A distanza di pochi giorni dal suo nuovo album, siamo riusciti a realizzare un’intervista con Tredici Pietro per farci raccontare alcuni retroscena di Solito Posto, Soliti Guai.
Dalla scelta di aggiungere solo tre inediti al progetto iniziale, al legame profondo con Bologna: leggi la nostra intervista a Tredici Pietro per scoprire tutti questi particolari.
Tredici Pietro chiude un cerchio con Solito Posto, Soliti Guai – Intervista
Ciao Pietro, ti chiedo subito come stai vivendo questi momenti dopo l’uscita del disco e che impressione hai avuto dai primi feedback.
«Me la sto godendo, c’è chi non aveva capito che questi erano due Ep e sta rompendo il cazzo, mi dispiace che non sia arrivata questa nozione. Per il resto grandi feedback, presa bene. Finalmente siamo riusciti a realizzare un progetto fisico e darlo alla gente e a fare anche anche degli instore, tra cui uno a Bolo»
Come mai questa scelta di inserire tre inediti, o meglio, di unire due EP di cui uno già edito?
«Non avendo mai fatto un progetto fisico, la mia idea era quella di fare uscire i due Ep precedenti. Poi siamo arrivati a fare solo X Questa Notte più i nuovi singoli con l’idea di riuscire a raccogliere la musica vecchia, dando però anche della roba nuova»
Questo progetto rappresenta la chiusura di un cerchio?
«Per me in qualche modo sancisce una ripartenza: l’EP che avevo fatto uscire lo scorso anno era stato scritto in quarantena, quindi eravamo messi come eravamo messi: stavo in studio con Andry The Hitmaker senza sapere se ci sarebbe stato un live, cosa che poi per fortuna è accaduta. Ho voluto comunque pubblicare musica in un periodo buio come quello perché era una cosa doverosa anche se non c’era la prospettiva e non si sapeva cosa sarebbe potuto succedere. Quest’anno, poi, con questi tre nuovi brani, siamo riusciti a dare una seconda faccia al progetto. Immagina uno che scrive un EP a dicembre 2020, e da marzo era, come tutti, chiuso in casa, in oblio; tutto quello che facevo non mi piaceva. Con Solito Posto, Soliti Guai metto la bandierina sotto l’aspetto tangibile della musica»
Quanto è stata importante la tua comitiva per la realizzazione di questo disco dato che compaiono anche nella cover del progetto?
«Importantissimi, anche considerando che li vedo meno perché mi sono trasferito a Milano durante la quarantena del 2020, e torno a Bologna una volta al mese. In qualche modo sono la mia voce, quello che dico lo dico al posto loro, e se a loro sta sul cazzo quello che ho fatto significa che ho sbagliato…per fortuna approvano»
Lo scorso anno tutte le produzioni erano state affidate a Andry the Hitmaker, quest’anno invece ti sei ritrovato a collaborare con DJ 2P, JVLI e Peppe Amore. Com’è andato questo cambio di rotta?
«Sia con JVLi che con 2P era la prima volta che lavoravamo, abbiamo organizzato delle sessioni e da subito sono uscite queste tracce. Con Peppe, invece, sono amico da anni. Mi sono trovato benissimo con tutti e posso già dire usciranno altre cose prodotte da loro. Sono bravi ragazzi, oltre che bravissimi artisti»
Recentemente hai detto di esserti messo a lavoro per il nuovo disco: è realmente così?
«Deve uscire un’altra traccia tra poco e prima dell’estate forse anche qualcos’altro. Comunque tra settembre e ottobre avremo nuova musica. Questo progetto, in realtà, serviva più a me, era importante avere un cd a casa che in qualche modo certificasse che adesso lo faccio per davvero e posso toccare questa roba con mano»
Attualmente qual è il tuo rapporto con Bologna?
«Io sto meglio a Bolo, anche se a Milano sto bene, ho la mia vita e mi ci sono trasferito perché stavo ormai quattro giorni la settimana lì. A Milano c’è tutto: gli studi, l’etichetta, i manager, le persone creative…quindi a una certa mi sono spostato. Capisco Luis Sal che rimane a Bologna, ma lui realizza video, è diverso, e ogni volta che lo vedo ed esce fuori questo discorso io ci rimango su. Nonostante tutto ciò, nella mia musica c’è più Bologna che Milano. Ieri, ad esempio, sono tornato in quartiere, e c’era un ragazzino che mi fa: “Cazzo tu sei del blocco e non ti si vede mai qui”, gli ho dovuto spiegare che ogni tanto ritorno, perché vivo in un quartiere periferico che sta fuori Bologna. Alla fine me lo dicono tutti che non sono mai a Bologna ma io ci tengo a precisarlo che una volta al mese torno e spero al più presto di tornarci anche a vivere»
Qual è adesso il tuo rapporto con il rap? Dato che sei entrato nella scena con Pizza e Fichi, singolo da ben altre sonorità, pensi che ora sia cambiato qualcosa?
«No, per quanto riguarda me e la mia visione, non è cambiato molto, è cambiato per gli altri nei miei confronti. Sono sono partito da una roba molto catchy, con la quale siamo riusciti a fare i primi milioni di visualizzazioni e senza spendere un euro e ci siamo preparati in corso d’opera. Con il primo EP Assurdo, paradossalmente, ho fatto un passo indietro rispetto alle altre robe più frivole. Era più una cosa del tipo “pubblichiamo questi pezzi che abbiamo” così da creare un repertorio per poi spostarci su altro. L’importante comunque è che la musica sia credibile, per me lo era già»
Questo progetto è stato studiato anche per essere portato in live?
«Assolutamente. Una volta che sono andato a portare live il progetto mi sono reso conto di un gap, colmato poi con le tracce nuove. Tracce diverse che hanno rispettivamente tre funzioni diverse all’interno del live; mancavano e sono sicuro che siano state scritte apposta»
A quale traccia all’interno del disco ti senti più legato emotivamente e quali altri pezzi più recenti preferisci?
«Probabilmente Dall’alto, ci sono proprio affezionato. La traccia che mi piace di più, invece, per anche un discorso di recente vita, è Fumo pensando a Te, pezzo che ha ritmiche garage, roba su cui mi sto direzionando. Se fossero uscite al contrario, probabilmente non sarebbe così. É normale che uno si innamori delle cose nuove e si stanchi di quelle vecchie»
Andiamo fuori tema per l’ultima domanda: ti ci vedresti a Sanremo?
«Si, però, Gianni ha fatto bene l’anno scorso, quindi adesso calma perché sembrerebbe una cosa forzata. Magari si potrebbe pensare che l’anno scorso c’era Gianni e quest’anno Pietro perché ha fatto una chiamata e ha risolto tutto. Sicuramente ci vorrà più tempo artistico per me ma è di certo un veicolo per far arrivare la musica al grande pubblico. Ora come ora Sanremo mi sembra interessante ma non è una priorità, pare anche un bel luogo negli ultimi anni dove vi è sempre più musica di qualità, o meglio, musica legata alla nostra generazione, quindi è figo rispetto a prima che risultava essere una mezza chiavica»
Ringraziamo Tredici Pietro per il tempo che ci ha dedicato, detto questo non vi resta che ascoltare Solito Posto, Soliti Guai.