Il nuovo album di Fabri Fibra è alle porte. Abbiamo colto l’occasione per analizzare il modo in cui l’artista di Senigallia ha gestito i featuring nel corso della sua carriera, per immaginare quali potrebbero essere i prossimi ospiti.
I featuring di Fabri Fibra e come li ha gestiti
Come abbiamo osservato nel precedente articolo sopra linkato, il modo con cui negli ultimi 5 anni Fibra sia riuscito a mantenere l’attenzione è stato attraverso i featuring. Il cambio di etichetta, da Universal a Sony, può aver influenzato il modus operandi del rapper di Senigallia?
Cerchiamo di tirare le somme di tutto quello che ha fatto dopo la pubblicazione di Fenomeno.
Il mercato dei featuring
Contrariamente a quanto pensano in molti, secondo chi scrive, le collaborazioni nei pezzi rap non nascono esclusivamente per stima reciproca tra due artisti, ma sono in primo luogo contratti lavorativi, che in qualche modo devono essere retribuiti. Per quanto non sia una regola, in quella scena lontana dai riflettori è prassi “pagare” un featuring ricevuto in un proprio brano offrendo una partecipazione nel disco dell’artista ospitato, alla prima occasione disponibile. Questo viene fatto a causa di un giro di soldi più che modesto, quindi partendo da un presupposto di stima umana ancora prima che artistica, spesso funziona un po’ seguendo la filosofia del “se io ospito te, tu allora ospiti me”.
Nel mondo delle etichette Major invece questo non succede spesso. I featuring vengono “decisi” dall’etichetta per dare un tono e maggiore visibilità al progetto, come un qualsiasi lavoro fatto da un professionista del suo genere: questo rapporto lavorativo è ancora più evidente quando parliamo di artisti internazionali. Ad esempio: in Gvesvs abbiamo visto guest star come Rick Ross e Jadakiss e non è detto che questi nei loro prossimi dischi vogliano ospitare Guè; stesso discorso per Noyz, che recentemente ha collaborato con Raekwon e Cam’ron.
Si potrebbero fare moltissimi esempi di featuring che sono stati presumibilmente compensati in denaro: questo non vuole togliere assolutamente nulla alla qualità dei brani è semplicemente una constatazione.
In questo ambito però c’è un personaggio che invece ha praticamente sempre lavorato con i featuring 1-a-1: Fabri Fibra.
I primi featuring di Fabri Fibra
Se ci facciamo caso, la carriera di Fibra è stata caratterizzata da un periodo in cui ha fatto pochissimi featuring e tutti con gente del suo giro ristretto. Fibra non è mai stato veramente integrato nella scena hip-hop italiana fino a che non si è trasferito a Milano.
Stiamo parlando del periodo pre-Tradimento (diciamo 2001-2006) durante i quali ha collaborato con Nesli, Microspasmi, Supa, Maxi B… Insomma, tutta una serie di personaggi che in realtà (come lui all’epoca) non erano super integrati nella scena italiana che in quegli anni vedeva Bologna e Milano come il centro di tutto.
Il fatto che Fabri Fibra in questo periodo facesse pochi featuring è dovuto in primo luogo a una propensione dell’artista – che, come spesso dichiarato, non fa dell’essere socievole il suo punto di forza – e, successivamente, per un motivo tecnico: in un periodo come quello in cui l’hip-hop era ruvido e sincero, ospitare sulla propria traccia Fibra che era nel suo periodo di massima forma, voleva dire auto-infliggersi la pena di sfigurare di fianco a lui. Ospitare un artista che ti eclissa, è una cosa che non fa troppo piacere.
In questo contesto, tuttavia, fanno eccezione due casi: la storica collaborazione in S.A.I.C. di Bassi Maestro e tutto il testo di Abbi Fede, sul mixtape Fuori di Qua di Mondo Marcio. Diciamocelo chiaramente, se questo mixtape è piaciuto e ha spianato la strada al primo album ufficiale in major di Mondo è anche merito di Abbi Fede, che è una delle tracce più apprezzate del rap italiano.
In questo caso, Mondo, capendo cosa aveva per le mani, si è limitato a produrre la traccia, senza aggiungere una sua strofa, nella quale avrebbe fatto fatica a tenere il passo del Fibroga che aveva ospitato.
I featuring di Fabri Fibra in tempi recenti
In tempi più moderni, diciamo nel periodo post-Bugiardo, sono state tantissime le occasioni in cui Fibra è stato ospitato da altri artisti, che ha ripagato ospitandoli a sua volta in tracce sue. Facciamo un po’ di esempi.
Ha ospitato Noyz Narcos in In Testa ed è stato ospitato a sua volta in Italian Psychos; ha ospitato Marracash in Tranne te remix, Qualcuno Normale e Playboy ed è stato ricambiato con le partecipazioni in Stupidi (Remix di Stupido), Quando sarò morto e Vita da Star; Gianna Nannini guest di In Italia gli ha offerto una strofa in Siamo nella merda; Elisa aveva ospitato Fibra in Anche tu, anche se, a sua volta si è trovata ritornellara in Dagli sbagli si impara; Gemitaiz è stato ospitato in Non me ne frega un c*zzo e in La pula bussò 2016, a sua volta ha chiamato Fibra in Fammi fuori e Pezzo Trap; nel 2013 Guè Pequeno ha chiamato Fibra In orbita è stato chiamato da Fibra in E tu ci convivi.
Con l’album Squallor questa cosa è stata ancora più lampante: sembra proprio che Fibra abbia scelto degli artisti con cui collaborare, offrendo in cambio le proprie strofe: parliamo di Lucariello, Gel, Salmo e Metal Carter, che avendo capito che era il momento buono, ha chiamato Fibra nell’album in Cult Leader, come per saldare il suo credito di una decina di anni prima di 100 modi per morire.
Stesso discorso per la riedizione Tradimento 10 Anni, dove si sono notate strofe di Claver Gold e Tommy Kuti che sono state ripagate da altrettante strofe di Fibra nei loro dischi. Rapporto di 1-a-1 anche con Jake la Furia: Rap in guerra Remix e Ali e radici; In tempi più recenti anche Mahmood per il contributo nell’EP Masterchef è stato ripagato allo stesso modo; Nitro invece è stato visto collaborare nel corso degli anni in Felice per me, Dexter e Vaffanc*lo Sc*mo Remix, che sono stati compensati dalle strofe di Fibra in Doggy style, in Ong Bak e dalla più recente Avvoltoi. Nel 2020 Fibra è stato ospitato nel disco di Ernia, “compensando” di fatto la sua presenza in Lascia un segno.
Chiaramente queste sono considerazioni di un ascoltatore, non c’è la presunzione di sapere cosa c’è dietro: occorre considerare che in questa visione si fa fatica a trovare tali legami nei producer album come Mattoni di The Night Skinny o Dadaismo di Del: Deleterio aveva ospitato Fibra in Zombie, la cui strofa potrebbe essere stata compensata dal remix di Fai come noi in Tradimento 10 Anni? Non possiamo conoscere con certezza queste dinamiche. Stesso discorso vale per le “Compilation” tipo i Machete Mixtape…
Occorre considerare in maniera separata anche i featuring di Fabri Fibra negli album usciti per la sua etichetta Tempi Duri: dal momento che lo troviamo in tutte le release, possiamo supporre che fosse parte del contratto una sua partecipazione in tali dischi.
Fabri Fibra firma con Sony
Ma analizziamo ora i tempi più recenti. A fine gennaio 2020 è stata annunciata una notizia che si credeva impensabile, solo qualche tempo fa: Fabri Fibra ha firmato con la major Sony Music. Sì, proprio così, l’Universal, l’etichetta che nel 2006 ha scommesso sul rap italiano e il rapper italiano che più di chiunque altro ha portato in alto la bandiera del rap italiano, macinando successi per ben quattordici anni quasi ininterrottamente hanno divorziato.
Ma perché è successo questo? Funziona un po’ come nel mondo del calcio: Fibra aveva sotto contratto un tot di album da realizzare, è stato deciso che l’ultimo doveva essere un Best Of, una volta pubblicato Il tempo vola 2002-2020 non è stato rinnovato il contratto. Facendo dunque un paragone calcistico, possiamo forse dire che era svincolato ed è stato preso a parametro zero dalla Sony.
Probabilmente alla Universal sono neanche piaciute troppo alcune uscite di Fibra. Fabrizio Tarducci non è mai stato uno che si è posto dei freni a parlare o a rappare: “Bella lì, bella raga, scrivo rime finché l’Universal mi paga”, ma aveva in precedenza rappato che “ormai l’Universal produce cani e porci”. In un’intervista a Esse Magazine insieme a Marracash aveva anche dichiarato più o meno apertamente che almeno due/tre dischi del suo contratto Universal li aveva fatti solo per dovere, impegnandosi relativamente poco. Insomma non parole di stima.
A questo uniamo anche diversi problemi legali (ad esempio, le cause da parte di Valerio Scanu, Paola Barale, un processo per vilipendio alla religione, un assalto a un suo spettatore durante un concerto…) che avevano portato l’Universal a dover scrivere a partire da Controcultura una frase nei booklet dei CD (diventata poi più comune nei dischi di altri artisti hip-hop) attraverso la quale si toglieva da tutte le responsabilità di quello che l’artista avrebbe detto nel suo disco.
Insomma, possiamo presumere che la Universal iniziasse ad essere un po’ stizzita di tutte queste cose non abbia proposto un rinnovo da capogiro a Fibra. Semplicemente la Sony ha trovato terreno fertile per fare la sua offerta, evidentemente più vantaggiosa per l’artista, che li ha scelti, andando a far parte del roster di Sony.
In realtà, quasi certamente, è tutto molto più semplice e lineare: non ci sono stati né litigi né fatti clamorosi. Alla fine si parla di professionisti: chiuso un contratto, se ne apre un altro, evidentemente Universal ha deciso di puntare maggiormente su artisti differenti o semplicemente un matrimonio per funzionare bisogna essere in due a volerlo.
Questi cambi di casacca non sono nulla di particolare, solo che quando si parla di Fibra, questo può spostare gli equilibri della scena molto più rispetto ad altri artisti.
La Sony nel mercato musicale Urban
Ma Sony cosa ha fatto tutti questi anni? Per diversi anni, mentre la Universal faceva le corse per accaparrarsi più artisti hip-hop possibili, intuendo quale sarebbe stato il trend dagli anni ‘10 in poi, è rimasta fondamentalmente a guardare. Sì, nella scacchiera della scena Urban non ha mosso neanche (o quasi) una pedina.
Diciamo che la Sony è sempre sembrata un po’ disinteressata a questo tipo di scena, tanto da essersi fatta sfuggire anche i Dogo, che al tempo di Vile Denaro erano sotto la EMI (che in seguito è stata comprata da Sony) quindi avrebbero potuto trattenerli con facilità, invece li hanno lasciati andare alla Universal che non se lo è fatto ripetere due volte ed è riuscita a creare una sorta di impero dell’hip-hop: per almeno una decina di anni quasi tutta la scena rap italiana era sotto la Universal.
Diciamo quasi perché la Sony in realtà ha fatto pochi acquisti ma mirati: stiamo parlando di J-Ax, Fedez e Salmo, oltre i Two Fingerz, sui quali comunque avevano puntato molto a suo tempo. I primi due sono personaggi che da soli (e ancora di più nel loro album collaborativo) sono stati in grado di muovere più soldi di tutta la scena messa insieme. Il terzo è stato ed è tutt’ora una garanzia di successo.
Lo stadio di San Siro nel mondo Urban lo hanno riempito solo J-Ax e Fedez e lo avrebbe fatto pure Salmo, se il Covid non glielo avesse impedito. Quindi a essere sinceri, la Sony non è che sia proprio l’ultima arrivata in questo contesto. Tuttavia, con la crescita esponenziale del rap italiano negli ultimi anni ha iniziato ad acchiapparne qualcuno: uno dopo l’altro è riuscita a creare un roster abbastanza numeroso, che ormai vanta rapper giovani e ottimi veterani come Luchè.
Ma torniamo a Fibra. Era davvero così impensabile una sua firma con Sony? In realtà no. Guardando i suoi ultimi featuring, si nota come dal 2019 abbia fatto presenza in numerose release Sony: stiam parlando di Quentin40 (2 volte), Tha Supreme, Ketama126, Enzo Dong, Vegas Jones, Dani Faiv, Francesca Michelin. Dopo l’annuncio della firma sono arrivati anche i featuring con Emis & Jake, Not Good, Rocco Hunt, SLF… Tutti artisti Sony.
Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Fabri Fibra?
A rigor di logica, se il suo passaggio in Sony non ha pregiudicato quelle che sembravano essere le abitudini dell’artista, è presumibile che i personaggi sopra citati prima o poi facciano presenza all’interno di una release ufficiale di Fibra.
Per il momento lasceremo da parte J-Ax e Fedez che hanno avuto degli screzi tra loro e con Fibra stesso (probabilmente risolti): per altro, nell’estate 2020 abbiamo già visto J-Ax e Fibra sulla stessa traccia, il remix di Djomb
Teniamo conto che ora Fibra fa parte della stessa etichetta di Salmo, Nitro e il collettivo Machete, con i quali Fibra ha sempre avuto un rapporto buonissimo e prolifico. Quindi anche questi sarebbero da aggiungere alla lista dei probabili featuring…
La Sony al momento ha in roster anche molti altri artisti degni di nota: Big Fish e Jake la Furia (con Yalla Movement), Chadia Rodriguez, Tedua e la new entry Luchè… Anche questi nomi, al momento sono più quotati per collaborare con il Fibroga rispetto ad altri colleghi rimasti sotto ad Universal.
In tutto questo non abbiamo citato i colleghi rimasti in Universal, tra cui Guè che ha già confermato di aver registrato una strofa per Fibra e Marracash, con il quale condivide manager e una profonda amicizia. Inoltre, sempre se il nostro ragionamento fosse corretto, con Marracash avrebbe un’ospitata da riscuotere, dato che lo Skit presente in Noi Loro Gli Altri al momento non è stato compensato.
Volendo esagerare, sentiamo anche una certa necessità di ospiti internazionali, che ormai sono diventati un metro di giudizio per i dischi di rap italiano, soprattutto dopo Sfera Ebbasta, Guè e Noyz che hanno decisamente alzato l’asticella.
Facendo due conti, però sono veramente tanti da buttare tutti dentro lo stesso album: quindi cosa farà ora Fibra con la Sony?
Sinceramente non crediamo che la Sony, dopo tutta questa attesa voglia sprecare l’occasione di un disco di Fibra, facendo una release mediocre, con un’accozzaglia di artisti troppo diversi. Allo stesso tempo è necessario che Fibra ringiovanisca il suo pubblico, per restare in hype anche tra i più giovani, con suoni e testi magari più facili, ma appetibili anche da loro, pur senza snaturarsi.
Per creare questo nuovo pubblico potrebbe appunto partire ricambiando i featuring concessi negli anni, ospitando un po’ di giovani artisti: ma ora basta fare supposizioni, dopotutto all’uscita di Caos di Fabri Fibra manca veramente poco.
Grafica di Mr. Peppe Occhipinti