Sono i primi giorni di agosto del 2022, e a Lido Adriano, Ravenna, si sta svolgendo l’8°edizione dell’Under Fest, un festival hip hop che celebra lo spirito e l’artisticità dello scenario underground del genere: l’headliner della serata è Inoki, uno degli artisti italiani che più si è impegnato nella sua carriera a perseverare nella manifestazione autentica della cultura hip hop in Italia, anche scontrandosi con enormi palcoscenici che non gli hanno permesso di trasmettere a pieno volume certi messaggi “scomodi” della sua musica.
Abbiamo avuto l’opportunità di fargli un’intervista dopo il live. Tra acclamazioni e polemiche è sicuramente una delle facce più iconiche rappresentanti il rap in Italia e la sua esibizione all’Under Fest lo ha sicuramente ricordato.
Nell’intervista Inoki ha trasmesso a volume alto la sua volontà di continuare a massimo impegno il suo percorso, parlandoci dei suoi lavori del passato e dei suoi progetti per il futuro.
L’esibizione all’Under Fest 8
Sul palcoscenico bardato dalla mosca, logo-manifesto dell’Under Fest, aprono la serata Gabs e Sandro Su, riscaldando il pubblico a dovere con delle buone performance. Tra i vari brani spicca la performance di Sandro Su col suo brano Panopticon.
In successiva arriva pronto per la sua esibizione Inoki, salendo sul palco con una canotta Mamba, e iniziando il live con la sponda più recente della sua discografia, ossia il suo ultimo disco Medioego.
Il pubblico accoglie i brani più recenti in modo discreto, ma il momento in cui esplode veramente è quando l’artista inizia a esibirsi coi suoi classici del passato, da Giorno e notte, a Bolo By Night a Nuove Leve. Supportato durante l’esibizione dalla cantante Cleo, del gruppo Bambole di pezza, per le parti cantate di svariati brani, tra cui Ispirazione, offrendo un’esibizione vocale stupenda.
Il live viene chiuso con Non mi avrete mai, ed un piccolo bonus in cui tutti gli artisti esibitosi si uniscono per un freestyle.
L’intervista a Inoki
Arrivo nel backstage, facendomi spazio tra una ventina di fan accaniti sulle transenne ed entro nello stanzino di Inoki, dove il rapper è seduto e sta chiedendo ai membri del suo team come sia andato il live.
Tempo di sedermi e di pensare al volo a qualche domanda, Ness si accende una sigaretta e scherza: «speriamo di non dire cagate».
Innanzitutto ti ringrazio Fabiano per questo live perché mi ha emozionato, hai spaccato. Mi ha fatto piacere tu abbia fatto il pezzo Pagine Bianche, che racconta una storia che sento molto vicina a me. É contenuta in Fabiano detto Inoki, che a mio parere è il disco migliore che hai fatto: ti va di dirmi cosa ne pensi di quel disco oppure una memoria che hai a riguardo?
«Grazie, è l’album che mi ha rappresentato di più. L’ho scritto in un periodo in cui ero veramente tanto, tanto, tanto in hype. Non c’erano ancora i telefoni, non c’era niente. Era un periodo diverso fatto di cose reali, di strada, di passaparola, di piazza in piazza, e quel disco ha girato veramente in strada, non grazie a pubblicità, ma solo grazie all’amore che c’è stato da parte della strada, perché l’ha rappresentata alla grande»
Hai detto durante il live che il pezzo che ti ha rovinato la vita è stato Il mio Paese se ne frega. Tu credi che se oggi avessi di nuovo l’opportunità di portare ad un palcoscenico così grande la stessa canzone, il risultato sarebbe lo stesso o sarebbe più facile aprire certe porte?
«Non lo so, in quel momento quando è uscita io ci credevo tanto, la sentivo tanto. É stata quella che ho usato per farmi conoscere. Nel momento in cui ho avuto più luci sopra ho voluto rappare quel pezzo, però le radio non me l’hanno passato e ho subito un bel boicottaggio importante, però sono fiero di aver fatto questo perché il mio carattere è ribelle ed è così. Adesso io non so come reagirebbe la gente, però io oggi scriverei un’altra cosa. Credo la reazione sarebbe la stessa, la radio non la passerebbe, perché quando dici la verità fa sempre un po’ paura.»
Credi che il messaggio di quella canzone sia ancora contemporaneo?
«Certo, io cerco di scrivere canzoni che non abbiano tempo, quella lì c’è riuscita più di altre. Spero che possa arrivare a più gente possibile a prescindere dalle pubblicità ecc.»
Se tornassi indietro lo rifaresti?
«Sì, ma indietro non si torna. Bisogna andare avanti e fare qualcos’altro»
Qual è il tuo progetto tra i tuoi che senti più vicino al tuo cuore?
«Ogni volta cambia, ogni giorno cambia. In realtà adesso è il disco che deve ancora uscire. Il disco che scrivo in quel momento è quello che sento di più in quel momento, fra»
Provo a strapparti uno spoiler: come si chiama il disco che deve uscire?
«Eh non te lo posso ancora svelare…»
Il mio pezzo preferito tuo è Ho visto. Dove racconti questa tua vita da nomade che fa anche da filo conduttore nella tua discografia. Tu che hai viaggiato così tanto, e che hai vissuto così tanto l’hip hop rappresentandolo nelle sue radici underground in Italia, qual è una caratteristica dell’hip hop in Italia che hai visto che è unica?
«Che domandone fra. Beh, siamo unici ad essere dei caciaroni. Siamo veramente particolari nell’essere disorganizzati, nell’essere dei furbacchioni. Questo te lo dico a livello lavorativo di hip hop. A livello di hip hop come spirito siamo unici perché veramente ci mettiamo un sacco di cuore. Il cuore che mettiamo noi l’ho visto in pochi posti»
Ti riferisci all’underground?
«Sì sì. all’underground, alle crew, e a come viviamo noi l’hip hop, di quanto ci teniamo. Perché alla fine ci teniamo un sacco.»
Cos’hai in serbo per il futuro?
«I miei progetti, continuare a fare i live, crescere sempre nella musica, superare le mie sfide personali con me stesso, cioè riuscire ad essere ogni volta un po’ meglio, sul palco, in studio, o come uomo.»
In questa intervista è trasparso un Inoki che non molla le sue ambizioni, anzi le usa come benzina per continuare il suo percorso, con un nuovo disco con una data di uscita non troppo lontana, e tanta voglia di continuare a traghettare il suo messaggio e l’hip hop con la sua musica, tra dischi e palchi.