Annunciato ormai tre anni fa, Entergalactic è arrivato sia sui servizi streaming sia su Netflix. Un progetto con cui Kid Cudi ambisce ad alzare l’asticella sulla concezione del visual album.
Entergalactic mostra il lato artistico di Kid Cudi a 360 gradi
C’è stato un momento in cui l’argomento “amore” era un free ticket per ogni forma di media volesse calamitare il pubblico. Oggi tra i se e i ma caotici che ci circondano anche ciò che davamo per scontato viene riletto e proiettato per assicurarsi la posizione sociale giusta.
Entergalactic, l’ultima fatica creativa di Kid Cudi entra da due porte, quella della musica e quella dei servizi video streaming per riprendere il tema più antico al mondo e riproporcelo nella sua forma più pura e semplice.
Concepito come primo album solista dal suo dirompente ritorno nel 2019, Cudi ha scritto Entergalactic prima ancora di Man On The Moon III e prima che Mr. Rager fosse richiamato in causa mentre tutti noi eravamo bloccati nelle nostre case e menti.
L’ambiziosa doppia portata di Entergalactic entra nelle nostre vite presentandoci Jabari, un personaggio fittizio appena inseritosi nel caos di New York City e pronto a iniziare una nuova vita. Lo “speciale” d’animazione di Kid Cudi è stato realizzato con lo scopo di portare avanti il concetto di visual album e porre in entrambi i lati lo stesso peso qualitativo e significativo.
Mentre l’incredibile animazione e i talentuosi doppiatori dello speciale pongono Entergalactic tra le migliori uscite di Netflix nel 2022, l’album di Cudi ci riporta un passo indietro rispetto al terzo capitolo di Man On The Moon.
Uno sguardo al panorama sonoro che ha reso Mr. Rager uno degli artisti più apprezzati e influenti degli ultimi anni. La sperimentazione che poneva The Chosen in bilico tra l’”indie trap” che lui stesso ha influenzato e le oscure atmosfere di Rager dovevano ancora essere concepite durante le session di Entergalactic. Questo permette ai fan di assaporare un capitolo inedito nella discografia di Cudi seppur non completamente aggiornato dal punto di vista artistico.
La musica di Entergalactic è carica della stessa sensibilità melodica che regna in Kids See Ghost ma fa un passo indietro per lasciare spazio all’inedita controparte visiva. Un concept album il cui protagonista assoluto è l’amore o meglio l’idea di quest’ultimo che Cudi ha dipinto nella sua mente negli ultimi anni.
Entergalactic è una fantasia. È ciò che vorrei avere. Vivo una vita molto solitaria, ma ho speranza che un giorno troverò qualcuno – Kid Cudi
Che siano le vicende di Jabari o i testi di New Mode e Willing To Trust, in Entergalactic l’amore è rappresentato come uno strumento essenziale per la riscoperta di sé stessi.
Un argomento tanto caro a Cudi che qui viene espresso non in canzoni ad alto tasso di introspettività ma attraverso la storia di qualcun altro elevando la penna di Cudi oltre la sfera autobiografica.
L’album non esclude banger o momenti chiaramente catturati prima del concepimento del visual, Do What I Want è letteralmente un precursore di MOTM3 e primo brano registrato da Cudi con Take a Daytrip mentre Maybe So ci regala esattamente ciò che mancava nel precedente album col suo orchestrale outro.
Entergalactic mira a catturare il desiderio, il sogno e la condivisione non forzandosi di scansare certi cliché ma assorbendoli spudoratamente per presentarli in chiave contemporanea e artistica. Questo può essere detto sia per il lavoro di Kenya Barris sia per quello di Kid Cudi, che in sintonia hanno sicuramente segnato un punto di svolta nella conversazione tra musica e visual.
La dedica.
L’influenza di Virgil Abloh continua con Entergalactic.
Nel corso della realizzazione dello speciale Virgil è stato coinvolto in aiuto del amico Kid Cudi. Questo ha permesso di portare i visuals ad un livello ancora superiore grazie ai molteplici, complessi e fantastici design e stili adottati dai vari personaggi di Entergalactic. L’opera di Kid Cudi e Kenya Barris rappresenta uno degli ultimi sforzi artistici compiuti da Virgil prima della sua tragica scomparsa.
L’intera opera è stata dedicata a Virgil Abloh.