Continuiamo a raccontare le pagine più buie della storia dell’hip hop, nella nostra rubrica di True Crime. Questa volta, ci addentriamo nella vita di Nipsey Hussle per arrivare a quel tragico giorno in cui è stato ucciso.
Crescere a South Los Angeles, tra gang e violenza
Ermias Joseph Asghedom, vero nome di Nipsey Hussle, nasce a Los Angeles nell’agosto del 1985 ed è diventato, nel tempo, una vera e proprio leggenda dell’hip hop. Cresce nel distretto di Crenshaw, South Los Angeles e, mai come in questo caso, è importante capire il contesto sociale che fa da cornice all’esistenza del rapper. South Los Angeles è, infatti, una delle regioni in cui presero vita le prime bande organizzate, come quelle dei Bloods e dei Crips. In generale, parliamo di una zona di periferia segnata da violenza e degrado e Nipsey stesso apparteneva ad una gang: la Rollin’60s Neighborhood Crips, sottogruppo dei sopracitati Crips.
Il primo salto temporale della storia ci porta al 2013 quando Nipsey, dopo aver debuttato nella Billboard Hot 100 l’anno precedente con il pezzo Bitches is not sh*t in collaborazione con YG, rilascia un primo progetto davvero importante, il suo mixtape Crenshaw, in cui appare anche Rick Ross e a cui fanno seguito ben due raccolte: Nipsey Hussle The Great. vol. 1 e vol.2. Del mixtape, in particolare, ricordiamo la scelta azzardata di vendere 1000 copie fisiche, al prezzo di 100 dollari l’una.
Se vi state chiedendo: ma chi comprerebbe un album di un artista non ancora pienamente affermato a quel prezzo? Tenetevi pronti a ricredervi.
In meno di 24 ore, infatti, tutte le copie sono andate sold out e Nipsey ha registrato un’entrata di ben 100.000 dollari, ma c’è un aspetto di questa vicenda ancora più sorprendente: ad acquistare 100 delle copie a disposizione, è stato un insolito acquirente: Jay-Z. Arriviamo ora al 2016: Nipsey rilascia i brani Famous lies, Unpopular Truth e FDT con il fidato YG, ma c’è un progetto che aleggia nell’aria da parecchio… Stiamo parlando di Victory Lap, il primo album ufficiale del rapper, che vedrà la luce solo nel 2018.
Guardando brevemente a quest’opera musicale, non si possono non menzionare i grandi nomi chiamati a farne parte come Kendrick Lamar e Puff Daddy e il suo successo commerciale: la critica lo accoglie positivamente, raggiunge il quarto posto nella Billboard 200 e vende 53.000 copie solo nella prima settimana.
Il successo per Nipsey è tanto inarrestabile che, per lo stesso album, viene anche candidato ai Grammy Awards.
Ma, come per le altre storie raccontate finora, la vita personale prende spesso il sopravvento e questo è quasi sempre presagio di avvenimenti negativi in contesti simili.
È il 31 marzo del 2019 e sono le prime ore del pomeriggio, più precisamente le 15:25, quando Hussle viene colpito più volte da diversi colpi di pistola.
La tragica e ingiusta morte di Nipsey Hussle: chi l’ha ucciso?
L’aggressione avviene nel parcheggio di Marathon Clothing, il negozio di sua proprietà a South Los Angeles. Oltre a Nipsey, rimangono colpite anche due persone esterne ai fatti ma è proprio al rapper che toccherà il destino peggiore… Durante quella sparatoria, Nipsey Hussle perde tragicamente la vita.
Ma chi ha ucciso quella che era già una leggenda come Nipsey Hussle? E soprattutto, qual è il movente?
Se, in un primo momento, un certo GBO Gaston ammette sul suo profilo Instagram di essere l’esecutore materiale dell’omicidio di Nipsey Hussle, questa si scoprirà essere una falsa pista.
A poche settimane dal delitto, viene arrestato Eric Holder, colui che è accusato di aver realmente e intenzionalmente causato la dipartita di Hussle. Holder viene incastrato grazie alla testimonianza di una ragazza che ha intrattenuto con lui una relazione e racconta di aver assistito alla scena, ma anche per mezzo delle telecamere di sicurezza che confermano lo scenario dell’omicidio.
Il vice procuratore, sottolinea come il killer abbia non solo sparato al rapper, ma che abbia anche infierito sul suo corpo con alcuni calci alla testa. Ancora, però, non è chiaro il movente del delitto, che verrà identificato nell’accusa di Holder a Nipsey, di essersi comportato da spia e di essere un informatore della polizia.
Si sostiene, inoltre, che il killer appartenesse alla stessa gang di Hussle.
È solo nel 2022, che Nipsey riesce ad avere finalmente giustizia. Durante il processo, infatti, Holder viene condannato a ben 60 anni di carcere. Avendo l’assassino 32 anni, possiamo presumere che passerà l’intero resto della sua vita in prigione, anche se, ovviamente, questo non sarà mai abbastanza per aver strappato un talento come Nipsey al panorama musicale e l’affetto di un padre ai suoi due figli.
Oltre la morte: la leggenda di Nipsey Hussle vivrà per sempre
Tantissime, come prevedibile, le dimostrazioni di supporto e affetto per Nipsey, dopo la sua dipartita.
A seguito dell’omicidio, è stata avviata una petizione affinché venisse rinominato l’incrocio vicino al negozio dove ha perso la vita in: Nipsey Hussle Square, ribattezzato effettivamente in questo modo, con solo una piccola variante.
Il servizio funebre, tenutosi l’11 aprile allo Staples Center, poi, ha visto la partecipazione gratuita di tutto coloro che volessero dare un ultimo saluto al rapper. La processione a seguire, ha percorso le strade di South Los Angeles per ben 41 km. Anche YG, amico e collega dell’artista, ha voluto ricordarlo in maniera speciale con un’interpretazione dedicata, al Coachella del 2019.
Per molti, per non dire quasi tutti, Nipsey è stata una vera e propria leggenda e sono le parole che Barack Obama ha pronunciato durante il servizio funebre a Los Angeles, a farci capire appieno il segno che è stato in grado di lasciare: “Mentre la maggior parte della gente guarda il quartiere di Crenshaw dove è cresciuto e vede solo gang, proiettili e disperazione, Nipsey ha visto il potenziale”.
Nipsey ha quindi segnato la cultura hip hop, ma anche la realtà in cui è cresciuto e viveva, e questo non potrà mai essere dimenticato. Anche dopo la sua morte, il mito di Nipsey Hussle continua a vivere e vivrà per sempre.
Questo era True Crime, Nipsey Hussle, 1985-2019: dall’infanzia e adolescenza in un ambiente violento e degradato, ai Grammy Awards, fino agli eventi tragici che lo hanno ucciso e strappato prematuramente alla vita.