Il giorno più famoso dell’era moderna, l’11 settembre 2001, vedeva l’uscita di The Blueprint di Jay-Z.
Quinto album in studio di un MC dalla produttività rara e dal talento fuori dalle righe. Il progetto alzò l’asticella di ogni processo dietro la creazione di un album di successo.
The Blueprint di Jay-Z rimane oggi tra i migliori dischi Hip-Hop mai concepiti
La strada verso il Blueprint
Documentata, cementata e continuamente ampliata, la legacy di Shawn Corey Carter in arte Jay-Z è uno dei rari momenti nella storia della musica dove l’artista esce dagli orizzonti imposti dalla percezione popolare grazie ad un talento figlio dell’amore per il crafting e di un raro dono. Jay-Z è entrato nella scena dalla porta di emergenza, un Reasonable Doubt che non ha mai avuto l’attenzione che meritava nell’anno del suo debutto.
Le cause? Molteplici, forse la più evidente era la guerra East-West che stava per prendere la più drammatica delle direzioni con la morte di 2Pac e in seguito quella di The Notorious B.I.G. Seppur Jay-Z ci finì indubbiamente dentro essendo un vero e proprio protegé e amico del gigante di Brooklyn, Hova non perse la concentrazione e con Damon Dash e Biggs al suo fianco iniziava la sua conquista. Un processo che non lo portò solo ad essere uno degli MC più potenti in circolazione ma anche una pop star capace di prendersi il mainstream con l’ambizioso piano di uscire con un progetto di qualità ogni anno.
Mentre Jay si affermò come il rapper più produttivo del momento, l’entourage al suo fianco composto da colleghi fidati e amici di infanzia era in continua ricerca di talenti capaci di riscrivere le regole.
The Dynasty: Roc La Familia, la compilation arrivata insieme al nuovo millennio non presentò al mondo solo la casta degli innumerevoli artisti Roc-A-Fella Records ma iniziava due relazioni fondamentali per Jay-Z. Just Blaze e Kanye West donarono a quel progetto I momenti più grandi mentre la hit prodotta da dei giovanissimi Neptunes I Just Wanna Love U (Give It 2 Me) irrompeva tra le onde radio del mondo.
Il primo passo falso per Jay fu legale e di natura impulsiva, le voci parlavano di un interno Lance ‘Un’ Rivera che aveva divulgato giorni prima dell’uscita Vol. 3…Life and Times of S. Carter. Voci che si fecero talmente insistenti da condizionare Hova fino a portarlo ad aggredire violentemente l’individuo al party di lancio di Amplified, primo disco solista di Q-Tip.
Nonostante l’episodio fu argomentato da Jay in persona in The Dynasty, era solo l’inizio dei problemi per l’artista che stava entrando anche nel bel mezzo di una delle beef più celebri della storia della cultura Hip-Hop. Questo non fermò Jay-Z ma lo spinse ad alzare l’asticella. Una beef con artisti del calibro di Nas e Mobb Deep era l’ideale per accendere il più caldo dei fuochi dentro Jay-Z.
Lo storico Summer Jam del 2001 fu il primo passo verso The Blueprint di Jay-Z. Debuttando acapella i primi versi di Takeover, Jay mostrò a tutti che la sua musica ancora una volta era rivolta a catturare i momenti della sua vita, le continue uscite annuali non erano solo un modo per monopolizzare il mercato ma anche per bilanciare la quantità incredibile di strofe e musica di qualità registrata dal rapper dei Marcy Projects.
Il momento perfetto nel luogo ideale
The Blueprint rimane ancora oggi un miracolo distinto da altri pesi massimi del genere per la velocità e l’ineguagliabile modo in cui tutto accadde al posto giusto e al momento giusto. Jay sapeva di essere circondato da produttori capaci di riscrivere le regole del gioco in strada e in classifica e ne approfittò senza pensarci due volte.
Nei Baseline Studios e nei Manhattan Center Studios due giovanissimi talenti, Just Blaze e Kanye West tornavano a produrre, questa volta non solo per avere un posto nella nuova grande uscita della loro label ma per dimostrare al mondo chi era il più grande.
Un vero e proprio VERZUZ tra produttori in cui Jay-Z si trovava nella posizione migliore, nel mezzo. Mentre Just e Kanye si lanciavano occhiate di sfida e ispirazione, produttori come Bink e Timbaland solidificavano il loro posto nel nuovo The Blueprint.
Jay registrò le prime 7 tracce del disco in una sola settimana, sfoggiando dinanzi ai talenti in studio con lui la sua innaturale capacità di dipingere scenari lirici senza alcun bisogno di una penna. Non era una novità ma ciò che scosse increduli tutti era l’efficienza e la maniera in cui stavolta ogni take era oro, brani essenziali posizionati immediatamente nella storica tracklist.
Come detto prima, The Blueprint è la manifestazione del concetto di tempo e spazio perfettamente sincronizzati dato che una grande parte dei beat non era neanche stata creata con Hova in mente. Kanye voleva un posto nella discografia di DMX e Heart Of The City (Ain’t No Love) doveva essere la sua porta d’ingresso mentre Jigga That N*** era per MC Lyte e questi sono solo due esempi. All’epoca la Roc-A-Fella lavorava come una catena di montaggio con priorità assoluta la qualità del prodotto a prescindere dall’artista.
A causa (o grazie) del fiume senza fine che era l’ispirazione di Jay-Z, molti artisti con in mano alcuni dei beat confezionati dai produttori non riuscirono a finire i propri brani dato che Jigga costruiva continui schemi lirici e trattava ogni beat come se fosse sempre stato la colonna sonora della sua vita fino a quel momento.
Il primo singolo Izzo era anche nelle mani di Cam’Ron ma sappiamo come è andata a finire…
Izzo e il modo in cui venne presentata al mondo era il più grande segnale dell’arrivo di qualcosa di unico all’orizzonte. Grazie alla gestione in-house della sua label, Jay non perse tempo e presentò il singolo ai BET Awards il 19 giugno 2001. Chiunque notò come Kanye West campionò maestosamente il sample dei Jackson 5, ma la spinta più grande fu l’ospite a sorpresa che arrivò allo storico Summer Jam subito dopo la seconda performance di Izzo, Michael Jackson.
La Pop star più famosa della storia in un momento unico, come un passaggio di torcia futuristico a quelli che avrebbero governato l’industria musicale negli anni a venire: i rapper.
Oltre che ad essere un grande progetto musicale, The Blueprint ricorda una breve ma intensa era nella carriera di Jay-Z, un momento in cui il rapper affrontava le prime difficoltà dell’industria musicale e dello stardom, senza mai però perdere se stesso.
C’era un altro artista, tanto diverso quanto simile in termini di talento oltre le righe. Eminem era ancora un MC fresco ed aveva già fermato il mondo con due release. L’ego di Jay-Z è sempre stato un organo a sé, ma quando si trattava di fare omaggio (a Slick Rick con The Ruler’s Back per ex.) o di riconoscere e studiare la scena era impeccabile. Con un brano già pronto per Slim Shady, Jay contattò Eminem proponendogli di registrare la sua parte con una terribile deadline. Registrare all’ultimo momento non è mai stata un’opzione per Em così l’MC di Detroit contropropose un brano precedentemente prodotto e registrato da lui ma mai rilasciato ufficialmente.
Renegade era la ciliegina sulla torta più maestosa del mondo, un brano originario del progetto Bad Meets Evil in lavorazione precedentemente per Rock City, il primo album di Royce Da 5’9’’.
Con consenso di Royce, Em tolse ogni riferimento al collega MC inviando il tutto a Jay. Un modus operandi completamente inedito per Jay-Z che riempì gli spazi lasciati da 5’9’’ con delle strofe specchio dell’incredibile lavoro di Shady. Em con la sua penna vedeva il mondo reagire alla sua musica dal punto di vista di un ragazzo bianco di Detroit, Jay dava poesia alla sua voce con introspezione e storytelling.
Nonostante sia divenuta storica grazie a Ether, spesso ci si sofferma a pensare solo alle ragioni per cui questo brano rimane ancora oggi leggenda e queste ragioni sono spesso sbagliate. Sia Eminem che Jay-Z hanno dato il meglio di entrambi i mondi, differenti ma che orbitano intorno allo stesso sole: la musica Rap.
The Blueprint chiudeva il suo show esattamente come lo chiudeva Vol.1, una title track personale in cui Jay ricorda di come tutto è iniziato. Il quinto album in studio di Jay-Z arrivava l’11 settembre 2001, un giorno stampato nelle memorie e nelle cicatrici del mondo, un ricordo che non se ne andrà mai a causa dei numerosi attentati che colpirono gli Stati Uniti ma che danneggiarono maggiormente proprio la skyline di Hova.
Un’amara coincidenza che sorprendentemente non fermò The Blueprint dal raggiungere i risultati sperati culturalmente e economicamente. L’impegno di Jay-Z nei mesi e anni a seguire per sostenere le vittime dei tremendi atti dà dimostrazione di un artista che sa quando mettere da parte il suo ego in studio e lasciar brillare chi merita e che nella vita è capace di bilanciare ciò che succede fuori dal suo studio con quello che è capace di creare dietro al microfono.
A 20 anni dalla sua uscita The Blueprint di Jay-Z rimane nelle posizioni più alte dei più grandi momenti musicali, un album progettato in un tempo di cui è stato fatto valore di ogni millisecondo. Ricco di collaborazioni nascoste (vocals di MJ, Kanye) con un’anima vecchia ma un corpo futuristico, ancora oggi questo disco ispira chi punta a creare non solo un album musicale ma una carriera.