Fuori From Mono to Stereo, il mini-docu su Mike Lennon, e annunciato Libero, il nuovo singolo.
Il percorso di Mike Lennon è uno dei più interessanti da seguire all’interno del rap italiano e dei satelliti che gli gravitano intorno. Freschezza musicale dal sapore internazionale, abilità come pochi nel creare melodie e anche una sanissima capacità di non prendersi troppo sul serio, cosa – per la verità – poco comune nel rap nostrano.
Oggi, però, qualcosa cambia. La pubblicazione del mini-docu From Mono to Stereo e l’annuncio di Libero, il nuovo singolo in uscita il 17, segnano l’inizio di una nuova tappa del suo percorso musicale, più ampia rispetto a quella precedente.
Alla fine, insomma, Mike Lennon ha gettato la maschera, ha ammesso quello che in realtà un po’ tutti sospettavano, cioè che dietro quella r che diventava l in maniera così marcata ci fosse una scelta, una mossa di marketing. Insomma, l’impressione era che ci stesse prendendo tutti per il culo facendo la parte del “cinese”, lui che ha origini vietnamite. E, soprattutto, che c’è riuscito benissimo.
Ad alcuni potrà sembrare una questione marginale della vicenda, una sfumatura che ha permesso l’affermazione di un personaggio un po’ serio un po’ parodia di se stesso, e che proprio in questa contrapposizione ha trovato la formula vincente. In realtà, la scelta fruttuosa di Mike Lennon di presentarsi raccogliendo su di sé l’etichetta semplicistica di “rapper cinese” dice molto del nostro Paese.
Il rapper nativo di Parma si è caricato addosso tutta una serie di stereotipi e di cliché, a volte neanche necessariamente malvagi, ma sostanzialmente prodotti dall’ignoranza per la quale il sushi è cinese, Gengis Khan è cinese, Mike Lennon è cinese.
Mike Lennon non solo ha portato al pubblico una trap – etichetta comunque parziale in questo caso – musicalmente accattivante, diversa dalla maggior parte dei prodotti della scena nazionale, con un’estetica ben precisa e curata nei minimi dettagli. Ha fatto molto di più.
La sua è un’operazione di costume non così diversa da quella fatta da Paolo Villaggio con Fantozzi. Così come dietro a lavori apparentemente demenziali si celava una rappresentazione perfetta delle abitudini dell’italiano medio, così, dietro a quell’alone di ilarità e allegria della musica di Mike Lennon ci sono tutti gli stereotipi nei quali sguazza una grossissima fetta del pubblico del rap italiano e della stampa, anche quella più generalista.
Chiamare in causa il razzismo non sarebbe corretto, perché è Mike Lennon stesso che, furbescamente e ironicamente, si è presentato in questa maniera. Il pubblico l’ha solo accettato così, ma è riuscito a farlo – a differenza dei precedenti esperimenti musicali dell’artista ora prodotto da Carosello Records – proprio perché gli sono stati dati in pasto i cliché di cui aveva bisogno per poter metabolizzare quel nuovo prodotto.
Per risultare di più facile comprensione Mike Lennon si è dovuto appiccicare addosso l’etichetta di rapper cinese e ha saputo giocare – perché alla fine di questo si tratta, non di un esperimento sociale o cose simili – con gli stereotipi, riproducendo esattamente tutto quello che il pubblico si aspettava da lui. E quindi via con la elle, con i continui riferimenti alla cucina asiatica e, in generale, a tutto ciò che fosse orientaleggiante.
Non è il caso di trarre conclusioni catastrofiche partendo da questo episodio, perché quello di Mike Lennon è stato comunque un passaggio giocoso, in cui sotto sotto era facile capire ci fosse sotto una messinscena, ma che dà qualche idea di come gli italiani concepiscano le minoranze o le seconde generazioni. È come se le origini di un individuo gli mettessero già addosso una definizione e una lunga serie di caratteristiche, a volte divertenti, altre molto meno.
E proprio ora che gli artisti con origini familiari in altre parti del mondo hanno sempre maggior esposizione – Ghali su tutto – sarebbe il caso di avviare una riflessione sulla questione. Sia la stampa che il pubblico devono riuscire a non sovrapporre le etichette, a non analizzare necessariamente una cosa – l’essere artista – tramite l’altra – avere origini straniere – perché sarebbe un’ingiustizia nei confronti dell’arte, una limitazione.
Mike Lennon è stato bravo a sfruttare questa cosa a suo vantaggio, ma questo può aver distratto qualcuno dall’elettrica capacità d’attrazione della sua musica, dalla sua vitalità e dalla sua freschezza. Adesso può fare quello che gli pare, c’è da vedere cosa ci riserverà quando sarà finalmente Libero.