adattate al contesto italiano, erano allettanti per tutti i ragazzi che si affacciavano all’ascolto. L’effetto era quello di avere a che fare con uno slang e delle sonorità fresche e proprie di quella generazione, incomprensibili alle altre.
Per alcuni personaggi, come Tedua e Izi, la trap è stata solo un periodo di passaggio, un’esperienza che è servita da trampolino per arrivare ad altri generi, non per forza rap, con cui ad oggi si possono considerare appieno realizzati e in continua crescita musicale.
L’enorme successo, come è naturale per ogni “sotto genere”, è andato lentamente affievolendosi.
Alcuni dei suoi esponenti però, come gli ex membri dell’FSK o della DPG, non si riescono ancora a staccare dalla vetta che hanno conquistato; dopo anni continuano a proporre del materiale “scaduto”, uguale a quello precedente, senza mai lasciare la zona di comfort. I tempi sono cambiati, le esigenze musicali (sonore e di contenuti) sono mutate e cresciute con il pubblico; il problema fondamentale è che questi album non ci dicono più niente e non sanno neppure a chi stanno parlando.
La trap è in crisi prima di tutto perché non c’è più un vero e proprio pubblico del genere o, per lo meno, che non è più disposto ad ascoltare sempre le stesse “barre” e gli stessi temi.
La soluzione al problema la dimostrano artisti come ad esempio Sfera, Ghali o Vegas: loro e pochi altri hanno avuto la capacità di reinventarsi e di adattarsi ai tempi, trasformando e prolungando il loro successo. Nei suoi ultimi progetti Ghali ha rappresentato perfettamente questo principio: si è fatto padrone di temi e sonorità nuove, fresche, originali ma tenendo sempre conto dello slang e del sound da cui viene e a cui deve tanto. Sta tutto nell’utilizzare attivamente gli strumenti procurati negli anni di carriera, e non certo nell’esporli come un trofeo in una teca sperando che cambino da soli.
Senza “tradire” i canoni del genere, questo atteggiamento potrebbe garantire un futuro alla trap, ma solo se gli artisti riuscissero a rimanere fedeli alla loro originalità pur evolvendo musicalmente.
La trap in Italia nel 2025 ha ancora senso farla, ma la sfida sta nell’andare oltre i cliché e nell’introdurre elementi che permettano al genere di crescere, evitando la stagnazione.
Se gli artisti sapranno guardare al futuro con creatività e sperimentazione, la trap potrà continuare ad essere una delle voci più potenti della scena musicale italiana.