Un giro nelle principali città italiane che hanno fatto la storia del rap: dopo Bologna, Genova e Napoli, continuiamo con Torino, capoluogo di Piemonte e ricchissimo di esponenti storici della scena, cosa che forse non tutti si ricordano.
Un po’ di storia del rap a Torino
Per comprendere chi e come ha fatto la storia del rap di Torino, affronteremo di seguito in maniera sintetica i seguenti:
- Gli anni Novanta e i primi Duemila
- La forza dei One Mic
- Chi da Torino è diventato una popstar (o quasi)
- Le nuove leve del rap torinese
Sfruttate questa serie di articoli come una sorta di bigino, dato che chiaramente la storia non è tutta qui: acquistate i dischi oppure utilizzate Spotify, YouTube e simili per approfondire ancora di più.
Una delle prime voci da recuperare se si vuole approfondire la storia dell’hip-hop torinese è quella di Carri D, vera e propria leggenda del rap italiano il cui mito è legato alle sue poche strofe presenti in dischi che hanno fatto la storia come SxM dei Sangue Misto, Rapadopa di DJ Gruff, Neffa & i Messageri della Dopa e 107 elementi di Neffa.
Artista molto vicino a lei è stata quella di Gruff, turntablist, DJ, beatmaker, rapper e produttore che ha contribuito a creare dei veri e propri capolavori dell’hip hop anni Novanta. Nato in Sardegna, ha vissuto diversi anni a Torino, città che gli ha permesso di collaborare con uno storico collettivo locale, i The Place To Be, formato assieme proprio a Carri D e a un altra leggenda dell’hip hop torinese: Next One.
Maurizio Cannavò – questo è il nome all’anagrafe di Next One – è una delle figure che qui da noi maggiormente incarna lo spirito hip hop. Nel corso della sua carriera ha infatti prodotto beat, fatto il dj e soprattutto portato in alto il nome della breakdance italiana. Memorabili sono la vittoria al Break-Dance World Championships nel 1985 e l’entrata a far parte della Universal Zulu Nation del maestro Afrika Bambaataa che, ammaliato dalle sue skills, decise di portarlo con sé durante uno dei suoi primi tour in Italia.
Altro gruppo portato avanti da Next One è quello insieme a due macigni del rap torinese: Maury B e Lefstide. Per gli amanti del genere, da recuperare in qualche modo Dritto Al Cuore, il primo album dei The Next Diffusion – questo il nome del gruppo – e con all’interno GURU e lo stesso Bambaataa.
Negli anni Novanta hanno mosso i loro primi passi il veterano Principe, uno dei discjokey più apprezzati dello stivale – Dj Double S – e un altro nome da segnare in rosso quando si parla delle più forti rapper rap italiano. Ci riferiamo a Sab Sista, molto attiva verso la fine dello scorso millennio con l’Area Cronica di Tormento e con i Lyricalz, un altro duo torinese che ha contribuito a fare la storia.
Sempre gli anni Novanta hanno segnato l’inizio della carriera di Rula e Sly che, sotto il nome di ATPC, hanno dato vita ad alcuni classici del rap di quegli anni anni e dei primi Duemila. Nonostante ora non siano più di tanto attivi, a Torino rimane come punto di riferimento dello streetwear e della urban culture ATIPICI, il negozio aperto nel 2003 da Rula.
Un altro duo iconico del rap torinese di quegli anni sono i Duplici, in particolare per il loro album Schiena Contro Schiena, considerato da molti una pietra miliare del genere.
Altra figura da menzionare della cosiddetta “vecchia scuola” torinese è infine Kiffa, in particolare per le sue spiccate doti da freestyler. Son storia la sua sfida con Ensi oppure quella con Fabri Fibra alla finale del Mortal Kombat del 2001:
La forza dei One Mic
Chi mastica hip-hop se pensa al rap made in TO facilmente ha in testa un nome: One Mic.
Rayden e i fratelli Raige ed Ensi hanno scritto pagine e pagine di storia del rap italiano, sia insieme che come solisti. I loro primi dischi sono considerati culto, a partire dal brano Chi Paga incluso nel loro primo demo, passando per il classico Sotto La Cintura del 2005 e per i loro esordi da solisti: C.A.L.M.A., Tora-Ki e Vendetta.
Questi tre MC – Rayden aka Faccia D’Angelo è stato anche un ottimo producer – nel corso delle loro carriere sono stati in grado di realizzare del rap straordinario. Barre scritte con attenzione meticolosa, argomenti real capaci di far immedesimare ragazzi della loro generazione e non solo, punchline sempre andate a segno: sono solo alcuni dei punti di forza di questo trio che in molti speravano potessero offrire di più alla scena.
Purtroppo dopo quel prolifico 2011 in cui pubblicarono l’album Commerciale e l’EP Cane di Paglia, si son trovati sul beat poche volte insieme. Raige ha iniziato una carriera musicale differente, Rayden ha quasi del tutto appeso il microfono al chiodo ed Ensi, per nostra fortuna, continua a spingere forte, rimanendo di anno in anno il rappresentante di spicco del “Torino State Of Mind”:
Chi da Torino è diventato una popstar (o quasi)
Torino è una città ricchissima di storia. C’è la Mole Antonelliana che svetta, la Sacra Sindone conservata nel Duomo che attira turisti da tutto il mondo, ma c’è anche un passato non proprio semplice portato sul grande schermo prima dal film Torino Violenta – centrato sui problemi causati dalla presenza tossica in città della ‘Ndrangheta e del clan dei catanesi – e poi dai più giovani e multietnici Torino Boys, pellicola di cui vi consigliamo di recuperare anche la colonna sonora curata da Neffa.
Dal capoluogo piemontese provengono però anche artisti che, da questo ambiente, sono diventanti delle pop-star a tutti gli effetti.
Il primo che ci viene in mente è Fred De Palma: partito dai contest di freestyle e dai Royal Rhymes – duo formato assieme a Dirty C – è entrato prima in Roccia Music, la label di Marracash, e poi piano piano è diventato il rappresentante di spicco del reggaeton italiano.
Lo stesso percorso – senza arrivare al reggaeton, ma forse ci ricordiamo male – lo ha fatto anche Shade, il quale, dopo aver lottato in numerosi contest, collaborato con il concittadino Rew, prestato la sua voce perfino per un episodio di South Park, ha sfornato successi discografici come Bene Ma Non Benissimo e Irraggiungibile.
Entrambi però preferiamo ricordarceli così:
Anche due delle rapper attualmente più conosciute della scena urban e mainstream sono legate a Torino:
- Chadia Rodriguez: nativa di Almería ma con tanti passati nel capoluogo piemontese, si è fatta conoscere grazie alla benedizione di pezzi da novanta come Big Fish e Jake La Furia e a brani capace sia di far ballare che di far discutere per i testi;
- Beba, torinese doc che con una gavetta fatta di singoli su singoli è arrivata a firmare per una major nel 2018, per cui ha pubblicato nell’ottobre del 2021 il suo primo album ufficiale, Crisalide.
Proprio all’interno di questo album c’è un altro artista molto valido della scena torinese, Willie Peyote, in grado di arrivare perfino a Sanremo nel 2021. Dal primo album Non è il mio genere, il genere umano al palco dell’Ariston, di strada e di musica valida (in studio e dal vivo) ne ha fatta: non vediamo l’ora di scoprire quale sarà la sua prossima mossa.
Le nuove (o quasi) leve del rap torinese
Se con FIAT sforna continuamente veicoli per il settore automotive, Torino per la scena urban lo fa con alcune nuove leve molto apprezzate negli ultimi anni, in particolare dai giovani.
Possiamo citare Boro Boro, Cicco Sanchez, Thai Smoke, Diss Gacha, il talentuoso producer Greg Willen e ovviamente Rosa Chemical, uno dei più eccentrici e talentuosi attualmente in giro, capace di far saltare tutti dalla sedia con hit come Polka, rivista poco dopo in una sorta di parte 2 in collaborazione con Ernia e Guè.
Come avete potuto vedere, Torino è una città ricca di storia e artisti che hanno dato o continuano a dare un grosso contributo al rap italiano, con tutte le sfumature che sta ormai prendendo.
Qui son nate etichette come La Suite Records e la Trumen Records e tanti esponenti di spicco della doppia h nostrana, a dimostrazione dell’importanza che questa città ha avuto e ha tuttora nella diffusione della cultura hip hop nel nostro Paese.
Grazie, Torino.
Testo inizialmente scritto per la Storify di BSMNT 105 e poi rivisto.