È disponibile sulle principali piattaforme di streaming Pornostar, il nuovo album ufficiale di Gionni Gioielli ricco di barre e ospiti.
Ci stiamo ormai avvicinando alla fine del 2019 e in questi ultimi anni, chiunque abbia ascoltato attentamente le varie uscite che la musica rap – italiana e internazionale – ci ha offerto con sempre più costanza, avrà notato una trasformazione del genere su larga scala. Mi riferisco ai ritornelli cantati maggiormente presenti, alle influenze di altri generi musicali o all’uniformità verso suoni comuni negli artisti che piacciono al grande pubblico.
Ascoltando Pornostar di Gionni Gioielli mi sono soffermato un attimo sul primo aspetto, la parte cantata direttamente dai rapper, per il semplice fatto che all’interno di questo album non ce ne è affatto – se non nella traccia Liya Silver in collaborazione con Franco 126 – e mi è venuto da dire: finalmente. Sia chiaro, non sono contro questo aspetto, anzi, però avere una presenza maggiore di dischi 100% rap non può che fare bene all’ambiente. Come diceva Dani Faiv in Uma Thurman Freestyle: “Se volevo sentir cantare ascoltavo un altro genere“, una barra che sintetizza perfettamente il mio pensiero (perdonami Gionni se il riferimento preso non ti aggrada).
Gioielli è un MC anticonvenzionale, che vive di barre, fotta e punchline lanciate senza alcun pelo sulla lingua: ce lo ha dimostrato più volte in passato – vedi ad esempio Young Bettino Story – e lo ha fatto un’altra volta con Pornostar, disponibile in ascolto da venerdì 8 novembre.
Con un bellissimo artwork realizzato dall’amico e collega Blo/B, il disco si presenta con quindici tracce, ognuna delle quali intitolata a pornostar o addetti al settore a luci rosse e presentate singolarmente nelle scorse settimane con un’apposita grafica condivisa sul profilo Instagram del rapper.
In questo progetto Gioelli non è però da solo, ma ha chiamato con sé alcuni punchliner di livello della scena nostrana: troviamo Danno in Ron Jeremy, Egreen in Gabbie Carter, Blo/B in Janice Griffith, Nex Cassel e Gionni Grano in Bonnie Rotten, oltre ad Armani Doc e al già citato Franco.
Fin dal primo ascolto Pornostar di Gionni Gioielli ci ha colpito parecchio, per svariati motivi: dal suo essere diretto alle strumentali spaziali autoprodotte, passando per l’influenza Griselda, l’ottima performance degli ospiti chiamati in causa e molti altri aspetti che vi invitiamo a scoprire di persona cliccando play qua sotto.
“Dicono che scrivo solo m*rda
Ma io faccio rap, mica sono una buona penna
La matriciana è una buona penna
Figli di p*ttana sono una leggenda!”
Foto di Fabio Zito.