È passata una settimana dall’uscita del Caos portato su beat da Fabri Fibra nel suo nuovo album e di parole al riguardo se ne son già spese tantissime, all’interno di una recensione, di un semplice post o di interviste rilasciate qua e là.
Noi proveremo a considerarlo diversamente da quanto fatto finora, tenendo a mente che quello in questione è un album rap e, pertanto, lo tratteremo come tale.
Recensione del Caos rappato da Fabri Fibra
“Nelle corse cavalli basta mettere il musetto davanti, non c’è bisogno che vinci di 100, basta il muso davanti. Fotografia: corto muso“. Chi segue un po’ il calcio nostrano, in particolare la Juventus, conoscerà facilmente le parole appena riportate. Sono di Massimiliano Allegri, allenatore della squadra di Torino, dopo aver perso per 2 a 1 sul campo della non così temibile Spal.
Vincere di corto muso in gergo calcistico, quindi, significa battere l’avversario di poco, senza meritare sufficientemente il risultato ottenuto o, comunque, senza eccellere come dimostrato sul campo altre volte.
Ascoltando il decimo album in studio del rapper di Senigallia e leggendo i feedback rilasciati online da fan e critica ci siamo rivisti proprio in questa dinamica raccontata a modo suo dall’allenatore bianconero.
Proviamo a spiegare il perché affrontando questi punti:
Contenuti del Caos di Fabri Fibra
Iniziamo con l’aspetto più importante quando si parla di un album rap: i contenuti e le rime con cui vengono espressi.
Le caratteristiche che hanno sempre contraddistinto il rap di Fabri Fibra sono la capacità di veicolare un messaggio in maniera semplice e diretta, fregandosene talvolta delle conseguenze che alcune sue affermazioni potrebbero avere, anche a distanza di molti anni (vi ricordate il caos creatosi attorno alla sua presenza al concerto del Primo Maggio del 2013?)
L’aver abbandonato i tecnicismi dei tempi di Turbe Giovanili, lo ha fatto arrivare di disco in disco a un pubblico più ampio, entrando con ogni release in rotazione sia televisiva che radiofonica. Sono numerosi infatti i singoli d’oro e di platino che hanno risuonato in giro per l’Italia e sono tutti convinti che anche questa volta sarà così.
Ma cos’è che porterà e che sta tutt’ora portando nelle casse degli ascoltatori e sui palchi per il suo Caos Live Festival 2022?
Diciassette tracce che, dall’inizio alla fine, hanno tutte il potenziale di ottenere una certificazione e il fatto che sia difficile trovare preferenze unanimi nelle best track dei fan ne è appunto la prova. L’intera tracklist può funzionare, ma allo stesso tempo nessuna traccia sembra prevalere nettamente sull’altra
Fibra ai microfoni di RTL 102.5 ha detto: “Ho scelto questo nome perché per me scrivere è un modo per mettere ordine al mio disordine.”. Non possiamo sicuramente mettere becco sui benefici che per lui ha avuto realizzarlo, tuttavia questo caos lo si è visto solo parzialmente.
É percepibile nei dubbi di Liberi, nel consumismo elencato forse fin troppo meramente in El Diablo o nei temi trattati in Propaganda, ma poco o niente di più. Perfino nella title track questo caos non viene fuori, bensì ci troviamo a che fare con una traccia riuscitissima in cui Fibra, nella sua singola strofa, ci parla semplicemente di una relazione con una lei o con la stessa musica, come da lui confermato su Spotify nell’apprezzato format Fabri Fibra presenta Caos, the Enhanced Album.
In un periodo storico in cui il caos regna sovrano nella nostra società da almeno due anni, chi conosce la discografia del Fibroga forse si aspettava altro, un tentativo più concreto di dare voce alla gente stanca di aver giornalmente a che fare con pandemia, guerre, tensioni politiche e tanto altro ancora.
Ci troviamo invece un disco dove argomenti sulla carta più seri vengono trattati nelle tracce radiofoniche, ossia Stelle e Propaganda, a cui si aggiunge la già citata El Diablo che, considerato il tema, avrebbe potuto offrire qualcosina in più invece che barre del tipo “non dirmi che l’odio è più forte dell’amore, in fondo tutto ciò che nasce poi muore“.
Prendiamo un attimo come esempio Kid Cudi: lui ha spesso portato temi delicati all’interno di tracce dal potenziale commerciale enorme – vedi Day ‘n Night (Nightmare) e Pursuit of Happiness (Nightmare) – ma lo ha sempre fatto andando a fondo, non soffermandosi sulla superficie di ciò che voleva dire e i risultati si son visti, non solo discograficamente parlando.
Una penna e una testa come quella di Fabrizio Tarducci possono e devono fare di più, perché è anche da lui che passa l’opinione che l’italiano medio e la stampa generalista (e non solo?) hanno del rap italiano. Altrimenti, non avrebbe ottenuto quando da lui stesso detto:
Ok, vogliamo parlare un po’ di discografia?
Avevo il rap malato prima della pandemia
Dicevano che non avrei concluso una minchia
Peccato ho fatto pure il platino con Mr. Simpatia
Il peso della (non) comunicazione
Caos è stato annunciato l’1 marzo, 18 giorni prima della sua uscita. Molti si aspettavano un rilascio graduale di dettagli ma così non è stato. Fino al giorno dell’uscita le uniche informazioni che avevamo erano titolo, artwork curato da Mecna e data d’uscita. Nient’altro, ma comunque di più rispetto a Squallor, annunciato e pubblicato nello stesso giorno.
Questi pochi giorni di attesa hanno contribuito a far sbizzarrire la mente dei suoi fan: c’era chi si aspettava argomenti di un certo tipo, chi invece sonorità al passo con i tempi, chi poi voleva determinati featuring al suo interno oppure chi lo avrebbe preferito come l’unico protagonista sopra il beat.
Una scelta che ha fatto sì che che in questo breve periodo si accumulasse un hype smisurato e contenuti utili ad alimentarlo – come questo o quest’altro – portando più di 15 milioni di streaming su Spotify in meno di una settimana e stampa e media del settore focalizzate per giorni a ridosso della sua uscita.
Il velo di mistero è rimasto anche una volta pubblicato il disco, dato che non stati resi espliciti subito né il nome degli ospiti né quello dei produttori. E non possiamo che apprezzarne l’intento: sentire partire la strofa di Marracash senza alcun pre-annuncio è stata una sorpresa più che gradita. Peccato però che sia mancato quell’effetto sorpresa successivo, visto che eccetto le pop-star e Rose Villain sono tutti nomi con cui ha già collaborato in passato.
Anche a livello di strumentali è mancato quell’effetto wow che poteva partire da qualcosa di innovativo, invece abbiamo avuto dei (buoni) beat, alcuni diversi dagli standard di Fibra altri invece che su di lui sanno già di sentito. Vedi ad esempio Propaganda e Vip In Trip oppure Stelle e Pamplona: brani diversi sì, ma non troppo. Ci sono però note ampliamente positive, come il contributo di Ketama126 per la traccia con Marra oppure la presenza di Francesca Michielin come producer nella traccia in cui presta la voce per uno di quei ritornelli pop che tanto piacciono al rapper. Così come i graditissimi scratch di Dj Double S in Demo Nello Stereo, difficilmente presenti in dischi di questa caratura.
C’è poi anche un altro dato di fatto: Fabri Fibra è un rapper e rappa sempre, qualsiasi beat gli viene offerto lui lo usa per rapparci, spesso alla grande come in Outro (forse la migliore del disco). Ci tocca sottolinearlo, sì, perchè purtroppo non è così scontato al giorno d’oggi…
Questo è comunque il risultato di ciò che Fabri voleva fare e che alla sua nuova etichetta discografica e fan base non poteva che far piacere. Caos è un disco rap a disposizione di tutti, la cui comunicazione e promozione è solamente iniziata: staremo a vedere come si evolverà, tenendo anche conto dei numerosi brani scartati durante la fase di registrazione.
Per tirare le somme, ci viene quindi utile sfruttare la metafora calcistica di Massimiliano Allegri.
Fabri Fibra con Caos ha vinto e i risultati FIMI e dei live ce ne daranno la prova, ma per farlo ha dato vita a un disco che ci lascerà ancora per un po’ il sentore di occasione persa.
Stiamo parlando di uno dei rapper – se non IL rapper (in quella che dovrebbe essere la sua unica accezione) – più famosi in Italia e con delle conseguenti responsabilità quando tiene un microfono in mano, almeno per chi cerca di far capire che il rap in Italia può essere molto di più della hit radiofonica con un velato risvolto sociale.
Vincere senza convincere abbastanza. Fotografia. Corto muso. Questo secondo noi è Caos di Fabri Fibra.