Dopo due anni dalla prima intervista a Bresh, siamo tornati in Sony Music per chiacchierare con lui e fargli alcune domande in merito a Oro Blu, il suo nuovo album uscito nella giornata di ieri.
Oro Blu, come raccontato in dettaglio QUI, è un disco tanto riflessivo quanto spensierato, concepito in un periodo socialmente molto complesso e dopo le altissime aspettative generate dal successo di Che Io Mi Aiuti e di Angelina Jolie. Facciamoci raccontare, dunque, da Bresh, come sono stati questi due anni tra il primo e il nuovo album e i vari retroscena di questo progetto.
La nostra intervista a Bresh
Andrea ci suggeriva che Oro Blu sarebbe stato un album ancora più maturo rispetto a Che Io Mi Aiuti. Quanto senti di essere cresciuto artisticamente nell’ultimo periodo?
«Mi sento cresciuto abbastanza artisticamente ma soprattutto con l’aiuto di Shune. Siamo cresciuti insieme e abbiamo trovato un metodo; uno può essere bravo quanto vuole ma finchè non trova un produttore che lo capisce sarà sempre una roba a metà. Abbiamo fatto l’album in un anno e ci sentiamo più cresciuti, più fluidi.»
A proposito di Shune, volendo fare un paragone possiamo dire che lui te è quello che Charlie Charles è stato per Sfera Ebbasta?
«Beh si, è proprio quella roba lì tra rapper e produttore. Poi lui produce anche altre persone e non gli impedisco assolutamente di andare con altri, anzi, sa che non ho l’esclusiva, così come io magari vorrò fare pezzi su altri beat… Comunque quando uno trova il connubio rapper-produttore, va il doppio.»
Come mai la scelta di inserire Angelina Jolie e Caffè che temporalmente sono molto distanti come periodo di rilascio rispetto a quello dell’album?
«Questa cosa me l’hanno insegnata anche i big, ricordo che Marra aveva fatto lo stesso con un singolo rilasciato molto prima di Status; non voglio lasciare pezzi sparsi, l’ho già fatto in passato con i primi singoli e, ad oggi, credo che ogni cosa che farò uscire poi finirà in un album, anche per dare al fan un blocco temporale. Poi considera che li ho registrati in un periodo che rientra dentro la scrittura disco e, addirittura, la canzone con Francesca Michielin, per far capire meglio i tempi, l’ho registrata prima di Angelina Jolie.»
Parliamo dei featuring di Oro Blu: da una parte troviamo delle costanti, come Rkomi e Izi, dall’altra delle novità come Psicologi e Francesca Michielin, ecc… Quali di questi erano inevitabili per rappresentare meglio le rispettive canzoni e quali sono stati invece più casuali?
«Rkomi e Izi fanno parte della mia famiglia artistica e avevo due pezzi perfetti per loro. Invece gli Psicologi hanno un target più teenager che non rappresenta tanto me ma so che è importante che sia presente; mi piaceva averli anche per una stima musicale e il pezzo l’abbiamo fatto in una notte. Per quanto riguarda la Michielin, volevamo una voce femminile e lei era adatta, oltre che contenta di lavorare con noi. Massimo e Tony, poi, sono la parte più street e che nessuno si aspettava. Conosco Tony da anni e lo vedevo molto preso bene anche se non sembrava affine con me, e invece! É uscita una roba non forzata e mi piace molto. Con Massimo c’è stima reciproca, è una delle persone più vere della scena; ci siamo beccati in studio da Crookers e lui ha scritto per primo…è stato bello.»
Massimo Pericolo in Se Rinasco dice: “Se potessi fare un feat. lo farei con Bresh”. E tu? Ovviamente parliamo di collaborazioni mai realizzate prima e guardando anche alla scena internazionale.
«In Italia ovviamente con i big, sono cresciuto con Marra, Guè, Fibra, i Dogo, quindi direi loro. Internazionali invece, Meek Mill e Roddy Rich.»
Seppur lontano dalle catastrofi mondiali degli ultimi giorni, il disco è stato concepito in pandemia, periodo altrettanto tosto anche a livello psicologico: quanto questo evento ha influenzato la tua musica e le liriche?
«Sicuramente l’avrà influenzato, magari anche senza saperlo. Siamo tutti rimasti più a contatto con noi stessi e con i propri sentimenti, e io già ho questa tendenza di mio.»
Ti dico, però, che in questi giorni così pesanti, ascoltare il tuo disco è stato come prendere una boccata d’aria fresca. Era questo uno degli obiettivi del disco?
«Sì, portare un po’ di leggerezza e freschezza, anche se, sarà banale, scrivo le cose senza pensare che poi qualcuno le ascolterà. Il discorso comunque è quello di cercare di condividere per sentirsi più leggeri, se io condivido un dolore con te, è diviso a metà, e per me questo è leggerezza, nel senso di alleggerimento.»
Anche se ammetti di scrivere esclusivamente per te, penso sia inevitabile quando si realizza un progetto, riversarvi delle aspettative. Quali sono le tue per questo progetto in uscita?
«Guarda, le aspettative le hanno gli altri, io non so niente (ride, nrd). Spero che vada bene, che i fan si sentano coccolati e di riuscire a cantare insieme. Voglio davvero fare in modo che la gente canti insieme, un po’ quel canto popolare che non esiste più, trovare quei bei momenti di condivisione… Una cosa che ci tengo a dire è che quando ero piccolino pensavo: “sono convinto che finiremo a fare tutti gli stesse cose ma in maniera individuale“, ed è quello che poi è successo. Tutti fanno le stesse cose, ma separatamente. Quindi far cantare le canzoni insieme è un po’ l’obiettivo, risvegliare la collettività. »
Quest’estate ti ho visto a Brescia a Festa Radio Onda D’urto, posto noto per essere politicamente attivo per quanto non direttamente schierato. Assieme a te, si sono esibiti prima Giaime e poi Leon Faun, artisti che hanno comunque un certo seguito; ciò nonostante, l’accoglienza per te è stata ben più calorosa, sembrava fossero tutti venuti solo per te. Pur non potendo rispondere per il pubblico che era presente, secondo te come mai questa netta differenza? Il fatto di avere rime, passami il termine, più politiche come quelle di Rabbia Distillata può essere una motivazione?
«Sì, l’hai detto te, non ci avevo pensato a questa cosa ed effettivamente è vero. Risponderei che i miei fan sono legati a me anche per sensazioni più negative e per una vicinanza in generale, però aver centrato un’idea che tutti hanno ma magari non facile da spiegare può far dire “ok, sono con te”. Poi penso che i fan si siano accorti che sono rimasto me stesso nel corso degli anni, nonostante le contaminazioni e le influenze esterne, per me l’hanno ben percepito.»
Cosa metti del tuo percorso artistico nel tuo Svuotatasche, e cosa invece lasci andare?
«Tengo la voglia di non omologarsi, nonostante il suono sia arrivabile a tutti; butto via magari alcune decisioni sul marketing e sbagliare ad usare i social. Io sono abbastanza tecnologico ma non so come comunicarmi attraverso il telefono.»
Chiudiamo con una domanda un po’ nostalgica: cosa ti manca di più dei primi tempi della Drilliguria?
«Forse che eravamo più selvaggi. Tutti dalla Liguria trasferiti a Milano, la casa che sembrava un centro sociale… Mi manca l’essere pivellini, ma si è evoluto tutto nella maniera giusta.»
Ringraziamo Bresh per la disponibilità durante l’intervista e gli auguriamo il meglio per Oro Blu, il suo nuovo progetto!