I Superfluido sono, ad oggi, una realtà concretamente attiva nella scena Rap Italiana. Oltre a sfornare mensilmente produzioni, si stanno coltivando un pubblico anche dal vivo, e non solo a Roma. Certo, ai tanti progetti pubblicati – per lo più EP – mancava in effetti un disco. Gap colmato da Eric Draven. Con Vita Segreta delle Piante – un disco dalla “dimensione selvatica”, corposo (18 tracce) e variegato – emerge con forza tutta l’abilità lirica di Eric Draven (il suo ‘mimetismo’), grazie soprattutto alla produzione che, nonostante sia stata strutturata da mani e teste diverse, suona perfettamente omogenea.
La Vita Segreta delle Piante e l’intimismo ‘mimetico’ di Eric Draven
L’analisi richiede distacco. Piccola formula applicabile alla scrittura ‘critica’, mantra da ripetersi in funzione dell’oggettività, o almeno della ‘tendenza’ verso di essa. Per poter analizzare bene un’opera, dunque, servirebbe armarsi di distacco. Porsi dietro un vetro, allontanarsi dal fuoco vivo della materia che si affronta. Ma questo non è il nostro metodo di lavoro.
La passione si nutre di passione. Partecipazione emotiva e coinvolgimento totale nell’opera contraddistinguono ogni nostro tentativo di presentazione di un disco. Personalmente, e per quanto riguarda Vita Segreta delle Piante, ciò è sicuramente vero.
È un disco che mi ha coinvolto/sconvolto totalmente, per la poetica di Eric e per come plasma i propri flussi sulle basi (impeccabili, quasi tutte); è un disco che può aprirti un mondo, strutturato a partire dalla ciclicità di Giorno e Notte, che scandiscono atmosfere e movimenti; ma è un disco che può metterti in difficoltà. Non è un ascolto facile.
La complessità delle liriche, la ragnatela di rimandi e il modo in cui i concetti che Eric esprime si dipanano sul tempo, creando una fitta rete di parole, mimetiche, che ne caratterizzano la poetica, richiede un impegno non indifferente.
io non sono tipo da locali per me/è una cosa innaturale per stare con i miei pari/stiamo nei garage, come i punk/…non ho amato mai le donne come certe strumentali/stupida morale/alla base della vita c’è un’idea fallimentare…
Con Vita Segreta delle Piante, è il rap inteso come modalità di scrittura strutturalmente completa a ritornare al centro di un progetto. Quando tutta la musica intorno – la musica da classifica, per intenderci – svuota ogni contenuto possibile dal proprio contenitore, l’Underground risponde presente, Facendo esattamente l’opposto.
Addentriamoci nel disco
Dentro questo disco c’è un mondo nascosto, che al primo ascolto, prende vita. Una grande varietà di motivi, di spunti, di flow. Ci sono dei pezzi che ti restano incollati al corpo, come l’umidità in un bosco, di notte. Ci sono, ad esempio, pezzi come Caldaia, insieme a NONe.
Un affresco espressionista sul lavoro (macro-tema al quale è difficile sfuggire e altrettanto difficile riuscire a parlarne senza retorica) dal quale, in fondo, “Cerchiamo solo tutti di tornare a casa”. Penso anche a un pezzo come La Piovra, con un’atmosfera horror che incalza o alle brevi Incorporeo 1 e 2, capolavori di sintesi, rispettivamente, di gg.Proiettili e Adrian Vitali.
Non possiamo non citare, poi, il bangerCostrutto, con Karlino Princip, o la ‘eterea’ DMT. Ma le dovremmo citare tutte, e non vorremmo togliervi il gusto dell’ascolto. A nostro giudizio, sono due i pezzi più riusciti del lotto, i pezzi forse più rappresentativi delle potenzialità/capacità di Eric Draven, che ne inquadrano perfettamente la cifra stilistica: Mushnick/Perlina e Anidride/Piante Carnivore.
Nella mia vita ho sempre cercato gli alberi per sfuggire alla pioggia…/Pianeta vuoto, avevo l’orto botanico nella camera mia…<Ossigeno, Free!>/potere scegliere se puntare al sole o fare radici nell’ombra…scelsi la seconda/ma nemmeno il destino sa dove cresceranno i rami miei… o sì…
Il mimetismo lirico di Eric, le sue ‘associazioni libere’ all’interno di una metrica anarchicamente (anarchica in senso positivo, ovviamente!) pregna, emerge in questo disco con forza particolare, grazie soprattutto al lavoro dei produttori.
Sonny Purini, Loris Mills, NONe, Bill Cartier, Martire, Grande Fumo, Sameface, Simone, Stigma e gg.Proiettili, ognuno col suo stile e il suo approccio, hanno reso questo disco omogeneo e vario, dando luce e colori a una fitta boscaglia, dalla quale uscire, già dal primo ascolto, totalmente rapiti.
Noi ve lo consigliamo.